La geopolitica sul Conclave: le ingerenze di Stati Uniti e Francia. “Ma così il Collegio si compatta”

Macron pro Aveline, Tagle non piace a Trump (tifa Dolan). Il prof Schiavazzi: l’omelia di Re ha messo le cose in chiaro

Apr 30, 2025 - 03:57
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La geopolitica sul Conclave: le ingerenze di Stati Uniti e Francia. “Ma così il Collegio si compatta”

Roma, 30 aprile 2025 – Un’istituzione millenaria, forte, che – anche con le sue divisioni interne – salvaguarda la propria indipendenza ed è di fatto una potenza globale. La Chiesa, orfana di Bergoglio, si trova di fronte a un Conclave difficile.

Papa Francesco ha creato 149 cardinali (108 con diritto di voto) durante il suo pontificato, lanciando il messaggio, potente, di un’autorità spirituale che non è più percepita come una costola dell’Occidente. Una realtà di fatto testimoniata dalla composizione dei porporati in Conclave, con tutte le ricadute del caso dal punto di vista geopolitico, con le speranze (e i timori) delle grandi potenze globali.

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(FILES) This handout picture released by the Press office shows cardinals queuing in the Sistine Chapel to swear on the Bible to never reveal the secrets of their deliberations before the start of the conclave at the Vatican on March 12, 2013. Catholic cardinals meeting in Rome on April 28, 2025, agreed to begin on May 7, 2025, the conclave to elect a successor to Pope Francis, according to ANSA news agency. On Wednesday May 7, the cardinals will take part in a solemn mass at St Peter's Basilica in the Vatican, after which those eligible to vote will gather in the Sistine Chapel for the secretive ballot, which can last several days. (Photo by Handout / OSSERVATORE ROMANO / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO" - HANDOUT - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

Francia: Macron pro Aveline

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha invitato a pranzo i cardinali francesi. Un gesto interpretato come un tentativo di ingerenza. Secondo Piero Schiavazzi, vaticanista di lungo corso e docente di geopolitica vaticana alla Link University, occorre rovesciare la prospettiva. “Macron – ha spiegato – non viene a indicare un candidato francese, ma, in un atto di grandeur, a sostenere quello esistente”.

I tempi in cui i re indicavano il loro porporato, sottolinea Schiavazzi, sono finiti. Resta il fatto che il Papato è ormai una superpotenza globale, e quindi la scelta di un pontefice ben visto da Parigi può influire anche sulla politica interna francese. Anche per questo l’Eliseo starebbe mobilitando tutte le ambasciate all’estero, soprattutto nei Paesi africani dove Parigi è più influente.

“Macron – argomenta il professore di geopolitica vaticana – è in enorme difficoltà in vista delle presidenziali fra due anni. Lui non può più candidarsi, ma c’è il rischio concreto che la sua linea venga sconfessata e prevalga il candidato del Rassemblement National. Per questo, l’elezione del cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, noto per la sua linea pro migranti, offrirebbe all’Eliseo un candidato provvidenziale e forse decisivo”.

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Stati Uniti: Trump tifa Dolan e Burke (ma non hanno i voti)

Quello americano è il contesto più delicato. Secondo il professor Schiavazzi, assistiamo a un copione che, da Canossa in poi, si ripete da millenni: lo scontro fra Papato e Impero. Schiavazzi fa notare come, durante l’omelia per le esequie di Francesco, il cardinale Re, un conservatore, non certo bergogliano nelle sue posizioni, abbia ricordato – davanti al presidente Trump e a decine di capi di Stato e di governo – la messa che il Pontefice celebrò a El Paso, davanti a decine di famiglie divise da una rete. Esattamente ciò che Trump non voleva sentirsi dire.

Un messaggio potentissimo, quasi uno schiaffo al presidente americano, con un preciso sottotesto: i cardinali possono essere divisi tra conservatori e progressisti, ma il collegio si compatta e si allinea in modo granitico di fronte a ogni ingerenza esterna. Il successore di Francesco, insomma, potrà eleggerlo solo Santa Madre Chiesa.

“Il presidente – fa notare Schiavazzi – nel giorno delle esequie ha fatto il nome di due cardinali americani, ossia Dolan e Burke, che però non hanno i voti, e Trump lo sa benissimo. È stato un modo per far capire che gli Stati Uniti vogliono comunque dire la loro, per arrestare il processo di distacco dall’Occidente e avvicinamento alla Cina avviato da Francesco”. Il tycoon ieri ha ribadito il suo sostegno a Dolan.

La posizione di Russia e Cina

Proprio Pechino gioca un ruolo importantissimo, anche se indiretto. Tagle, il cardinale filippino, ha la madre cinese e per questo è visto con sospetto dagli Stati Uniti, anche se metterebbe d’accordo conservatori (lo ha scelto Ratzinger) e progressisti (aveva molto feeling con Bergoglio).

Chi quasi sicuramente resterà scontenta è Mosca: Erdo non ha alcuna chance, ma è utile nella conta numerica per capire quanti voti raccoglie il fronte dei conservatori.