Industria, febbraio ancora giù: flessione continua da 800 giorni
Alimentari, legno, carta. E poi stop. L’elenco dei settori in crescita evidenziati nelle tabelle Istat termina già qui, offrendo il senso immediato di un altro mese di sofferenza per la produzione industriale. In calo a febbraio per il 25esimo mese consecutivo su base tendenziale (-2,7%), frenata lunga ormai 800 giorni che si allarga anche al […] L'articolo Industria, febbraio ancora giù: flessione continua da 800 giorni proviene da Iusletter.

Alimentari, legno, carta. E poi stop. L’elenco dei settori in crescita evidenziati nelle tabelle Istat termina già qui, offrendo il senso immediato di un altro mese di sofferenza per la produzione industriale.
In calo a febbraio per il 25esimo mese consecutivo su base tendenziale (-2,7%), frenata lunga ormai 800 giorni che si allarga anche al confronto mensile (-0,9%), invertendo la rotta dopo il rimbalzo del primo mese dell’anno.
A livello di macro-comparti, nei dati diffusi dall’Istat solo l’energia è in progresso mentre altrove ci sono soltanto segni meno, con l’abisso di dieci punti di riduzione per l’area dei beni strumentali.
Macchinari e mezzi di trasporto sono infatti le aree più penalizzate, con discese rispettivamente del 9,7 e del 14%. Ma in riduzione a doppia cifra c’è anche l’area allargata del tessile-abbigliamento (quasi -13%) e frenate corpose si registrano anche per metallurgia, o ancora elettronica e chimica.
A pesare in negativo continuano ad essere le difficoltà di Stellantis: Anfia stima per gennaio-febbraio un output nazionale di 33mila vetture, un calo del 55% in termini di unità.
Per il solo mese di febbraio Istat registra una caduta produttiva del 33,5%. Calo che si estende alla componentistica, giù di 26 punti, ma che più in generale non risparmia ampie fette della meccanica. A partire da più tipologie di macchinari oppure dai trattori, che sperimentano riduzioni nell’ordine del 25-30%.
Le aree in controtendenza come detto sono ridotte, tra queste la siderurgia (non le fonderie, invece, che cedono quasi dieci punti) oppure la cosmetica, le biciclette. La miglior performance, segno dei tempi, è quella di armi e munizioni, con una crescita su base annua dell’84%.
Che tuttavia, alla luce di quanto accade nel mondo, difficilmente può essere classificata come una buona notizia a tutto tondo.
Dati, quelli sulla produzione, che in generale confermano le nubi che incombono sull’economia, all’interno di un quadro che resta complesso su più fronti e che ha portato Banca d’Italia a rivedere al ribasso le stime di crescita dell’Italia per il 2025, ridotte ora allo 0,6% anche per l’effetto-dazi, così come pochi giorni prima aveva indicato, in un’altra revisione al ribasso, il Centro Studi di Confindustria.
Un freno che arriva anche dal lato degli investimenti, i primi ad essere colpiti nelle fasi di incertezza, come capita ora.
Dubbi che nel caso dei bonus di Transizione 5.0 si aggiungono alle complessità procedurali e che portano finora ad un tiraggio minimo del plafond, con appena 691 milioni di credito d’imposta prenotati, cioè l’11%. Stasi che si riverbera nei dati Istat sui macchinari, in caduta di quasi dieci punti nel mese di febbraio in termini di produzione.
Debolezza del resto ben registrata anche nelle indicazioni qualitative, con gli indici Istat di marzo a rilevare una caduta secca nella fiducia dei consumatori, con arretramenti visibili in ogni categoria analizzata, un brusco calo di quattro punti che porta l’indice al livello più basso da novembre 2023. In discesa in particolare sono le attese sull’economia italiana, con un saldo tra ottimisti e pessimisti che si riduce di 15 punti rispetto al mese precedente: soltanto nel periodo più buio del Covid era andata peggio.
Fiducia limitata anche dal lato delle imprese, con l’indice a cedere oltre un punto, calo spiegato dalla manifattura e dai servizi. Limitata è ancora la spinta che in questa fase può arrivare dal nostro principale “cliente”, cioè la Germania, che a febbraio vede un nuovo arretramento della produzione industriale (giù del 4% su base annua), con previsioni 2025 che sono persino meno brillanti rispetto a quelle italiane. L’aspetto positivo, in attesa che si dispieghino i primi effetti dei dazi di Trump (al momento, ed è il caso di ribadire l’aspetto transitorio della situazione, le tariffe sull’auto parrebbero confermate), riguarda il comparto delle quattro ruote, con la produzione locale di Berlino che nei primi tre mesi dell’anno è in progresso del 5% a quasi 1,1 milioni di unità: si tratta di 18 volte la produzione italiana dello stesso periodo.
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