Conclave, il vero trionfatore degli Oscar 2025: un thriller che svela il mistero del potere | Recensione

Il film Conclave arriva su sky cinema, la nostra recensione di uno dei film più belli della stagione.

Mag 6, 2025 - 10:18
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Conclave, il vero trionfatore degli Oscar 2025: un thriller che svela il mistero del potere | Recensione
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Mentre la notte degli Oscar 2025 ha visto trionfare Anora, il vero vincitore morale ed estetico è senza dubbio Conclave, il film diretto da Edward Berger che arriva su Sky. Una pellicola che meriterebbe la scomunica per l’Academy vista l’ingiustizia di non aver ricevuto alcuno dei premi principali, nonostante abbia conquistato quello per la miglior sceneggiatura non originale, grazie all’adattamento di Peter Straughan dall’omonimo bestseller di Robert Harris.

Conclave è una pellicola scritta con una precisione millimetrica, diretta con la sapienza del grande cinema europeo, e recitata con una tale intensità nonostante la sacralità del tema. Non è un semplice thriller politico in abito talare, ma un’operazione cinematografica che scava in profondità nei meccanismi di potere e spiritualità che muovono la Chiesa cattolica nel momento più delicato della sua storia: l’elezione del nuovo Papa. Il risultato è un’opera magnetica, dove ogni scena è parte di un disegno più grande, come un mosaico che si compone lentamente davanti agli occhi dello spettatore, conducendolo verso un finale che lascia senza fiato.

Conclave: un cast straordinario al servizio di un grande thriller spirituale

A fare da perno a questa vicenda è il cardinale Thomas Lawrence, interpretato da un Ralph Fiennes ispiratissimo. L’attore britannico offre una delle prove più potenti della sua carriera, incarnando con misura, carisma e tormento un uomo devoto e insieme profondamente umano, alle prese con il peso di un segreto che potrebbe cambiare per sempre il volto della Chiesa.

Accanto a lui, quattro cardinali in corsa per il soglio pontificio: Stanley Tucci è l’americano progressista Aldo Bellini; John Lithgow il canadese Joseph Tremblay, figura moderata e riflessiva; Sergio Castellitto presta volto e intensità al tradizionalista italiano Goffredo Tedesco; Lucian Msamati è il conservatore nigeriano Joshua Adeyemi. Ognuno di loro rappresenta non solo una diversa opzione teologica e politica, ma anche un volto distinto del mondo contemporaneo.

Ma il vero cuore segreto del film è Suor Agnes, la monaca interpretata da una sorprendente Isabella Rossellini. In una delle sue performance più intense e carismatiche, Rossellini dà vita a un personaggio centrale più per il suo valore simbolico che per la quantità di tempo in scena. La sua presenza silenziosa ma determinante evoca certe figure archetipiche del cinema: una presenza che, come Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti, guida lo spettatore e orienta il mistero verso la sua esplosione finale. Non a caso la sua candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista è tra le più meritate dell’anno: profondità, rigore e magnetismo assoluto.

Il regista Edward Berger, già premio Oscar per All Quiet on the Western Front, costruisce con mano sicura un’atmosfera carica di tensione, claustrofobica e insieme solenne. I corridoi vaticani diventano teatri di intrighi, sussurri, rivelazioni. Mai però l’opera scivola nel sensazionalismo: Berger sa che il vero scandalo non è ciò che si vede, ma ciò che si cela dietro i rituali millenari del Conclave. Il film si muove con grazia tra spiritualità e geopolitica, fede e ambizione, misticismo e realpolitik.

La recensione del film Conclave: la chiave di un thriller avvincente e sofisticato

La grandezza di Conclave risiede anche nella sua struttura narrativa: un thriller costruito con intelligenza, dove il ritmo non perde mai mordente e ogni scena aggiunge un tassello essenziale. Il climax è perfetto: non solo sconvolge, ma costringe a rileggere l’intera vicenda sotto una nuova luce. In un’epoca in cui il cinema spesso sacrifica contenuto e profondità in favore dell’effetto immediato, Conclave dimostra che la scrittura autentica, solida e sofisticata resta l’anima del grande cinema. Come spesso si ricorda: puoi essere il più grande regista del mondo, ma senza scrittura e attori, i film non si fanno. E qui entrambi toccano l’eccellenza.

Non sorprende quindi che la sua uscita in prima TV arrivi proprio alla vigilia di un nuovo Conclave reale, in una coincidenza che ha il sapore di una strategia geniale, pur non essendolo. Mentre il mondo si interroga sul futuro della Chiesa cattolica, Conclave offre una lente drammaturgica potente per riflettere su cosa significhi davvero essere erede di Pietro, e su quanto la spiritualità – spesso smarrita tra liturgie e interessi – abbia bisogno oggi più che mai di essere riscoperta.

La scelta di Sky Cinema di proporre il film proprio in questi giorni assume così i contorni di un evento mediatico vero e proprio. Il pubblico potrà confrontare realtà e finzione, riconoscere nella narrazione del film dinamiche autentiche, simboli, allusioni e parallelismi inquietanti e attuali. Un’opera che scuote, interroga e coinvolge. Un film che dimostra come il cinema, quando osa raccontare con onestà, possa ancora parlare dell’uomo, della fede, del potere e del mistero con intelligenza, poesia e tensione. Che l’Academy non abbia avuto il coraggio di premiarlo come miglior film dice molto più sulla mediocrità di certi premi che sulla qualità dell’opera. Ma per fortuna, la Storia – e il pubblico – sanno ancora riconoscere il vero cinema. E Conclave lo è, senza ombra di dubbio.