Inchiesta curva dell’Inter, estorsioni sui parcheggi e “familiarità con Ausilio e Marotta”: il verbale
Dentro e fuori lo stadio Meazza l’estorsione per anni è stata ambientale e in pieno stile mafioso. Chiunque volesse gestire i parcheggi, ma non solo, doveva pagare il pizzo ai capi della curva Nord dell’Inter. Che fosse l’imprenditore Gherardo Zaccagni o chiunque altro. Lo spiega il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro che ha […] L'articolo Inchiesta curva dell’Inter, estorsioni sui parcheggi e “familiarità con Ausilio e Marotta”: il verbale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Dentro e fuori lo stadio Meazza l’estorsione per anni è stata ambientale e in pieno stile mafioso. Chiunque volesse gestire i parcheggi, ma non solo, doveva pagare il pizzo ai capi della curva Nord dell’Inter. Che fosse l’imprenditore Gherardo Zaccagni o chiunque altro. Lo spiega il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro che ha disposto sette misure cautelari per diverse estorsioni alcune aggravate dal metodo mafioso per aver favorito la cosca Bellocco.
Sono dunque alcuni passaggi del giudice, già firmatario della maxi-ordinanza Doppia curva, a sollevare, per la prima volta, il velo sulla vera natura dell’ex direttivo della curva Nord già composto da Andrea Beretta, Marco Ferdico e Antonio Bellocco. Del resto, scrive il gip, “considerata la famelica attenzione degli esponenti della curva rispetto ad ogni potenziale ritorno economico di qualsiasi attività connessa allo stadio, la dazione periodica di denaro appare una sorta di corrispettivo per avere Zaccagni occupato, con la propria azienda uno dei campi di azione degli ultras”. E cioè i parcheggi “uno dei molteplici settori remunerativi legati a San Siro”. Per questo “era, pertanto, dovuto ai capi della curva un contributo, quale corrispettivo della tranquillità nella gestione del servizio”. Insomma una “tassa per la tranquillità” o più banalmente un semplice “costo aziendale”, circa 4mila euro al mese.
Naturalmente Zaccagni, che in questo caso risulterà vittima dell’estorsione ambientale, per entrare nell’affare parcheggi ha avuto bisogno di alcuni fiduciari della Nord e cioè Pino Caminiti e i fratelli Russo, Aldo e Mauro, quest’ultimo storica figura dello stadio già in affari con i calciatori Bobo Vieri e Paolo Maldini. Di Caminiti, Zaccagni spiegherà: “Caminiti l’ho assunto per fare argine nei confronti della curva: lui era per me l’interlocutore con la curva, che mi evitava problemi. Caminiti era estremamente introdotto nel mondo Inter, sia lato curva, sia lato società. Era in rapporti di estrema familiarità con Ausilio (Piero, ds dell’Inter, ndr) , che si occupa di calcio mercato nell’Inter, con Marotta (Giuseppe, presidente dell’Inter, ndr), con numerosi calciatori”. Sia Marotta che Ausilio, è bene precisarlo, non sono indagati.
Intercettato Zaccagni riferisce di un colloquio proprio con Mauro Russo: “Ho detto Mauro, io non voglio casini con la curva e lui mi ha presentato i vecchi capi, Wally, Corrado e quell’altro Vittorio (Boiocchi) consigliandomi: dai 1.000 per la coreografia che non ti rompono il cazzo. Io glieli davo a Pino (Giuseppe Caminiti) e Pino li dava a chi cazzo voleva, se poi lui se li teneva e non li dava che cazzo ne so”. Chiosa il giudice: “Si tratta di una condotta che evoca meccanismi operativi propri della criminalità mafiosa, capace di imporre il pizzo per la tranquillità nei territori in cui opera: allo stesso modo, la criminalità organizzata celata dietro il paravento della curva Nord impone il pagamento di un prezzo per la tranquillità in quello che è il suo territorio, lo stadio. Si è, insomma, al cospetto di una forma di estorsione ambientale” che deriva “dalle capacità minatorie di cui i capi della curva erano intrinseci portatori soprattutto per la posizione rivestita quali apicali esponenti degli ultras della tifoseria dell’Inter”. Sono infatti moltissime “le conversazioni che denotano la carica intimidatrice di cui Beretta e Boiocchi, quali capi della Curva, erano portatori”.
