La bolletta luce e gas a prezzo fisso conviene? I costi nascosti
Per le bollette di luce e gas, le offerte a prezzo fisso garantiscono stabilità ma presentano rischi come rinnovi poco trasparenti e penali per il recesso anticipato

La scelta tra una tariffa flat, e dunque a prezzo fisso, e una a prezzo variabile per le bollette di gas e luce dipende dalle esigenze familiari e dalla propensione al rischio del consumatore. Chi desidera avere sotto controllo il budget potrebbe optare per la prima soluzione, accettando però di non beneficiare di eventuali riduzioni dei prezzi di mercato.
Attenzione poi alle condizioni contrattuali: non sempre una tariffa fissa è meglio di una indicizzata a causa di clausole e penali, modalità di rinnovo poco chiare e la possibilità di variazioni unilaterali delle condizioni economiche. Vediamo quali sono i rischi delle offerte a prezzo bloccato.
Il prezzo fisso non conviene sempre e a tutti
Le offerte flat sulle bollette di luce e gas sono sempre meno rare in Italia, anche se al momento sono poche le compagnie che le applicano. La volatilità dei prezzi degli ultimi anni, tra pandemia di Covid, guerra in Ucraina, inflazione alle stelle e un nuovo capitolo del conflitto israelo-palestinese non ha agevolato una maggiore diffusione di queste tariffe.
La scarsità di questi prodotti nei listini delle compagnie energetiche potrebbe far pensare che non convengono ai fornitori e siano particolarmente vantaggiosi per gli utenti. In realtà non è sempre così.
Le offerte a prezzo fisso, infatti, garantiscono un costo invariabile per un periodo determinato, generalmente da 12 a 24 mesi. La quota viene però fissata in base alle condizioni di mercato al momento della sottoscrizione, a volte applicando un margine di garanzia.
Il prezzo iniziale dovrebbe dunque essere più alto rispetto al corrispettivo variabile. Inoltre se i prezzi all’ingrosso dell’energia scendono, chi ha una bolletta flat si trova a pagare di più rispetto alle tariffe classiche.
Meglio monitorare l’andamento dei prezzi nel medio e lungo termine per capire se può aver senso stipulare un contratto bloccato, mettendo in conto che tutto potrebbe cambiare in breve tempo a causa di eventi anche molto distanti geograficamente, ma che hanno impatti sul nostro quotidiano.
Rinnovi poco trasparenti: attenzione alle clausole
Molti contratti a prezzo fisso prevedono il rinnovo automatico alla scadenza, ma le nuove condizioni economiche possono essere meno vantaggiose rispetto all’offerta iniziale. Spesso le aziende comunicano il rinnovo con breve preavviso e, se il cliente non presta attenzione, si ritrova con una tariffa anche significativamente più alta senza rendersene conto.
In realtà, per legge, come vedremo più avanti, le compagnie hanno delle finestre temporali precise per avvertire i clienti di cambiamenti nei contratti, anche se automatici. Non sempre però le rispettano o sono scrupolose nelle comunicazioni.
È sempre bene leggere attentamente ogni parte del contratto per evitare sorprese. Un consiglio utile è quello di segnare sul calendario la data di scadenza dell’offerta, in modo da avere il tempo di valutare alternative e chiedere informazioni al fornitore sulle nuove condizioni.
Penali e costi di recesso anticipato del contratto
Non tutti sanno che dallo scorso anno l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha riaperto le porte alle penali per il recesso anticipato attraverso una delibera che non è piaciuta alle associazioni dei consumatori.
Nello specifico, il documento prevede che, in caso di recesso anticipato del contratto di fornitura di energia elettrica (non si applica dunque al gas) da parte dell’utente, il fornitore possa applicare un’onere. I requisiti dell’offerta sottoscritta sono due. Deve essere:
- a prezzo fisso;
- di una durata determinata.
In ogni caso l’ammontare dell’onere deve essere esplicitamente indicato nel contratto, per permettere al cliente di valutare se possa valere la pena pagare la penale a fronte dell’eventuale risparmio.
Rischio di modifiche unilaterali del contratto
In situazioni eccezionali, come crisi energetiche o aumenti significativi del prezzo dell’energia elettrica e del prezzo del gas, alcuni fornitori potrebbero modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, anche per le offerte a prezzo fisso.
È già successo, ad esempio, con l’inizio dell’occupazione dell’Ucraina. In quel caso l’Arera aveva riconosciuto la legittimità delle modifiche per evitare il fallimento dei fornitori. La stessa Autorità ha però stabilito nuove regole a tutela dei consumatori dal 1° gennaio 2025.
Le variazioni unilaterali delle condizioni contrattuali, compresi i rinnovi e le evoluzioni automatiche, devono essere comunicate chiaramente e per iscritto ai clienti con un preavviso minimo di tre mesi – che scendono a uno in caso di condizioni più conveniente per l’utente.