La storia di Gautam Adani, il miliardario amico del premier Modi che ha in mano l’India
Il sodalizio tra i due dura da più di 20 anni. Secondo un leader dell'opposizione, ha reso il paese "ostaggio" del magnate. L’articolo La storia di Gautam Adani, il miliardario amico del premier Modi che ha in mano l’India è tratto da Forbes Italia.

La mattina del 27 febbraio 2002 un treno che trasportava pellegrini indù prese fuoco vicino alla stazione di Godhra, nello stato indiano del Gujarat. Morirono 59 persone. A distanza di 23 anni la dinamica dell’incendio non è ancora chiara, ma le autorità attribuirono la responsabilità a un gruppo di musulmani. Seguirono tre giorni di rappresaglie, stupri di massa, roghi di moschee, saccheggi. Secondo le stime ufficiali, le vittime furono 1.044, di cui 790 musulmani e 254 indù. Altre fonti parlano di duemila morti.
Nel 2023 la Bbc ha ripercorso la vicenda nel documentario India: The Modi Question, bandito dal governo di Nuova Delhi. I registi, come ha raccontato il Post, mostrano alcuni passaggi di un rapporto commissionato dal ministro degli Esteri britannico dell’epoca, Jack Straw. Il rapporto giudica l’allora ministro capo del Gujarat, il conservatore Narendra Modi, “direttamente responsabile” delle violenze per avere creato “un’atmosfera di impunità” e ordinato alla polizia di non intervenire in difesa della minoranza islamica. “L’obiettivo degli scontri era eliminare i musulmani dalle aree abitate dagli induisti” e le violenze avevano “tutti i segni distintivi della pulizia etnica”, si legge. Molti commentatori hanno parlato di pogrom.
Nel 2012 un’indagine promossa dalla Corte suprema indiana concluse che non c’erano prove sufficienti a incriminare Modi. Subito dopo le rivolte, però, la Confederation of Indian Industry (Cii, la Confindustria indiana) criticò il ministro capo e minacciò di ritirare gli investimenti dal Gujarat. A sostegno del governo si schierò una minoranza di imprenditori. A guidarla era Gautam Adani, un 40enne di Ahmedabad, la più grande città dello stato.
Adani aveva cominciato negli anni ’80 con i prodotti agricoli e l’energia, per poi allargarsi ad altri settori. Non solo non smise di investire nel Gujarat, ma creò una nuova organizzazione, il Resurgent Group of Gujarat, per contrapporsi alla Cii e ridurne il potere. Istituì inoltre Vibrant Gujarat, un evento biennale che promuove gli investimenti nello stato.
Fu l’inizio di un asse tra Modi, che nel 2014 sarebbe diventato primo ministro dell’India, e Adani, che nel giro di qualche anno avrebbe reso il suo gruppo uno dei più grandi conglomerati del paese e nel 2022 sarebbe stato, per un breve periodo, la seconda persona più ricca del mondo. Un rapporto così stretto che Modi, il giorno dopo la sua prima vittoria alle elezioni nazionali, volò a Nuova Delhi sull’aereo privato di Adani. Un sodalizio che, secondo il mensile francese Le Monde diplomatique, è “un emblema di capitalismo clientelare senza precedenti nella storia dell’India”.
La storia di Gautam Adani
Oggi Adani ha 62 anni e per la classifica dei miliardari di Forbes di quest’anno è la 28esima persona più ricca del mondo, con un patrimonio di 56,3 miliardi di dollari. Settimo degli otto figli di un commerciante di tessuti, è sposato dal 1986 con un’ex dentista, ora presidente del ramo filantropico del suo gruppo, e ha due figli. Lasciò la scuola a 16 anni per trasferirsi a Mumbai, dove iniziò a lavorare come selezionatore di diamanti. Qualche anno dopo creò una società di intermediazione di diamanti, poi tornò ad Ahmedabad per gestire un’impresa che produceva plastica fondata dal fratello.
Nel 1988 ha istituito Adani Exports, diventata poi Adani Group. “Fare l’imprenditore è il mio lavoro dei sogni, perché mette alla prova la tenacia di una persona”, ha detto. “Non potrei mai prendere ordini da qualcuno”. Negli anni ’90 è stato tra coloro che più hanno approfittato delle politiche di liberalizzazione adottate dal governo indiano. Oggi ha interessi in infrastrutture, immobiliare, sport, energia, trasporti, logistica, prodotti agricoli, materie prime. Subhash Chandra Garg, ex segretario alle finanze dell’India, ha detto al Washington Post che “le sue grandi ambizioni coincidono sempre con i settori su cui si concentra il governo”.
