La GenZ non convince i datori di lavoro: sono i giovani a essere inadeguati o è il lavoro a essere rimasto "indietro"?

Ormai è un dato di fatto che i giovani di oggi sanno cosa vogliono per il proprio futuro lavorativo. Ma l'ingresso della Generazione Z nel mondo del lavoro sta scatenato un vero e proprio dibattito. Conditi anche da qualche tensione. Le aziende, infatti, faticano a integrare i giovani professionisti. I dati parlano chiaro: molti datori di lavoro sono delusi dalle performance dei neoassunti. A confermare questa tendenza è l’Osservatorio Delta Index che ha analizzato il rapporto tra le imprese e i Gen Z. Ma la colpa è davvero dei giovani, o forse il mondo del lavoro non è ancora pronto ad accoglierli?  Indice Giovani inadeguati e incompetenti Stereotipi e pregiudizi Manca la professionalità La soluzione: il licenziamento Puntare sulla formazione Giovani inadeguati e incompetenti Un sondaggio di Intelligent.com, basato sull'analisi di 966 business leader coinvolti nell’assunzione di giovani, sono impietosi: solo il 25% delle aziende si dichiara soddisfatto dei giovani assunti. Tra le ragioni ci sono: la mancanza di motivazione, scarse capacità di comunicazione e poca professionalità. I manager lamentano anche difficoltà ad accettare i feedback e inadeguate abilità di problem solving. Un quadro desolante, che porta a una crescente insoddisfazione e a un elevato rischio di turn over. Stereotipi e pregiudizi Ma non è solo una questione di competenze tecniche. I manager percepiscono i giovani della GenZ come svogliati e con troppe pretese. Il 63% li accusa di offendersi facilmente, e il 55% lamenta una mancanza di etica del lavoro. Considerazioni stereotipate, queste, che portano il 53% degli imprenditori a considerare i giovani impreparati per il mondo del lavoro. Manca la professionalità Questo rapporto così difficile, che emerge dall’Osservatorio Delta Index, ha alla base anche alcuni stereotipi che vedono i giovani non adatti al mondo del lavoro. Tra le cause ci sono i ritardi, l’abbigliamento inappropriato, un linguaggio inadeguato e il mancato rispetto delle scadenze. Tutti questi sono comportamenti che i manager elencano e che, messi assieme, denotano una generalizzata mancanza di professionalità e organizzazione. Il 46% ritiene, perciò, necessario un corso di "office etiquette", ovvero quell’insieme di regole che suggeriscono il comportamento appropriato a qualsiasi occasione lavorativa, da svolgere prima di prendere servizio.  La soluzione: il licenziamento Davanti a tutti questi fattori, che suscitano insoddisfazione da parte dei datori di lavoro, una delle soluzioni diventa il licenziamento. Secondo il sondaggio Intelligent.com, sei aziende su dieci hanno licenziato un giovane assunto nel 2024. Ma all'orizzonte c'è un barlume di speranza: il 79% dei datori di lavoro prevede di inserire i giovani "non performanti" in progetti di miglioramento. L'obiettivo è trasformare le conoscenze teoriche in competenze pratiche. Perché, nonostante tutto, i giovani della GenZ hanno una solida preparazione teorica, ma mancano di esperienza pratica. Le università si stanno impegnando con tirocini e collaborazioni, ma non basta. Puntare sulla formazione Il licenziamento,dunque, non è la soluzione. Bisogna tener conto che i giovani laureati sono alle prime esperienze lavorative, dunque non sono ancora pienamente inseriti nel mondo del lavoro. Serve perciò un nuovo approccio, che punti sulla formazione e sull'onboarding, che non a caso il 70% dei giovani considera cruciale nella scelta di un lavoro. Il tutor in questa fase dovrebbe quindi essere, oltre che un formatore, un compagno di lavoro, che supporta l'integrazione e l'adattamento. Alla fine, la formazione personalizzata e la cultura dell'apprendimento potrebbero essere gli ingredienti chiave per trasformare i giovani in risorse preziose.

