Investimenti: non si genera alpha seguendo il consensus

Al momento, l’economia globale sta crescendo quanto basta per evitare possibili preoccupazioni. L’economia dei consumi cinese continua a vacillare, con un impatto negativo sull’economia europea basata sulle esportazioni. I mercati emergenti, nel frattempo, offrono un quadro eterogeneo dal punto di vista economico, ma stanno comunque dimostrando di essere resilienti nel complesso di fronte all’incertezza globale,... Leggi tutto

Mar 18, 2025 - 17:40
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Investimenti: non si genera alpha seguendo il consensus

Al momento, l’economia globale sta crescendo quanto basta per evitare possibili preoccupazioni. L’economia dei consumi cinese continua a vacillare, con un impatto negativo sull’economia europea basata sulle esportazioni. I mercati emergenti, nel frattempo, offrono un quadro eterogeneo dal punto di vista economico, ma stanno comunque dimostrando di essere resilienti nel complesso di fronte all’incertezza globale, il che rende la salute della più grande economia del mondo (gli Stati Uniti) ancora più rilevante nell’attuale contesto. Fortunatamente, gli Stati Uniti, guidati dall’intelligenza artificiale e dagli investimenti in tecnologie e onshoring sostenuti da una politica fiscale aggressiva, si sono dimostrati eccezionali se visti sulla scena globale. Una buona notizia visto che una crescita globale “abbastanza favorevole”, ancorata agli Stati Uniti, funge da base per le azioni globali nonostante il flusso di notizie continuo e l’incertezza che ha accompagnato il secondo mandato del presidente Trump.

In questo contesto, ecco di seguito la view in ottica di investimento di Christopher Dillon, Fixed Income Investment Specialist di T. Rowe Price.

Scetticismo e opportunità nei mercati obbligazionari globali

È importante sottolineare che questa convinzione nella resilienza economica degli Stati Uniti ha permesso di mantenere una propensione verso i mercati del credito, che hanno registrato buone performance negli ultimi anni.

Questo vento favorevole derivante dalla solida performance del credito, se combinato con una prudente gestione della duration, può essere di supporto per gli investitori a reddito fisso. Un fenomeno da notare qui è che la reticenza del mercato nei confronti dell’economia statunitense, in un contesto di notevole incertezza, può essere vista come un’opportunità di andare contro il consensus.

Il consensus di mercato ora sembra credere in modo schiacciante nella forza inarrestabile dell’economia statunitense. Questo cambiamento nel consensus sta contribuendo a spingere gli spread nei settori a rischio a livelli storicamente bassi. In altre parole, alcune parti dei mercati statunitensi del reddito fisso (e azionario) sono ora “perfettamente prezzate”, il che lascia spazio a un approccio attivo al reddito fisso per mettere in discussione un tale entusiasmo sfrenato.

Inflazione statunitense: è davvero il caso di allarmarsi?

Il dato sull’inflazione statunitense di gennaio pubblicato il 12 febbraio è stato elevato, con un ritmo dello 0,4% su base mensile e del 3,3% su base annua. Sebbene questa inflazione possa sembrare allarmante in superficie e per un mercato che cerca conferme che potrebbero arrivare dei tagli dei tassi, l’owners equivalent rent (un fattore principale nel guidare le tendenze inflazionistiche elevate negli ultimi anni) si è stabilizzato. Nel frattempo, potrebbe esserci anche un elemento “stagionale” nei dati di gennaio. Saranno le proiezioni economiche di marzo della Fed e il nuovo “Dot Plot” a offrire l’opportunità di vedere oltre i preoccupanti risultati dell’inflazione di gennaio.

Fed Fund, in attesa delle prossime mosse della Banca Centrale

Con un’economia che cresce di oltre il 2%, un tasso di disoccupazione del 4,0% e un’inflazione dei consumi personali di base in un intervallo del target della Fed al 2,81%, l’economia statunitense sembra rappresentare, per ora, uno scenario “Goldilocks”. Per mantenere questo momento da “Riccioli d’oro”, la politica monetaria dovrebbe essere impostata verso il tasso neutro della banca centrale. Nel mondo meno globalizzato di oggi, il tasso neutrale dei Fed fund potrebbe essere del 3,75% o superiore. In questo contesto, prevediamo che la Fed rimarrà in attesa per la prima metà del 2025, ma ci aspettiamo comunque due tagli dei tassi di 25 punti base entro la fine di quest’anno.

Sebbene l’economia statunitense rimanga resiliente, il suo tasso di crescita sta attualmente decelerando. E mentre i consumi statunitensi rimangono positivi, sono emerse domande sui futuri tassi di variazione delle spese in conto capitale e della spesa fiscale. Si consideri la spesa fiscale negli Stati Uniti, ad esempio, dove l’amministrazione Trump sta cercando di ridurre la durata residua delle politiche guidate da Biden, come il CHIPS and Science Act, l’Inflation Reduction Act e l’Infrastructure Investment and Jobs Act, che saranno probabilmente sostituite dalle politiche dell’amministrazione Trump. A nostro avviso, la portata di tale transizione potrebbe non essere lineare.

Rendimento USA a dieci anni

Per ora, il rendimento dei Treasury USA a dieci anni sembra oscillare in un range approssimativo compreso tra il 4,40% e il 4,80%. Le future tendenze inflazionistiche metteranno alla prova questo range insieme all’offerta di Treasury. Per ora, i deficit USA rimangono in gran parte finanziati con l’emissione di buoni del Tesoro. Una volta che il dibattito sul tetto del debito, che si prevede imminente, sarà risolto a Washington D.C., un aumento dell’offerta di cedole in un momento di minore supporto da parte degli investitori esteri per questa asset class potrebbe anche mettere alla prova questo intervallo.

Politica monetaria divergente

Mentre la Fed è in attesa, i nostri economisti prevedono che la Banca Centrale Europea ridurrà in modo aggressivo il tasso di riferimento nei prossimi mesi. Inoltre, molti policymaker dei mercati emergenti dovranno considerare la potenziale volatilità valutaria quando definiranno la politica monetaria. Per questo motivo, oltre alla natura sempre meno globalizzata del panorama mondiale odierno, molti policymaker dei mercati emergenti si stanno muovendo a un ritmo diverso rispetto alla Fed.