Nel 2022 Adani è entrato anche nel mondo dei media con l’acquisizione di New Delhi Television (Ndtv), una delle emittenti più autorevoli del paese. Alcuni dei principali giornalisti se ne sono andati per protesta. Secondo l’Economist, la rete, a lungo critica nei confronti di Modi, ha cambiato linea dopo l’acquisto di Adani.
“Ho visto la morte a cinque metri”
Descritto come uomo riservato al di fuori degli affari, anni fa Adani ha detto che nella sua vita “ci sono stati due o tre incidenti sfortunati”. Uno risale al Capodanno del 1998, quando, assieme all’amico politico Shantilal Patel, fu sequestrato mentre usciva da un locale. I rapitori chiesero un risarcimento tra 1,5 e 2 milioni di dollari. Adani e Patel furono rilasciati il giorno stesso. Nel 2005 sei persone sospettate del rapimento sono state scagionate; nel 2018 un secondo processo, a carico di due persone, è finito con un’assoluzione per mancanza di prove, dopo che lo stesso Adani non si era presentato a testimoniare, malgrado ripetute richieste dei giudici. Non è chiaro se il riscatto sia stato pagato.
Dieci anni dopo, il 26 novembre 2008, Adani cenava al ristorante Weather Craft del Taj Mahal Hotel di Mumbai quando un gruppo di uomini armati entrò nell’edificio. Era uno dei dieci attacchi terroristici, avvenuti quasi in contemporanea in città, in cui morirono 195 persone. Adani ha raccontato che il personale radunò gli ospiti nel seminterrato e poi, quando l’aria diventò irrespirabile, in una sala ai piani superiori. Alle 3.30 del mattino del 27 novembre provò a farli uscire, ma venne bloccato dai terroristi, che uccisero alcuni membri dello staff. Adani, assieme ad altre 100 persone circa, uscì da una porta di servizio alle 8.45. “Ho visto la morte a cinque metri di distanza”, disse il giorno stesso ai giornalisti, mentre tornava ad Ahmedabad sul suo aereo privato.
I rapporti tra Adani e Modi
Da anni, in India, Adani è accusato di essersi arricchito grazie ai rapporti con Modi e il suo Partito popolare. Tra i casi più discussi ci sono quello dei sei aeroporti privatizzati nel 2018, tutti finiti nelle mani di Adani, e quello di una centrale a carbone costruita a Godda, nello stato del Jharkhand, per fornire energia al Bangladesh, distante 60 km.
Secondo un’inchiesta del Washington Post, il progetto aveva poco senso dal punto di vista economico: il Bangladesh era autosufficiente nella produzione di energia e acquistarla dalla centrale di Adani sarebbe costato molto più che produrla al proprio interno. B.D. Rahmatullah, ex direttore generale dell’autorità che regola il mercato energetico del Bangladesh, ha detto al Wp che l’allora premier bangladese, Sheikh Hasina, accettò per compiacere il governo indiano: “[Hasina] sa che, se fa contento Adani, Modi sarà felice. Il Bangladesh non è nemmeno uno stato dell’India: è ancora meno”.
Intanto gli ambientalisti indiani criticavano la costruzione di una centrale che avrebbe inquinato nel loro paese per servirne un altro. Una legge del Jharkhand, uno degli stati più poveri dell’India, prevedeva che tutte le centrali costruite nel suo territorio vendessero allo stato stesso il 25% dell’energia, a prezzo scontato. Il governo fece però un’eccezione per Adani, che risparmiò così 1,1 miliardi di dollari. Un politico che iniziò uno sciopero della fame e organizzò un movimento contro la costruzione dell’impianto finì in carcere per sei mesi.
Il più grande parco di rinnovabili al mondo
Un’altra vicenda controversa è quella del Gujarat Hybrid Renewable Energy Park, che dovrebbe diventare il più grande parco di rinnovabili al mondo. L’impianto, inaugurato da Modi nel dicembre 2020, dovrebbe produrre 30 GW di energia pulita, sufficiente per 18 milioni di famiglie indiane. Si trova a ridosso della frontiera con il Pakistan, che ha rapporti conflittuali con l’India sin dalla fondazione, nel 1947.
A febbraio un’inchiesta del Guardian ha rivelato che il governo indiano ha rivisto i protocolli di sicurezza per mettere a disposizione di Adani alcuni terreni vicini al confine, in un’area già colpita dalle lotte tra i due paesi.
