Inchiesta ultrà a Milano. Scattano altri sette arresti. C’è l’ex socio di Vieri e Maldini
Usura ed estorsione, il blitz dopo le rivelazioni dell’ex capo ultrà interista Beretta. Ai domiciliari l’imprenditore Mauro Russo: le mani sui parcheggi di San Siro.

Intercettazioni e testimonianze tratteggiano l’identikit da burattinaio del mondo di mezzo di San Siro. I trascorsi da leader della Nord negli anni Ottanta e la scalata al business dei parcheggi dello stadio, di cui avrebbe tenuto saldamente le redini prima di orchestrare nell’ombra l’arrivo dell’imprenditore Gherardo Zaccagni (facendosi pagare in nero con buste consegnate in un parcheggio). La società Go Old ’50 srl fondata nel 2003 con l’allora capitano del Milan Paolo Maldini e il bomber dell’Inter Christian Vieri (entrambi estranei ai fatti) e il boom delle magliette bianche con un cuore rosso stilizzato e il marchio "Sweet Years".
Ieri Mauro Russo, 66 anni, è finito ai domiciliari con l’accusa di aver estorto circa 60mila euro in due anni a Zaccagni per conto di Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta, facendo leva sulla capacità intimidatoria dei capi ultrà e sul curriculum da uomo legato alla criminalità organizzata di Pino Caminiti (descritto a verbale da Zaccagni come uno che aveva "rapporti di estrema familiarità con Ausilio, Marotta e numerosi calciatori"). È l’ennesima puntata dell’operazione "Doppia Curva", che il 30 settembre ha smantellato i vertici del tifo organizzato rossonerazzurro. Un romanzo criminale sull’indotto nero del Meazza di cui evidentemente non è stato ancora scritto il finale. Oltre a Russo, sono stati arrestati altri sei: Francesco Intagliata, in cella per aver cercato di farsi dare 31.500 euro da due imprenditori interessati ad acquisire la storica società lodigiana del Fanfulla; Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio e Davide Scarfone, che, insieme al defunto Bellocco, avrebbero prestato soldi a un imprenditore comasco a tassi stratosferici che andavano dal 365% all’803%, secondo i calcoli della Guardia di finanza; Carmelo Montalto, che, per favorire il clan di Rosarno, avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per 203.553 euro; e Domenico Sità, che, stando a quanto accertato dagli investigatori della Squadra mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, avrebbe minacciato Beretta ("Sappiamo dove abiti, sappiamo che i tuoi figli...") per spingerlo a rinunciare agli introiti del merchandising garantiti dal negozio "We are Milano". Nel capitolo dell’ordinanza dedicata a Scarfone, emerge una vicenda che per il gip Domenico Santorio rappresenta un "significativo elemento di prova" di un "rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della Nord", tra cui Bellocco, "e la società interista".
L’11 novembre 2023, Bellocco avrebbe detto a Scarfone, amministratore unico di QFort Como srl, che a un evento della multinazionale che produce infissi (non coinvolta) da lui organizzato, avrebbe potuto partecipare Javier Zanetti (estraneo alle indagini), grazie "all’opera di convincimento di Beretta". Il 17 novembre, il vicepresidente interista avrebbe "effettivamente" preso parte all’iniziativa, su "espressa volontà di Bellocco", per far fare una "bella figura" a Scarfone. Quest’ultimo si sarebbe vantato del fatto che l’ex giocatore argentino lo aveva elogiato "davanti a 400 persone". E Bellocco, poi, disse di aver ricevuto un messaggio da Zanetti, dicendo entusiasta a Scarfone: "Andiamo a mangiare da lui un giorno di questi...".