Italia a rischio declino: il futuro parte dai suoi figli nel mondo

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Mag 9, 2025 - 10:26
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Italia a rischio declino: il futuro parte dai suoi figli nel mondo

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Per scongiurare il rischio di un prossimo declino l’Italia dovrebbe attingere a questa risorsa strategica per il rilancio demografico, culturale ed economico del Paese.


Il cosiddetto “inverno demografico” non è più una minaccia ipotetica: è già in corso, e con effetti concreti e cumulativi. Secondo le previsioni ufficiali dell’INPS, la popolazione residente in Italia passerà dagli attuali 58,9  milioni (2024) a 54,8 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080. Entro il 2050, oltre un terzo della popolazione sarà composta da over 65, e il 40% delle famiglie sarà formato da una sola persona. Un declino silenzioso e forse inarrestabile se non si interviene in modo strutturale.

La politica guarda altrove, ma i numeri non mentono

Le cause di questa situazione sono molteplici: un tasso di fecondità ormai sceso all’1,18 figli per donna, una persistente penalizzazione economica per le madri lavoratrici, una qualità occupazionale ancora non elevata e un’emorragia di giovani qualificati in cerca di futuro all’estero. Tra il 2012 e il 2022, più di 350 mila giovani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato il Paese; solo uno su tre è tornato. A fronte di ciò, il rapporto tra anziani e popolazione attiva peggiora, la spesa per pensioni cresce, mentre le entrate contributive faticano a tenere il passo.

In questo scenario, l’Italia si trova di fronte a un bivio: rassegnarsi alla decrescita, o attivare risorse nuove. O ancora meglio: risorse già esistenti, ma tutt’altro che valorizzate.

Gli italo discendenti: il “petrolio” dormiente dell’Italia

Discorso della Premier Meloni al Senato durante il question time – 7 maggio 2025

Milioni di persone nel mondo mantengono un legame profondo con l’Italia, non solo per origini familiari, ma per cultura e valori condivisi. Non sono semplici turisti o simpatizzanti: sono italo discendenti, un potenziale prezioso per il Paese, che potrebbe essere attivato con le giuste iniziative. Alcuni parlano italiano, altri meno, ma possono essere incentivati a farlo; tramandano tradizioni, investono, celebrano a loro modo le loro radici, contribuendo spesso silenziosamente al soft power italiano. Sono imprenditori, professionisti, famiglie, giovani.

Valorizzare questa comunità non significa concedere privilegi, ma ricostruire ponti e rafforzare legami. Non si tratta di un’operazione nostalgia, ma di visione e lungimiranza.

In un mondo sempre più interconnesso, l’Italia dispone una comunità potenzialmente strategica, distribuita in ogni continente, potenzialmente pronta a generare valore.

Nel suo discorso al Senato di ieri, 7 maggio, la premier Meloni ha sottolineato “stiamo rinnovando la nostra relazione con l’America Latina, a cui siamo profondamente legati anche grazie a una straordinaria presenza di comunità italiane che sono la nostra migliore e più ampia rete diplomatica“.

Parole che farebbero ben sperare in un rinnovato approccio alla politica estera e alla cittadinanza. Peccato che il DL 36/2025, proposto da Tajani, sembra muoversi nella direzione esattamente opposta, limitando radicalmente i diritti e minando il legame profondo che unisce le comunità italiane all’estero con l’Italia.

Una visione strategica oltre i confini

Celebrazioni 2024, anno del turismo delle radici

Per contrastare il declino demografico che mette a rischio la sostenibilità sociale, economica e previdenziale dell’Italia, serve una strategia espansiva e lungimirante. Piccoli incentivi alla natalità, seppur importanti, avranno effetti solo nel lungo periodo. È necessario dunque un cambio di paradigma, con riforme che impediscano un declino altrimenti inevitabile.

Occorre ripensare la cittadinanza in chiave transnazionale, creando un sistema partecipativo e inclusivo. Investire nella diffusione della lingua e della cultura italiana è fondamentale, soprattutto considerando che l’Italia destina risorse nettamente inferiori rispetto a paesi come la Francia.

Servono politiche di mobilità e attrazione degli investimenti, oltre a incentivi per il turismo delle radici, favorendo il ritorno nei borghi e il ripopolamento delle aree interne. Ma soprattutto, è essenziale promuovere la partecipazione civica degli italiani nati all’estero e dei loro discendenti, senza relegarli a una mera risorsa elettorale, da ricordare solo in vista delle elezioni.

C’è una grande Italia fuori dall’Italia

La storia d’Italia non si esaurisce entro i suoi confini geografici. Esiste un’Italia viva e operosa nel mondo, una comunità che non chiede privilegi né assistenza, ma solo di essere riconosciuta come una risorsa strategica, capace di offrire soluzioni e opportunità. È tempo che il Paese guardi con coraggio alla sua proiezione globale, valorizzando una rete vasta e dinamica, potenzialmente disponibile a contribuire, come ha già fatto in passato.

Il momento per agire è ora

Come ha evidenziato l’INPS, il declino demografico ed economico è imminente: l’Italia ha solo quindici anni per invertire questa tendenza. Ignorare o rimandare il problema non porterà a una soluzione.

Ci auguriamo che il Governo, al di là delle dichiarazioni di circostanza, riconosca realmente il valore degli italo discendenti, che non devono essere considerati italiani di serie B, ma una parte integrante della nostra storia e un asset strategico per il futuro del Paese.

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