Mar 17, 2025 - 19:43
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La GenZ non convince i datori di lavoro: sono i giovani a essere inadeguati o è il lavoro a essere rimasto "indietro"?

la gen z non convince i datori di lavoro

Ormai è un dato di fatto che i giovani di oggi sanno cosa vogliono per il proprio futuro lavorativo. Ma l'ingresso della Generazione Z nel mondo del lavoro sta scatenato un vero e proprio dibattito. Conditi anche da qualche tensione.

Le aziende, infatti, faticano a integrare i giovani professionisti. I dati parlano chiaro: molti datori di lavoro sono delusi dalle performance dei neoassunti. A confermare questa tendenza è l’Osservatorio Delta Index che ha analizzato il rapporto tra le imprese e i Gen Z.

Ma la colpa è davvero dei giovani, o forse il mondo del lavoro non è ancora pronto ad accoglierli? 

Indice

  1. Giovani inadeguati e incompetenti
  2. Stereotipi e pregiudizi
  3. Manca la professionalità
  4. La soluzione: il licenziamento
  5. Puntare sulla formazione

Giovani inadeguati e incompetenti

Un sondaggio di Intelligent.com, basato sull'analisi di 966 business leader coinvolti nell’assunzione di giovani, sono impietosi: solo il 25% delle aziende si dichiara soddisfatto dei giovani assunti. Tra le ragioni ci sono: la mancanza di motivazione, scarse capacità di comunicazione e poca professionalità.

I manager lamentano anche difficoltà ad accettare i feedback e inadeguate abilità di problem solving. Un quadro desolante, che porta a una crescente insoddisfazione e a un elevato rischio di turn over.

Stereotipi e pregiudizi

Ma non è solo una questione di competenze tecniche. I manager percepiscono i giovani della GenZ come svogliati e con troppe pretese. Il 63% li accusa di offendersi facilmente, e il 55% lamenta una mancanza di etica del lavoro.

Considerazioni stereotipate, queste, che portano il 53% degli imprenditori a considerare i giovani impreparati per il mondo del lavoro.

Manca la professionalità

Questo rapporto così difficile, che emerge dall’Osservatorio Delta Index, ha alla base anche alcuni stereotipi che vedono i giovani non adatti al mondo del lavoro. Tra le cause ci sono i ritardi, l’abbigliamento inappropriato, un linguaggio inadeguato e il mancato rispetto delle scadenze.

Tutti questi sono comportamenti che i manager elencano e che, messi assieme, denotano una generalizzata mancanza di professionalità e organizzazione.

Il 46% ritiene, perciò, necessario un corso di "office etiquette", ovvero quell’insieme di regole che suggeriscono il comportamento appropriato a qualsiasi occasione lavorativa, da svolgere prima di prendere servizio. 

La soluzione: il licenziamento

Davanti a tutti questi fattori, che suscitano insoddisfazione da parte dei datori di lavoro, una delle soluzioni diventa il licenziamento. Secondo il sondaggio Intelligent.com, sei aziende su dieci hanno licenziato un giovane assunto nel 2024.

Ma all'orizzonte c'è un barlume di speranza: il 79% dei datori di lavoro prevede di inserire i giovani "non performanti" in progetti di miglioramento. L'obiettivo è trasformare le conoscenze teoriche in competenze pratiche.

Perché, nonostante tutto, i giovani della GenZ hanno una solida preparazione teorica, ma mancano di esperienza pratica. Le università si stanno impegnando con tirocini e collaborazioni, ma non basta.

Puntare sulla formazione

Il licenziamento,dunque, non è la soluzione. Bisogna tener conto che i giovani laureati sono alle prime esperienze lavorative, dunque non sono ancora pienamente inseriti nel mondo del lavoro. Serve perciò un nuovo approccio, che punti sulla formazione e sull'onboarding, che non a caso il 70% dei giovani considera cruciale nella scelta di un lavoro.

Il tutor in questa fase dovrebbe quindi essere, oltre che un formatore, un compagno di lavoro, che supporta l'integrazione e l'adattamento.

Alla fine, la formazione personalizzata e la cultura dell'apprendimento potrebbero essere gli ingredienti chiave per trasformare i giovani in risorse preziose.