La legge è uguale per tutti, ma non per le destre se si tratta di loro politici
Non ci sono molte certezze nella vita ma una è granitica: l’abilità delle destre di tutto il mondo nel trasformare la delinquenza in un vantaggio elettorale. Quando un politico di destra o un personaggio vicino commette un reato è come se scattasse un protocollo: la condanna viene introiettata come un martirio e i sovranisti si dispongono a testuggine proteggendo non soltanto il soggetto in questione, ma persino il presunto diritto all’impunità. L'articolo La legge è uguale per tutti, ma non per le destre se si tratta di loro politici proviene da THE VISION.

Non credo di avere molte certezze nella vita. Una di queste, però, è granitica: l’abilità delle destre di tutto il mondo nel trasformare la delinquenza in un vantaggio elettorale. Quando un politico di destra o un personaggio vicino a questo schieramento commette un reato è come se scattasse un protocollo e si seguisse un piano già prestabilito: la condanna in questione viene introiettata come un martirio e i sovranisti si dispongono a testuggine proteggendo non soltanto il soggetto in questione, ma persino il presunto diritto all’impunità. È successo di recente per la condanna in primo grado di Marine Le Pen, quattro anni di reclusione e cinque di ineleggibilità per una frode legata all’uso improprio di fondi europei. La nostra presidente del Consiglio ha così commentato la vicenda: “Nessuno che creda davvero nella democrazia può gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito, privando milioni di cittadini della loro rappresentanza”. In pratica, senza troppi giri di parole, Meloni ha giustificato un fatto costituente reato, in quanto commesso da un leader politico.
Tutto questo mi ricorda il periodo del berlusconismo. Berlusconi che non “poteva” essere processato in quanto votato da milioni di italiani, Berlusconi bersagliato dalle toghe rosse, fino alla condanna in via definitiva per frode fiscale, con i suoi lacchè a parlare di scandalo perché non si poteva di certo colpire un politico eletto democraticamente dai cittadini. Meloni ha riproposto questa giustificazione, e con lei la destra di tutto il mondo, che fa fronte comune ridefinendo il concetto di giustizia, di reato, di pena. Salvini ha addirittura invitato Le Pen al suo congresso di Firenze. Lei si è collegata in diretta video ed è stata accolta come una superstar: standing ovation, applausi, cori. Le Pen che ha paragonato le battaglie sue e di Salvini a quelle di Martin Luther King, come se fossero dei rivoluzionari messi ai margini dalla società e discriminati. Ovviamente hanno solidarizzato con Le Pen anche Orbán, Musk e il Cremlino. Addirittura il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha criticato i giudici francesi parlando di “violazione delle norme democratiche”. Siamo arrivati a farci dare lezioni di democrazia da una dittatura che invade gli Stati sovrani e che ha al suo capo un condannato per crimini di guerra dalla Corte Penale Istituzionale, nonché assassino di oppositori politici: il mondo al contrario.
Il carnefice di destra diventa vittima anche negli slogan. Così siamo arrivati al “Je suis Marine”, appropriandosi di una tendenza social associata di solito a chi ha subito qualcosa di drammatico, come per l’attentato al giornale satirico francese Charlie Hebdo. In quel caso il “Je suis Charlie” era un modo per solidarizzare con le vittime del terrorismo, mentre oggi quella stessa espressione gergale è applicata a chi ha commesso un reato. E in qualche modo questa messinscena unisce l’elettorato di destra ancora di più: si sentono accerchiati come in preda a manie di persecuzione, discreditano la magistratura e ignorano le colpe del soggetto politico che stanno difendendo. Parlano addirittura di censura, come se si fosse fatto fuori qualcuno per chissà quale disegno politico. È avvenuto lo stesso con Calin Georgescu in Romania, fermato dalla procura di Bucarest per le ingerenze russe e per un piano paramilitare del candidato filoputiniano e neonazista. Ovviamente, Musk, Salvini e tutta l’allegra compagnia destrorsa sono arrivati in soccorso di Georgescu parlando di complotto. Questo nonostante le perquisizioni della polizia rumena abbia trovato armi e mazzette nel covo del suo staff. Non importa, infatti, il motivo per cui la magistratura arrivi a fermare un loro membro: la destra agirà ugualmente al suo fianco, unendo vittimismo e disprezzo delle regole.
