La gaming economy è più di un gioco: crescono spesa e livello dei prodotti

In Italia 7 giocatori su 10 spendono regolarmente denaro in videogiochi, che vedono sempre di più partecipare grandi attori e registi di livello Quasi tutti, o almeno gli appartenenti a quelle generazioni che vanno dalla Millennial in su, ricorderanno bene i tempi in cui i grandi attori e autori stavano solo al cinema, mentre le serie tv erano considerate uno spazio di serie b. Poi sono arrivati il digitale, i nuovi canali e lo streaming, che hanno cambiato completamente lo scenario competitivo e qualitativo: i grandi interpreti hanno fatto così il loro ingresso anche nel mondo delle serie tv (e dei film che non passano più in anteprima per le sale). Un esempio su tutti: il debutto di Kevin Spacey in House of Cards nel lontano 2013 su Netflix. Questo fenomeno di "nobilitazione" delle serie tv è utile a inquadrare quanto sta accadendo, sulla stessa scia, nel mondo dei videogiochi. Con l'aumento costante di valore della gaming economy (dati a seguire) sta infatti crescendo sempre di più anche il livello dei suoi prodotti. Oggi nei videogiochi compaiono come veri e propri attori, e non più solo come doppiatori, tantissimi grandi nomi, a partire da Keanu Reeves, che già nel 2020 per partecipare a Cyberpunk 2077 pare essere stato pagato attorno ai 15 milioni di dollari (molti più esempi in merito su Il Post). Anche la regia sta diventando sempre più d'autore e di stampo cinematografico, portando a una complessiva riqualificazione artistica che invita anche le aziende più reticenti, o affette da una qualche forma di snobismo, a "mettersi in gioco". I numeri di un business stratosferico, anche in Italia Questa evoluzione a rialzo poggia, ovviamente, su numeri che già da tempo rendono la gaming economy un settore importante e molto promettente. Secondo un report di Newzoo, il mercato globale ha raggiunto circa 184 miliardi di dollari nel 2023, con previsioni che lo porteranno a toccare i 205 miliardi entro il 2026. Di pari passo la crescita degli investimenti pubblicitari nel gaming, che indica come molti brand abbiano già iniziato a sfruttarne il potenziale, preferendo modalità non intrusive e che rientrano con continuità nella dimensione dell'intrattenimento. Passando a una prospettiva geografica più circoscritta, i nuovi dati divulgati da Visa, poi, certificano quanto il mercato sia interessante tanto in Europa quanto in Italia. La spesa dei titolari di carte Visa destinata ai videogiochi in Europa è aumentata del 16,7% lo scorso anno rispetto al precedente. Parliamo di un tasso di crescita superiore al 40% rispetto all'incremento complessivo della spesa dei titolari di carte Visa. Nel 2024, per fare un parallelismo, la spesa in questo campo è aumentata del 60% in più rispetto ai viaggi, del 75% in più rispetto alla moda e dell'85% in più rispetto al teatro e al cinema: si tratta dunque di uno dei settori più veloci e promettenti. I gamer spendono di più ed effettuano un numero maggiore di transazioni rispetto al titolare medio di carte Visa in Europa. Una conferma che arriva anche dall’Italia, dove più di otto persone su dieci (83,12%) affermano di giocare ai videogiochi almeno una volta a settimana, con sette giocatori su dieci (71,54%) che spendono regolarmente denaro per il gaming e l’84% che investe in media fino a 60 euro al mese per abbonamenti o donazioni ai content creator. Quasi un quarto dei gamer (23,79%) afferma infatti che i creator svolgono un ruolo importante nelle loro decisioni di spesa e più della metà (51,89%) interagisce con gli stessi almeno una volta a settimana. Il 13,64% dei creator trasmette contenuti in streaming e il 21,72% li condivide sui social media. Dovrebbe insomma essere ormai chiaro, in estrema sintesi, che oggi la gaming economy è tutt'altro che un gioco. L'articolo La gaming economy è più di un gioco: crescono spesa e livello dei prodotti è un contenuto originale di Mark Up.

