L’aumento delle spese per la difesa peserebbe sul nostro debito | L’analisi di Giampaolo Galli

Sarebbe bello se si potesse aumentare la spesa per la difesa senza intaccare il debito pubblico. Ma non è così. L’Osservatorio sui Conti Pubblici ha fatto qualche conto per capire che cosa succederebbe al nostro debito se si utilizzassero gli spazi concessi dalla proposta, assai prudente, che è stata ventilata dalla presidente della Commissione Europea […] L'articolo L’aumento delle spese per la difesa peserebbe sul nostro debito | L’analisi di Giampaolo Galli proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mar 24, 2025 - 09:40
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L’aumento delle spese per la difesa peserebbe sul nostro debito | L’analisi di Giampaolo Galli

Sarebbe bello se si potesse aumentare la spesa per la difesa senza intaccare il debito pubblico. Ma non è così.

L’Osservatorio sui Conti Pubblici ha fatto qualche conto per capire che cosa succederebbe al nostro debito se si utilizzassero gli spazi concessi dalla proposta, assai prudente, che è stata ventilata dalla presidente della Commissione Europea nell’ambito del piano ReArm Europe: 1,5 punti di Pil in più al massimo per 4 anni, dopo i quali l’aumento della spesa andrebbe finanziato con maggiori entrate o minori spese e senza ulteriori deficit.

Se l’Italia utilizzasse anche solo due terzi dello spazio previsto, e lo facesse gradualmente, il nostro debito pubblico non scenderebbe di tre punti in sette anni, come previsto dal Piano Strutturale di Bilancio sottoposto nell’autunno scorso alla Commissione, ma salirebbe ancora rispetto al livello attuale.

Prescindendo da qualunque considerazione politica circa il piano ReArm Europe, questi numeri spiegano abbondantemente la freddezza del Ministro dell’Economia.

Trump ci chiede di aumentare la spesa per la difesa, ma forse le banche americane che sono esposte sul nostro debito possono spiegare all’amministrazione che per l’Italia si tratterebbe di un sentiero rischioso. E altrettanto rischioso lo considererebbero gli altri paesi europei, che non hanno nessuna voglia di dover affrontare nuove tensioni finanziarie nell’ambito dell’Eurozona, specie in un momento tanto difficile sul piano dei rapporti internazionali.

Di qui un’idea che proviamo a delineare, ben sapendo che in queste faccende non c’è nulla di facile.

Forse il rapporto privilegiato che la nostra Presidente del Consiglio ha con l’amministrazione Trump potrebbe essere utilizzato per chiedere che gli aumenti dei contributi alle spese della Nato siano calibrati, almeno temporaneamente, in funzione degli spazi fiscali dei diversi paesi.

Un’impostazione del genere sarebbe poco gradita ai contribuenti dei paesi con un basso debito pubblico, ma forse, se presentata nel modo giusto e senza far troppo rumore, potrebbe avere il consenso delle classi dirigenti su entrambe le sponde dell’Atlantico.

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