La scenografa di Sorrentino: "Al Salone porto l’installazione de ’La grande bellezza’"
Per il Salone del Mobile, il regista Paolo Sorrentino – Oscar nel 2014 per ’La grande bellezza’ – ha voluto...

Per il Salone del Mobile, il regista Paolo Sorrentino – Oscar nel 2014 per ’La grande bellezza’ – ha voluto nei padiglioni della Fiera un’installazione dedicata al sentimento universale dell’attesa, un viaggio che stordisce e ipnotizza. E non poteva che rivolgersi a Margherita Palli, scenografa, quarant’anni di carriera, una lunga collaborazione teatrale con Luca Ronconi, sei premi Ubu, docente alla Naba di Milano.
Margherita Palli, lei ha realizzato scenografie per autori come Liliana Cavani , Alexander Sokurov, Mario Martone. Com’è stato lavorare, una prima volta, con Sorrentino?
"Il metodo di lavoro non cambia. Nel primo incontro con Sorrentino l’ho ascoltato a lungo, e ho trasformato la sua idea in bozzetto prima e nella installazione che si vedrà da oggi in fiera (all’ingresso del padiglione 22-24, necessaria la prenotazione, ndr). Abbiamo ragionato sui colori, sugli spazi possibili e sul significato de ’La dolce attesa...’ una metafora dell’esistenza, offrirà la possibilità di fermarsi ad ascoltare il proprio respiro, regalerà a chi la percorre l’opportunità di fermarsi a pensare. Qui parliamo di un ’attesa medica, l’attesa di un responso, non di una nascita. Un viaggio che potrebbe riguardare anche altri aspetti. In ogni caso il regista voleva che l’attesa fosse fatta in modo dolce. Attraversata l’anticamera si accede alla sala principale, ci sono delle poltrone, anzi un’amaca come l’ha definita Paolo Sorrentino, dove sdraiarsi e rilassarsi. Ho cercato di rendere la zona come ’una giostra rassicurante’, ’un caleidoscopio’. Al termine del percorso i visitatori potranno raggiungere l’uscita non prima di aver ritirato una cartolina che sostituisce il referto. Potranno poi scegliere se conservarla. E si torna nel mondo reale, con le sue angosce, accompagnati da suoni e musiche".
Tutto è molto realistico. Dare forma a un’installazione è diverso che costruire le scene di uno spettacolo teatrale o una mostra.
"Si, ma amo sperimentare e fare cose nuove, sono curiosa. Le scene che costruisco sono tutti luoghi da vivere".
Il suo rapporto con il Salone del Mobile?
"Lo adoro! Sono cresciuta in Svizzera, e sin da piccola mio padre mi portava a Milano. Certo, negli anni è molto cambiato, ma lo conosco da sempre, ho fatto anche tante cose per il Salone. Ci andavo spesso anche con mio marito Italo Rota. Mi manca tantissimo Italo. Il Salone fa parte di Milano, adoro Milano, anche se ne parlano tutti male, e il Salone. A parte quest’anno che ci sarò sempre per l’installazione, mi piace guardare le novità in Fiera. Anche il Fuorisalone mi attrae, mi piace seguire un’indicazione di un’amica o di una studentessa, perdermi in posti piccoli, non mi lamento che non ci siano i taxi e cammino molto a piedi. Vivo il clima festoso, perchè il design è inclusivo e contagia tutti. Non è come la moda, è più trasversale".