Mar 20, 2025 - 14:23
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La gaming economy è più di un gioco: crescono spesa e livello dei prodotti
In Italia 7 giocatori su 10 spendono regolarmente denaro in videogiochi, che vedono sempre di più partecipare grandi attori e registi di livello

Quasi tutti, o almeno gli appartenenti a quelle generazioni che vanno dalla Millennial in su, ricorderanno bene i tempi in cui i grandi attori e autori stavano solo al cinema, mentre le serie tv erano considerate uno spazio di serie b. Poi sono arrivati il digitale, i nuovi canali e lo streaming, che hanno cambiato completamente lo scenario competitivo e qualitativo: i grandi interpreti hanno fatto così il loro ingresso anche nel mondo delle serie tv (e dei film che non passano più in anteprima per le sale). Un esempio su tutti: il debutto di Kevin Spacey in House of Cards nel lontano 2013 su Netflix.
Questo fenomeno di "nobilitazione" delle serie tv è utile a inquadrare quanto sta accadendo, sulla stessa scia, nel mondo dei videogiochi. Con l'aumento costante di valore della gaming economy (dati a seguire) sta infatti crescendo sempre di più anche il livello dei suoi prodotti. Oggi nei videogiochi compaiono come veri e propri attori, e non più solo come doppiatori, tantissimi grandi nomi, a partire da Keanu Reeves, che già nel 2020 per partecipare a Cyberpunk 2077 pare essere stato pagato attorno ai 15 milioni di dollari (molti più esempi in merito su Il Post). Anche la regia sta diventando sempre più d'autore e di stampo cinematografico, portando a una complessiva riqualificazione artistica che invita anche le aziende più reticenti, o affette da una qualche forma di snobismo, a "mettersi in gioco".

I numeri di un business stratosferico, anche in Italia

Questa evoluzione a rialzo poggia, ovviamente, su numeri che già da tempo rendono la gaming economy un settore importante e molto promettente. Secondo un report di Newzoo, il mercato globale ha raggiunto circa 184 miliardi di dollari nel 2023, con previsioni che lo porteranno a toccare i 205 miliardi entro il 2026. Di pari passo la crescita degli investimenti pubblicitari nel gaming, che indica come molti brand abbiano già iniziato a sfruttarne il potenziale, preferendo modalità non intrusive e che rientrano con continuità nella dimensione dell'intrattenimento.
Passando a una prospettiva geografica più circoscritta, i nuovi dati divulgati da Visa, poi, certificano quanto il mercato sia interessante tanto in Europa quanto in Italia. La spesa dei titolari di carte Visa destinata ai videogiochi in Europa è aumentata del 16,7% lo scorso anno rispetto al precedente. Parliamo di un tasso di crescita superiore al 40% rispetto all'incremento complessivo della spesa dei titolari di carte Visa. Nel 2024, per fare un parallelismo, la spesa in questo campo è aumentata del 60% in più rispetto ai viaggi, del 75% in più rispetto alla moda e dell'85% in più rispetto al teatro e al cinema: si tratta dunque di uno dei settori più veloci e promettenti.
I gamer spendono di più ed effettuano un numero maggiore di transazioni rispetto al titolare medio di carte Visa in Europa. Una conferma che arriva anche dall’Italia, dove più di otto persone su dieci (83,12%) affermano di giocare ai videogiochi almeno una volta a settimana, con sette giocatori su dieci (71,54%) che spendono regolarmente denaro per il gaming e l’84% che investe in media fino a 60 euro al mese per abbonamenti o donazioni ai content creator. Quasi un quarto dei gamer (23,79%) afferma infatti che i creator svolgono un ruolo importante nelle loro decisioni di spesa e più della metà (51,89%) interagisce con gli stessi almeno una volta a settimana. Il 13,64% dei creator trasmette contenuti in streaming e il 21,72% li condivide sui social media.
Dovrebbe insomma essere ormai chiaro, in estrema sintesi, che oggi la gaming economy è tutt'altro che un gioco.

L'articolo La gaming economy è più di un gioco: crescono spesa e livello dei prodotti è un contenuto originale di Mark Up.