Le due partite di Conte. Tesse la trama unitaria. Ma sfida Schlein a sinistra

Il leader 5 Stelle guarda alla futura competizione per la premiership. E in Campania Fico rischia di finire stritolato nel confronto tra alleati.

Mag 4, 2025 - 05:18
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Le due partite di Conte. Tesse la trama unitaria. Ma sfida Schlein a sinistra

È sempre più Giuseppe Conte l’haute couturier del campo largo di centrosinistra. Come una rediviva Penelope, che non attende però di ricondividere il trono, con una mano l’ex premier tesse pazientemente la trama unitaria della coalizione in senso alla strategia dell’attenzione verso il Pd e con l’altra la disfa solertemente in nome della logica della competizione con Elly Schlein per la premiership di domani e ancor più di dopodomani. Pronto a sfidare la leader dem chiedendo primarie di coalizione che non dispera di vincere, specie se dal Pd spuntasse anche una candidatura riformista moderata, come Pina Picierno. Per poi magari accomodarsi alla guida di una Camera in caso di (improbabile) vittoria del centrosinistra o (appena meno improbabile) ripristino della consuetudine di concedere Montecitorio alle opposizioni. O magari per riproporsi come miglior competitor di Giorgia Meloni nel caso in cui la riforma del premierato, o semipresidenziale, entrasse in vigore nel corso della prossima legislatura e si ricorresse perciò a elezioni anticipate. Fantapolitica, biensûr. Ma mica tanto. L’avvocato del popolo resta infatti lo sfidante più accreditato e, per l’appunto, popolare.

Dall’indomani della trasformazione del movimento post-grillino (vedovo dell’ingegno telematico-populista di Gianroberto Casaleggio) in partito, Conte sta guidando i 5 Stelle a incalzare i dem proprio sui temi più identitari dei salari, dell’ambiente, della pace e della causa nazionale palestinese, che sta indignando le coscienze di sinistra e soprattutto giovanili (anche moderate e di destra) come neanche negli anni Settanta. La manifestazione del 5 aprile a Roma ha dato prova di una capacità di mobilitazione del movimento che in questo momento il Pd non è probabilmente in grado di uguagliare.

I 5 Stelle hanno scippato al Pd temi cruciali, a cominciare appunto dalla causa palestinese e dalla pace ‘senza se e senza ma’ in merito al conflitto russo-ucraino e della politica di riarmo europeo. E i sondaggi ne danno atto con indicazioni, pur lievi, di crescita. Per contro, l’orientamento del Pd verso posizioni più radicali non riscontra apprezzamento nei rilevamenti. Da un lato, infatti, il partito schleiniano sconta la concorrenza di sinistra di 5 Stelle e Avs, dall’altro al suo interno permangono posizioni moderate che però non bastano ad allargare il consenso com’era nei propositi fondativi del Pd. Perciò la sfida dell’eventuale congresso dopo le Regionali (nel 2026) si profila complicata per la segretaria, che potrebbe certo fare cappotto rispetto alle minoranze, ma non per questo si assicurerebbe la crescita elettorale garantita solo dal profilo plurale e capace di coprire anche il fronte riformista moderato proprio delle radici insieme post-comuniste e post-democristiane del partito del Nazareno.

In questo contesto Conte gioca la propria partita con spregiudicata indifferenza per sorti dei dem e soprattutto della loro leadership. Tanto da lasciare a bagnomaria la candidatura di Giuseppe Fico alla guida della Regione Campania, che i dem considerano prodromo per sancire il patto di coalizione nazionale in vista delle Politiche. Sulla vicenda, del resto, pende l’incognita Vincenzo De Luca, futuro ex governatore che vorrebbe boicottare Fico, considerato troppo movimentista e soprattutto inviso per le critiche alla giunta uscente. L’ex presidente della Camera rimane in pole position. Tuttavia al Nazareno comincia a circolare il sospetto che Conte potrebbe sacrificarlo. Il leader 5 Stelle è pronto a schierare Fico solo nel caso di vittoria sicura, quindi senza boicottaggio da parte del governatore uscente De Luca. In caso contrario Conte potrebbe acconsentire a schierare l’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa, più gradito a De Luca e anche alla minoranza dem, oppure l’ex magistrato Federico Cafiero De Raho.