Fino al 2023 le norme vietavano di costruire grandi opere a meno di 10 km dalla frontiera. Documenti ottenuti dal quotidiano britannico dimostrano che il governo del Gujarat, sempre controllato dal partito di Modi, ha spinto per un allentamento dei vincoli. In una riunione del 21 aprile 2023 il ministro della Difesa ha autorizzato la costruzione di pannelli solari e turbine eoliche fino a 1 km dal confine.
In quel momento il progetto era assegnato alla Solar Energy Corporation of India (Seci), una società pubblica. All’inizio di maggio il ministro delle Energie rinnovabili esortò la Seci a restituire i terreni. L’azienda lo fece il 17 luglio, con una lettera in cui affermava che i terreni non erano “convenienti dal punto di vista commerciale” e diceva di non essere a conoscenza di modifiche ai protocolli sulle costruzioni al confine.
Ne era invece informato Adani Group, che due settimane prima aveva espresso interesse per l’acquisto dei terreni alla luce delle nuove norme. Il gruppo ha ottenuto i 190 km quadrati di terreni in agosto e poco dopo si è visto assegnare altri 255 km quadrati.
Diversi ufficiali dell’esercito, secondo il Guardian, sono preoccupati perché i pannelli solari potrebbero complicare la sorveglianza e la mobilitazione di uomini e mezzi. Una questione ancora più attuale adesso che India e Pakistan sono vicini alla guerra. “Che cosa succede se bisogna posare mine anticarro e antiuomo?”, ha domandato un ufficiale che ha chiesto di restare anonimo. Ajai Shukla, analista ed ex colonnello, ha dichiarato che, con le nuove regole, “l’esercito si assume responsabilità di difesa ancora più ampie per garantire benefici economici a privati”. Gli ufficiali che coordinano le operazioni nell’area non sarebbero nemmeno stati consultati prima di rivedere le regole. Quando i militari hanno chiesto di modificare almeno le dimensioni dei pannelli, il gruppo Adani ha rifiutato, perché non sarebbe stato “sostenibile dal punto di vista finanziario”.
Lo scorso anno Rahul Gandhi, presidente del partito di opposizione Congresso Nazionale Indiano, ha accusato Modi di “proteggere il signor Adani” e di essere “coinvolto nella corruzione” del miliardario. “Adani ha preso in ostaggio l’India”, ha detto.
La questione Adani
La questione Adani non esiste solo in India. I contratti di Adani Group nel campo dell’energia solare sono al centro di un’inchiesta negli Stati Uniti. Un tribunale di New York ha incriminato Adani e altri dirigenti perché, secondo l’accusa, avrebbero promesso tangenti per 250 milioni di dollari a funzionari indiani per ottenere contratti che avrebbero generato profitti per oltre 2 miliardi. Avrebbero inoltre mentito a banche e investitori e ostacolato la giustizia. Avrebbero così violato il Foreign Corrupt Practices Act, una legge americana che punisce anche gli stranieri che truffano investitori statunitensi. Il gruppo ha definito “infondate” le accuse.
Già nel gennaio 2023 la società di investimenti americana Hindenburg Research, conosciuta soprattutto per i rapporti con cui denunciava truffe e altre pratiche scorrette, aveva accusato Adani di manipolazione azionaria e frode. In pochi giorni il suo patrimonio si dimezzò – da più di 120 a 60 miliardi di dollari – e la capitalizzazione di mercato delle sue società quotate diminuì di oltre 100 miliardi.
Ad agosto 2024 un altro rapporto di Hindenburg ha affermato che la presidente della Securities and Exchange Board of India (l’equivalente indiano della Consob) aveva investito in fondi off-shore collegati ad Adani alle Bermuda e a Mauritius. Il conflitto di interessi, secondo Hindenburg, avrebbe impedito un’indagine approfondita sulle manipolazioni e la frode denunciati l’anno precedente.
Anche in Australia, dove Adani gestisce la miniera di carbone di Carmichael, nello stato del Queensland, da anni si discute degli effetti economici delle sue attività e delle loro conseguenze sull’ambiente, in particolare sulla Grande barriera corallina. Una fondazione ambientalista, la Bob Brown Foundation, ha creato Adani Watch, un portale di informazione sugli affari del miliardario. L’Australian Youth Climate Coalition, un’organizzazione giovanile che lotta contro il cambiamento climatico, ha lanciato la campagna Stop Adani.
L’articolo La storia di Gautam Adani, il miliardario amico del premier Modi che ha in mano l’India è tratto da Forbes Italia.