Trump e i dazi: fu vera “arte degli affari”, oppure “arte del bluff”?
Anche prima dei dazi, Trump si è sempre considerato un maestro nell’arte degli affari, a tal punto da dedicare un intero libro, The Art of the Deal, pubblicato nel 1987, alle sue strategie vincenti nelle tratttive di business. I principi contenuti nel libro e quella stessa filosofia, affinata tra grattacieli e consigli di amministrazione, hanno […] L'articolo Trump e i dazi: fu vera “arte degli affari”, oppure “arte del bluff”? proviene da Economy Magazine.

Anche prima dei dazi, Trump si è sempre considerato un maestro nell’arte degli affari, a tal punto da dedicare un intero libro, The Art of the Deal, pubblicato nel 1987, alle sue strategie vincenti nelle tratttive di business. I principi contenuti nel libro e quella stessa filosofia, affinata tra grattacieli e consigli di amministrazione, hanno continuato a guidare le sue azioni durante la sua prima permanenza alla Casa Bianca per esplodere all’inizio del secondo mandato.
Trump tra arte degli affari e semplice bluff
Pochi giorni dopo il cosiddetto “Liberation Day”, Trump ha fatto una mossa a sorpresa: ha annunciato una riduzione temporanea delle tariffe su importazioni da 75 Paesi, portandole al 10%. Una decisione che, a prima vista, potrebbe sembrare un’ammissione di difficoltà. Ma c’è chi ipotizza l’opposto: che tutto facesse parte di un calcolo strategico.
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L’ex presidente potrebbe infatti aver giocato d’anticipo, imponendo inizialmente dazi pesanti con l’intento di destabilizzare i mercati e mettere sotto pressione gli alleati commerciali. Ora, la proposta di tariffe più contenute potrebbe apparire ragionevole, persino moderata, agli occhi degli investitori e delle controparti internazionali. L’impressione generale? “Se ci devono essere dazi, tanto vale che siano più bassi di quelli iniziali”.
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È ancora presto per stabilire se si sia trattato di una manovra accuratamente orchestrata o di un ripensamento forzato da pressioni esterne. Quel che è certo è che l’aura di negoziatore impassibile ne è uscita un po’ scalfita. Nonostante le dichiarazioni trionfali, secondo cui i leader stranieri erano pronti a tutto pur di ottenere un’intesa, l’Unione Europea stava preparando dazi di ritorsione e i mercati finanziari continuavano a vacillare.
Inoltre, le sue scelte economiche – tra annunci roboanti e continui aggiustamenti – hanno generato un senso diffuso di instabilità. Un’incertezza che non si dissolve con un semplice tweet o un post su Truth Social, perché si sa “i mercati non amano l’incertezza”.
Forse, se avesse davvero seguito alla lettera le regole d’oro del suo libro, Trump avrebbe aspettato che fossero gli altri a bussare alla sua porta per un compromesso. Invece, la mossa di alleggerire le tariffe prima del tempo potrebbe essere letta come un segnale di debolezza. O di strategia raffinata. Difficile dirlo, in un mondo dove la politica e il mondo degli affari (privati, soprattutto) si giocano anche sui social.
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