È proprio Zaccagni, per la prima volta, a raccontare in presa diretta l’estorsione ambientale: “Gestisco la parte finanziaria della società che si occupa del parcheggio degli stadi, cioè Kiss&Fly S.r.l., con questa società effettivamente abbiamo fatto una parte di nero che quantifico in circa il 10%. Queste somme di nero in contanti io le uso sostanzialmente per pagare i servizi attinenti allo stadio: in particolare pago una parte dello stipendio in nero a Mauro e Aldo Russo, nonché una parte dello stipendio di Caminiti. Quando parlo di stipendio di Caminiti, in queste somme che gli do, comprendo anche le somme che poi erano destinate a Boiocchi”.
Zaccagni continua: “I primi consigli me li ha dati Mauro Russo. Una delle mie preoccupazioni è stata quella di non aver alcun tipo di ingerenza da parte della curva Nord, in quanto era notorio nell’ambiente che i parcheggi erano in qualche modo appannaggio di esponenti della curva (…). Un giorno, presso il ristorante Ribot ci siamo incontrati io, Mauro Russo, Wally, tale Corrado (questi ultimi due appartenenti alla curva), Boiocchi, Pino Caminiti e Reiner. In questa occasione mi è stato più o meno ventilato il seguente discorso: se volevo gestire i parcheggi dello stadio e non avere fastidi, avrei dovuto assumere qualche persona indicata da loro, cioè dalla curva Nord (…) nonché contribuire in qualche modo alle coreografie dello stadio (…). Russo e Caminiti mi hanno detto che se volevo stare tranquillo dovevo dare una certa somma a Pino e poi lui se la sarebbe vista con la curva. Quando ho chiesto l’ammontare di quanto avrei dovuto dare i due mi hanno detto 4mila euro al mese per nove mesi, cioè per la durata del campionato e questa somma serviva per non avere alcuna ingerenza della curva nella gestione dei parcheggi”.
L’accordo si trova e Zaccagni inizia a lavorare. Poi il 7 dicembre 2022 ilfattoquotidiano.it pubblica un articolo sugli affari criminali che riguardano Caminiti. A quel punto Zaccagni è costretto ad allontanare Caminiti, il cui rientro successivo, secondo il verbale dell’imprenditore, sarà chiesto addirittura dall’addetto alla sicurezza dell’Inter, l’ex carabiniere Gianluca Cameruccio. Spiega infatti Zaccagni: “Una sera, dopo una partita, vi è stata una sorta di irruzione dei componenti della curva nei parcheggi sotterranei e nessuno è riuscito a fermarli. Erano presenti Mauro e Aldo Russo. Cameruccio (responsabile sicurezza Inter) si è avvicinato ad Aldo e Mauro Russo, dicendo che non sarebbe stato male forse far ritornare Pino Caminiti, in quanto unico in grado di porre argine a queste situazioni. Questa circostanza mi è stata riferita direttamente da Mauro Russo e da Daniele Gilli. L’ho riferito per farle capire l’importanza che aveva Caminiti nella gestione del sotterraneo dello stadio”.
Mauro Russo risulta essere il grande consigliere di Zaccagni. Tanto da svelare come era iniziata, anni fa, la sua ascesa nel business dello stadio. Dice Russo intercettato: “Chi ha inventato come si fa questo cazzo di stadio? I parcheggi solo io e lo sanno tutti. Io ho inventato i pass, i mica pass, addirittura avevo l’accordo col Comune che metteva le telecamere e chi non mi pagava il pass, pigliava le multe! Mi ero comprato anche l’Assessore”. Zaccagni pare imitarlo, corrompendo, seconda la Procura di Milano, il consigliere regionale Manfredi Palmeri, il quale, oltre che politico, è un dirigente della società Mi-Stadio che ha in concessione dal comune la gestione di tutte le aree dello stadio e dunque anche i parcheggi.
Zaccagni: “Manfredi Palmeri, gli ho corrisposto utilità, tra cui un servizio di volantinaggio attraverso i miei dipendenti in occasione della campagna elettorale regionale del 2023, la fotografia di un autore cinese del valore di circa 10mila euro. Tutto ciò affinché Palmeri perorasse la mia causa nei vari settori in cui lui era inserito e in particolare nell’ambito dei parcheggi. Palmeri era Mi-Stadio e nel suo ruolo istituzionale mi ha anche presentato il presidente della Federterme. Faccio inoltre presente che Palmeri ha anche officiato le mie nozze. In buona sostanza ho fornito queste utilità a un politico perché lui facesse una sorta di endorsement nei miei confronti nei settori di sua competenza che potevano interessarmi”.
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