Lo stesso Donald Trump ha basato la sua campagna elettorale sul ruolo di martire perseguitato dalla magistratura, finendo per essere eletto nonostante la condanna in uno dei processi a suo carico, ovvero per il caso Stormy Daniels. Così è diventato il primo presidente pregiudicato della storia degli Stati Uniti, e gli altri processi sono stati cancellati con un bel colpo di spugna una volta eletto. Questo perché ai Repubblicani non interessava nulla della sua fedina penale. Anzi, Trump stesso ha quasi rivendicato i suoi processi, come se volessero colpirlo in quanto uomo scomodo. Anche qui, noi abbiamo già vissuto tutto questo con Berlusconi. Per ogni processo, l’ex Cavaliere riusciva a trasformare la possibile onta in un’opportunità elettorale attraverso i suoi canali mediatici – le televisioni, principalmente. Dunque comunicava al popolo la sua battaglia contro quelle che considerava dei giudici comunisti, delle toghe rosse, degli ostacoli alla volontà dell’elettorato. E non agiva così soltanto per coprire se stesso, ma anche per i personaggi che gli orbitavano attorno, direttamente o indirettamente. Come quando definì “un eroe” Vittorio Mangano, mafioso pluriomicida che per diverso tempo prese servizio a casa Berlusconi e che venne quindi soprannominato “lo stalliere di Arcore”.
Vale lo stesso per il suo braccio destro e per il suo braccio sinistro, gli altri fondatori di Forza Italia. Ovvero Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, e Cesare Previti, condannato a 6 anni di reclusione per l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Decenni di berlusconismo – prima televisivo e poi anche politico – hanno portato la destra a studiare strategie di fronte alle condanne giudiziarie per renderle quasi un argomento a loro favore. Questo prevalentemente per la narrazione dei “nemici ovunque”, che nella loro logica si annidano soprattutto nella magistratura. C’è quindi un complotto per fermare la destra e sono i giudici a metterlo in pratica. Pazienza se stiamo parlando di condanne accertate, reati di vario genere e azioni che, se commesse da un cittadino qualunque, non avrebbero trovato alcuna giustificazione. Per i politici di destra sono quasi un vanto. Non c’è alcuna vergogna, semmai si affilano ancor di più le unghie e i denti, come stiamo notando con una Santanchè sempre più feroce nelle sue dichiarazioni, ora che i capi d’accusa sulla sua testa si accumulano a dismisura. Eppure, le mozioni di sfiducia vengono respinte, e lei resta al suo posto.
La pericolosità del messaggio della destra consiste nel far credere che di fronte alla Legge ci siano cittadini di Serie A e di Serie B, come si evince dalle parole di Meloni a favore di Le Pen. Sembra un po’ La fattoria degli animali di George Orwell: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Inoltre, Meloni ha tirato in ballo la democrazia, quindi il suo discorso è doppiamente subdolo, in quanto proprio la separazione dei poteri è un principio cardine della democrazia, e se i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario vengono mischiati e opacizzati da chi ricopre il ruolo di presidente del Consiglio vuol dire che a venir meno è la conoscenza del proprio compito all’interno delle istituzioni. Meloni però non è stupida, sa benissimo quale sia il suo ruolo e come vadano intese tutte le dinamiche nel meccanismo della democrazia. Come lo sapeva anche Berlusconi. È semplice, la destra vuole aggirarle portando i cittadini ad assorbire le loro giustificazioni fino a istituzionalizzarle attraverso il mezzo dello scontro. I politici contro i magistrati e, di conseguenza, i loro elettori contro i magistrati. Il carnefice che non è mai tale e a quanto pare i problemi giudiziari per la destra fanno curriculum. Di solito quando avvengono episodi del genere siamo all’alba di un totalitarismo o di un’autocrazia, e di solito il popolo è l’ultimo ad accorgersene.
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