Biometano: buone prospettive a breve termine, ma resta il nodo post-Pnrr
Il quadro regolatorio per il biogas e il biometano in Italia per il momento è definito e ci sono le condizioni affinché almeno parte del grande potenziale di sviluppo delle bioenergie agricole si concretizzi. Tuttavia, per centrare gli obiettivi al 2030 previsti dal Pniec, e possibilmente guardare oltre, il lavoro da fare non è certo […] The post Biometano: buone prospettive a breve termine, ma resta il nodo post-Pnrr first appeared on QualEnergia.it.

Il quadro regolatorio per il biogas e il biometano in Italia per il momento è definito e ci sono le condizioni affinché almeno parte del grande potenziale di sviluppo delle bioenergie agricole si concretizzi.
Tuttavia, per centrare gli obiettivi al 2030 previsti dal Pniec, e possibilmente guardare oltre, il lavoro da fare non è certo finito. Questa è l’estrema sintesi di quanto è emerso al recente Biogas Italy organizzato dal Cib (Consorzio Italiano Biogas) il 13 e 14 marzo a Milano. Partiamo dai numeri del Cib.
La situazione per il biometano in Italia
Per quanto riguarda il biometano, che attualmente appare come il focus principale del settore date le risorse erogate dal PNRR, ad accendere il motore è stato Decreto interministeriale del 2 marzo 2018 destinato a incentivarne l’utilizzo nei trasporti, grazie al quale sono stati realizzati gli attuali 116 impianti operanti sul territorio nazionale (170 quelli qualificati) che producono circa 750 milioni di Smc (standard metri cubi) l’anno.
Dal 2022 è arrivata la spinta del DM del 15/09/2022 (pdf) con la linea di investimento del PNRR destinata a sostenere la produzione di biometano da parte di nuovi impianti o dalla riconversione di impianti di biogas esistenti, anche per usi diversi dal settore dei trasporti.
I primi 4 bandi hanno ottenuto un risultato che viene definito solo “discreto” dal Cib e in effetti molte delle risorse non sono state assegnate. Il numero di impianti sulla carta è comunque salito a 400 e la produzione potenziale a 1,8 miliardi di metri cubi/anno.
Il quinto bando, aperto il 18 novembre 2024 e chiuso il 17 gennaio scorso (la graduatoria sarà pubblicata a metà aprile), ha invece esaurito i fondi stanziati e dovrebbe portare a circa 650-700 impianti complessivi, per una produzione che secondo il Cib potrebbe arrivare a 2,8-3 miliardi di Smc all’anno.
Se le previsioni si tradurranno in realtà, saranno superati gli obiettivi previsti per il giugno del 2026 (ossia per la scadenza prevista dal Pnrr) pari a 2,3 miliardi di Smc, anche se bisognerà verificare che a quella data tutti i cantieri attualmente aperti e quelli che si apriranno a breve siano stati chiusi e che gli impianti siano entrati in funzione. Un compito non semplice.
Dopo il PNRR?
A questo punto, esaurite le risorse del PNRR per il settore (circa 1,73 mld € in totale), ci si chiede come si possa proseguire in vista degli obiettivi sfidanti del Pniec, che punta a una produzione al 2030 di circa 5,5 miliardi di metri cubi sui 35 totali che l’Europa intende mettere in campo a quella data.
Nel 2026, se va bene, arriveremo a poco più di meta strada e molta preoccupazione è riposta sulle strategie che potranno aiutare a colmare il divario che ci separa dal traguardo.
Il Cib, con il suo manifesto programmatico che guarda fino al 2032, ha messo a fuoco i nodi da sciogliere per uno sviluppo del biometano e del biogas agricolo di lungo termine.
Un primo problema è relativo al fatto che poco meno della metà degli impianti a biometano che sono stati e che saranno realizzati con i fondi del Pnrr (circa 300) deriva dalla conversione di impianti a biogas esistenti.
Si tratta delle strutture più vicine alla rete del gas e quindi facilitate dal punto di vista del collegamento alle infrastrutture di trasporto. Ma ora gli impianti con queste caratteristiche sono esauriti e sarà quindi necessario uno sforzo per risolvere la complessità logistica.
