Inflazione “transitoria”? La view di Swissquote
I mercati finanziari hanno reagito con sollievo alla recente decisione della Fed, che ha mantenuto invariato il tasso di riferimento, ha ridotto le previsioni di crescita e ha aumentato le prospettive di inflazione. Tuttavia, come sottolinea Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote, il presidente Jerome Powell ha descritto l’impatto dei dazi sull’inflazione come “transitorio”, segnalando... Leggi tutto

I mercati finanziari hanno reagito con sollievo alla recente decisione della Fed, che ha mantenuto invariato il tasso di riferimento, ha ridotto le previsioni di crescita e ha aumentato le prospettive di inflazione. Tuttavia, come sottolinea Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote, il presidente Jerome Powell ha descritto l’impatto dei dazi sull’inflazione come “transitorio”, segnalando la possibilità che la Fed continui con una politica monetaria accomodante per sostenere la crescita. Una delle mosse più rilevanti è stata la decisione di ridurre il ritmo del Quantitative Tightening (QT), allentando così le condizioni finanziarie.
Secondo Ozkardeskaya, la Fed ha quindi minimizzato l’impatto a lungo termine dell’inflazione mentre abbassava le sue previsioni di crescita. Il grafico a punti della Fed continua a indicare due tagli dei tassi previsti per quest’anno, e i future sui fondi federali mostrano una probabilità del 70% che il primo taglio avvenga già a giugno. Questo ha reso la decisione più accomodante del previsto.
Le reazioni sui mercati obbligazionari e azionari non si sono fatte attendere. I rendimenti dei Treasury a due anni sono scesi sotto il 4%, mentre quelli a dieci anni sono scesi sotto il 4,25%.
Sul fronte azionario, l’S&P 500 ha registrato un incremento superiore all’1%, il Nasdaq 100 ha guadagnato l’1,30% e il Dow Jones ha visto un aumento dello 0,93%. Anche i titoli a media capitalizzazione e il Russell 2000 hanno mostrato una crescita significativa, con quest’ultimo che ha guidato i guadagni con un balzo superiore all’1,50%.
Come osserva Ozkardeskaya, questi movimenti sono stati guidati dalla convinzione che la Fed manterrà il suo piano di allentamento, considerando ancora una volta “transitorio” il picco di inflazione dovuto ai dazi.
Nel mercato valutario, il dollaro USA ha mostrato un rimbalzo grazie alla posizione accomodante della Fed. Tradizionalmente, un orientamento più morbido della banca centrale indebolirebbe la valuta, poiché i rendimenti più bassi ne riducono l’attrattiva. Tuttavia, Ozkardeskaya evidenzia che, in questa fase, il prezzo del dollaro riflette le aspettative di crescita. Una Fed più accomodante stimola le aspettative economiche statunitensi, riduce il rischio di recessione e, di conseguenza, sostiene il dollaro USA.
Anche la Banca Centrale Europea (BCE) è sotto i riflettori. L’EUR/USD è sceso sotto il livello di 1,09, dopo che i dati sull’inflazione dell’Eurozona sono risultati inferiori rispetto alle previsioni di febbraio. Inoltre, la riduzione dei salari e dei costi del lavoro nel quarto trimestre aumenta le probabilità di un taglio dei tassi da parte della BCE, sebbene una pausa nella prossima riunione sembri più probabile a causa degli ingenti piani di spesa fiscale. Secondo Ozkardeskaya, nonostante queste prospettive, il miglioramento delle aspettative di crescita dell’Eurozona continua a sostenere l’euro rispetto al dollaro e alla sterlina, anche se l’apprezzamento potrebbe rallentare.
Infine, la Banca del Giappone (BoJ) ha mantenuto invariati i tassi, giustificando la scelta con le incertezze geopolitiche e commerciali. L’USD/JPY si è mantenuto vicino alla soglia di 150 prima di essere rapidamente venduto dopo l’annuncio della BoJ. Come spiega Ozkardeskaya, questa decisione indica che la BoJ non ha fretta di normalizzare la politica monetaria, un fattore che supporta le aspettative di crescita e la valuta giapponese.
In sintesi, la Fed ha sorpreso i mercati con una posizione più accomodante del previsto, la BCE si trova in una situazione di attesa, mentre la BoJ continua a mantenere un approccio prudente. Le decisioni delle banche centrali continueranno a influenzare i mercati globali, con il focus rivolto ai futuri tagli dei tassi e agli sviluppi macroeconomici.