Il gigante nascosto del Tirreno meridionale Nel cuore del
Mar Tirreno meridionale, a circa
140 chilometri a nord della Sicilia e a
circa 150 chilometri dalle coste della Calabria e della Campania, si trova il più esteso
vulcano sottomarino d’Europa:
Marsili. Questo colosso sommerso, lungo circa
70 chilometri e largo
30, si innalza dal fondale per oltre
3.000 metri, arrivando con la sua sommità a circa
500 metri sotto il livello del mare. Scoperto negli anni ’20 del Novecento, il Marsili ha attirato l’interesse crescente della comunità scientifica, soprattutto per il suo
potenziale vulcanico ancora poco conosciuto dal grande pubblico ma
oggetto di studio intensivo da parte della geologia italiana.
Caratteristiche geologiche del Marsili Il
Marsili fa parte dell’arco vulcanico delle
Eolie, un’area fortemente attiva dal punto di vista tettonico e vulcanico, derivante dalla subduzione della
placca africana sotto quella euroasiatica. Questo processo ha dato origine a un mosaico di strutture vulcaniche, sia emerse che sommerse, distribuite nel bacino tirrenico meridionale. Secondo quanto riportato dall’
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Marsili è un
vulcano di tipo basaltico, composto in prevalenza da lave basaltiche alcaline e andesiti, materiali tipici dei vulcani situati in contesti di arco insulare. La sua struttura è composta da
una serie di crateri sommitali,
fratture laterali e
sistemi di faglie, che rivelano una storia geologica complessa e ancora attiva. Un documento fondamentale che ne descrive la struttura e la potenziale pericolosità è il
rapporto di sintesi pubblicato da INGV nel 2010, disponibile qui: https://www.ingv.it/it/stampa-e-urp/archivio-news/1835-marsili-vulcano-attivo-sottomarino-nel-tirreno
Stato attuale di attività e monitoraggio A differenza dei più noti
Stromboli,
Vulcano ed
Etna, il
Marsili non mostra eruzioni documentate nella storia recente, ma
i segnali geofisici e
geochimici registrati nel corso degli anni indicano una
sorgente magmatica attiva. Nonostante l’assenza di eruzioni visibili,
il vulcano non è dormiente, bensì
attivo, come riconosciuto dalla comunità scientifica e dai rapporti dell’INGV. Tra gli indicatori principali di attività si registrano:
- Anomalie termiche e idrotermali nei pressi della sommità.
- Presenza di gas vulcanici, come anidride carbonica e idrogeno solforato, rilasciati attraverso fumarole sottomarine.
- Micro-sismicità localizzata, spesso associata a movimenti magmatici profondi o a fratturazioni della crosta.
Nel 2006, grazie a una spedizione oceanografica condotta dal CNR e da INGV, furono identificati
depositi di zolfo, manganese e ferro, prova dell’intensa attività idrotermale in corso. I dati furono poi raccolti in una pubblicazione del progetto TYRREX, accessibile attraverso il portale del CNR: https://www.cnr.it/it/news/4653/marsili-un-vulcano-sotto-controllo
Rischi associati a una potenziale eruzione Sebbene al momento non vi siano segnali premonitori di un’eruzione imminente,
l’eventualità non può essere esclusa, soprattutto alla luce della dinamica attiva della regione. Le conseguenze di una possibile eruzione potrebbero essere
importanti, soprattutto se accompagnate da
frane sottomarine, come ipotizzato in uno studio del geofisico
Enzo Boschi, ex presidente INGV. Secondo quanto riportato in un articolo scientifico pubblicato sulla rivista
Marine Geology nel 2011, intitolato
“Submarine landslides and tsunami hazard at Marsili seamount”, una
frana laterale del fianco del vulcano potrebbe generare
un maremoto capace di colpire le coste tirreniche in meno di un’ora. Link all’articolo: https://doi.org/10.1016/j.margeo.2011.01.001 Le aree a rischio includerebbero:
- Calabria tirrenica
- Costiera amalfitana
- Golfo di Napoli
- Isole Eolie
- Sicilia nord-orientale
La modellazione geofisica suggerisce che
onde di tsunami alte fino a 20 metri potrebbero colpire tratti di costa scarsamente preparati ad affrontare simili eventi, come evidenziato anche in uno studio pubblicato da ISPRA nel 2013: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/tsunami-sulle-coste-italiane
Ipotesi eruttive e scenari possibili Un’
ipotetica eruzione del Marsili, secondo quanto descritto nei modelli dell’INGV e del CNR, potrebbe verificarsi attraverso
una fuoriuscita di lava dal cratere sommitale, accompagnata da
emissioni di gas vulcanici e possibili
frane laterali. Le dinamiche sarebbero simili a quelle osservate in altri vulcani sottomarini, come il
Kick ‘em Jenny nei Caraibi. Le fasi eruttive previste comprenderebbero:
- Accumulo magmatico profondo, rilevabile attraverso sismicità crescente.
- Fratturazione della crosta sovrastante, con formazione di nuove vie di risalita del magma.
- Eruzione sottomarina effusiva, accompagnata da degassamento intenso.
- Possibile collasso gravitazionale di una porzione del fianco vulcanico, con conseguente frana e formazione di onde anomale.
Questi scenari sono stati simulati in dettaglio nel progetto europeo
EMSO (European Multidisciplinary Seafloor and water column Observatory), che gestisce una rete di osservatori sottomarini attivi nel Tirreno. Maggiori dettagli: http://www.emso-eu.org/
Sorveglianza e strumenti tecnologici Il
Marsili è oggi
costantemente monitorato grazie a una
rete di boe, sismometri e sensori geochimici, parte del progetto
EMSO-Italia. Le missioni condotte con robot sottomarini (ROV) e sommergibili automatizzati hanno permesso di
mappare in alta risoluzione la struttura del vulcano e di raccogliere
campioni di gas e sedimenti. Dal 2018 è inoltre operativo il sistema
Marsili Project, sviluppato in collaborazione tra INGV, CNR e Università di Napoli Federico II, con lo scopo di integrare i dati sismici e geochimici in un
modello predittivo tridimensionale. I dati in tempo reale sono accessibili agli enti di protezione civile, che li utilizzano per la
pianificazione delle emergenze costiere. Ulteriori aggiornamenti sono disponibili tramite la pagina ufficiale INGV dedicata al monitoraggio sottomarino: https://www.ingv.it/it/monitoraggio-e-sorveglianza/vulcani/vulcani-sottomarini
Un vulcano “silente”, ma da non sottovalutare Il Marsili, pur non avendo mai eruttato in epoca storica, rappresenta un
punto critico della geodinamica del Mediterraneo centrale. La sua
dimensione colossale, unita alla
difficoltà di monitoraggio continuo dovuta alla sua posizione sommersa, impone una
vigilanza costante e multidisciplinare. Le più recenti ricerche evidenziano come l’attività del Marsili sia tutt’altro che cessata, e come una sua eventuale eruzione, per quanto rara, non sia da escludere nel medio-lungo termine. In uno scenario di mutamento climatico e aumento dell’urbanizzazione delle coste tirreniche,
la conoscenza scientifica del Marsili diventa un fattore chiave per
la sicurezza di milioni di persone che vivono lungo il perimetro del Tirreno meridionale.
Il vulcano sottomarino Marsili e la sua potenziale eruzione. Conseguenze