“Nel nostro manifesto programmatico abbiamo inserito delle proposte che puntano a rendere il sistema del trasporto e della distribuzione gas più flessibile e meno oneroso per l’immissione del biometano”, ha detto Piero Gattoni, presidente del Cib.
“È infatti necessario rendere più accessibili le infrastrutture attraverso un approccio collaborativo con il mondo della produzione, favorendo una maggiore interoperabilità tra le reti di distribuzione e trasporto, potenziando le infrastrutture e soprattutto facilitando l’integrazione tra queste due tipologie di reti, ad esempio attraverso la diffusione delle tecnologie BiRemi (sistemi per la gestione dell’immissione e del prelievo del biogas all’interno delle reti di distribuzione del gas, ndr)”, ha aggiunto Gattoni.
Serve, inoltre, lavorare per stimolare concretamente la domanda, perché c’è un intero mondo a cui guardare (oltre ai trasporti) che potrebbe trarre grandi vantaggi dall’utilizzo del biometano.
Pensiamo, ad esempio, alle industrie energivore che potranno utilizzare il biometano dotato di Certificato di Sostenibilità per assolvere agli obblighi del sistema ETS sulle quote di emissione.
Ricordiamo che, per quanto riguarda le soglie di sostenibilità, il biometano destinato ai trasporti deve garantire un risparmio di emissioni almeno del 65%, mentre per altri utilizzi, secondo quanto stabilito dal decreto biometano del 2022, il risparmio richiesto sale all’80%.
“Per l’industria hard to abate, dalla carta all’acciaio, dalla chimica alla ceramica, il biometano è una soluzione immediata e sostenibile per decarbonizzare i processi produttivi”, osserva Gattoni.
“Con l’attuazione delle disposizioni del DL Agricoltura 63/24 e le relative regole operative che il Gse ha promesso entro l’estate – dice il presidente Cib – ci aspettiamo un impulso significativo all’uso del biometano in questi settori strategici. Questo favorirà la propensione a stipulare contratti di lungo periodo, migliorando la bancabilità degli investimenti e la competitività complessiva del settore, ponendo il biometano come alternativa davvero concreta ai combustibili fossili”.
La situazione degli impianti a biogas
E il biogas? Quale futuro attende i 1800 impianti attivi e gli imprenditori agricoli che vogliano investire nella produzione di elettricità a partire da biomasse agricole?
I prezzi minimi garantiti tutelano gli investimenti effettuati, permettendo a chi beneficia della tariffa incentivante in scadenza fino al 31 dicembre 2027 di ottenere la garanzia di un prezzo minimo basato sui costi di produzione effettivamente sostenuti. Ma c’è poca visione sul futuro.
“Fare tutti gli sforzi possibili per preservare un patrimonio di impianti correttamente inseriti nel territorio è fondamentale”, ci dice Gattoni che tuttavia aggiunge: “il settore ha bisogno di un rilancio attraverso nuovi investimenti, affinché possa continuare a contribuire alla transizione energetica del Paese. È auspicabile che le future norme di programmazione tengano conto della necessità di proseguire la produzione di energia elettrica da biogas laddove la produzione di biometano non sia realizzabile, ad esempio a causa della distanza dalla rete”.
“Solo così sarà possibile valorizzare al meglio gli impianti esistenti, che sono infrastrutture strategiche non solo per la produzione di energia rinnovabile, ma perché concorrono a rendere le produzioni agricole e agroindustriali più competitive e sostenibili”, conclude il presidente.
Intanto, per lo sviluppo a breve-medio termine del biogas possono giocare a favore gli incentivi che saranno assegnati con i bandi del Decreto Fer2 (il primo, destinato agli impianti alimentati a biogas e biomasse, si è chiuso 14 febbraio), che possono rappresentare un’opportunità per lo sviluppo di nuovi impianti a biogas di piccole dimensioni integrati nel ciclo produttivo delle aziende agricole.
Photo credit: Società agricola Caione AllevamentoThe post Biometano: buone prospettive a breve termine, ma resta il nodo post-Pnrr first appeared on QualEnergia.it.