Il terrore dei media Usa: “Le politiche commerciali di Trump sono un assist per la Cina”
È davvero presto per dire quali effetti avranno i dazi annunciati dalla Casa Bianca. Se Trump vincerà la sua scommessa di riportare produzioni ed occupazione negli Usa, senza stravolgere troppo l’economia o se la reazione internazionale sarà sufficientemente forte da infliggere anche a Washington colpi che superano ipotetici vantaggi. È probabile che nell’immediato qualche risultato […] L'articolo Il terrore dei media Usa: “Le politiche commerciali di Trump sono un assist per la Cina” proviene da Il Fatto Quotidiano.

È davvero presto per dire quali effetti avranno i dazi annunciati dalla Casa Bianca. Se Trump vincerà la sua scommessa di riportare produzioni ed occupazione negli Usa, senza stravolgere troppo l’economia o se la reazione internazionale sarà sufficientemente forte da infliggere anche a Washington colpi che superano ipotetici vantaggi. È probabile che nell’immediato qualche risultato Trump lo porti a casa ma, in prospettiva, le cose cambiano. Sono le principali testate economiche statunitensi a sottolineare il vero rischio: politiche Usa conflittuali nei confronti del resto del mondo non faranno altro che rafforzare il ruolo globale della Cina.
“I dazi di Donald Trump si tradurranno in costi più elevati per le aziende e i consumatori americani e in una “graduale erosione della competitività americana”, scrive il board editoriale del Wall Street Journal, testata tradizionalmente conservatrice. La nuova politica commerciale di Trump metterà fine alla leadership economica americana: “Trump ha adottato una visione più mercantile del commercio e dell’interesse personale degli Stati Uniti. Il risultato sarà probabilmente ogni nazione per sé”, osserva il principale quotidiano economico statunitense.
Il Wall Street Journal evidenza quindi mettendo in evidenza come i dazi sono un’opportunità per la Cina “per usare il suo ampio mercato per corteggiare gli alleati americani. Corea del Sud e Giappone sono i primi obiettivi, ma l’Europa è sulla lista della Cina. I legami commerciali più stretti con la Cina e i dubbi sull’accesso al mercato statunitense, renderanno questi paesi meno propensi ad unirsi agli Stati Uniti per imporre controlli sulle esportazioni di tecnologia alla Cina o per vietare il prossimo Huawei”.
Non molto diversa l’analisi che pubblica la testata economico – finanziaria Bloomberg. “La decisione di Donald Trump di aumentare i dazi su quasi tutti i paesi darà un duro colpo all’economia cinese. Ma sta anche offrendo a Xi Jinping una rara opportunità di approfondire le relazioni a tutto campo, anche con i principali alleati degli Stati Uniti in Asia ed oltre”, si legge.
Bloomberg ricorda come i funzionari cinesi si stiano già coordinando con le altre nazioni. Intervenendo giovedì alla Borsa di Londra in occasione del lancio della prima emissione di obbligazioni sovrane verdi della Cina, il vice ministro delle Finanze Liao Min, ha presentato l’emissione come dimostrazione dell’impegno di Pechino verso una più profonda integrazione con il mercato internazionale. “Il protezionismo non funziona, non è una soluzione“, ha affermato. “La Cina e il Regno Unito comprendono i vantaggi della globalizzazione, che sono ancorati alla solida base della cooperazione”.
Finora Pechino ha risposto con cautela ai primi round di tariffe di Trump, adottando un approccio più strategico rispetto alla prima guerra commerciale, poiché l’economia cinese sta affrontando una fase di difficoltà. Ma è possibile che ora le cose cambino. Xi Jinping si appresta a visitare Cambogia e Vietnam, due dei paesi più colpiti dai dazi di Trump. Probabilmente porterà un messaggio di stabilità economica ai paesi che in precedenza erano stati attenti a bilanciare i legami tra le maggiori economie del mondo.
“Una cosa è diventata sempre più chiara: questa amministrazione statunitense sotto Donald Trump considera la coercizione economica semplicemente come una strategia vincente”, si legge in un duro editoriale dell’agenzia statale cinese Xinhua, ripreso dal Quotidiano del Popolo, secondo cui “le concessioni possono solo incoraggiare la propensione al bullismo” del presidente Usa.
Naturalmente qualsiasi risposta a Washington sarebbe più efficace se coordinata, allineando le posizioni europee con quelle di Cina, Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Vietnam. Dopo il supporto a Mosca nella guerra in Ucraina e con mire crescenti su Taiwan, l’Unione europea mantiene un atteggiamento diffidente verso Pechino. Tuttavia diversi leader spingono per un approccio più collaborativo e, nelle scorse settimane, anche Ursula von der Leyen ha espresso una volontà in questo senso. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez visiterà la Cina e il Vietnam la prossima settimana.
“I dazi di Trump avvicineranno i partner commerciali a spese degli Stati Uniti”, ha affermato Henry Wang Huiyao , fondatore del gruppo di ricerca Center for China and Globalization di Pechino. “La mossa di Trump spingerà l’80% della popolazione mondiale o dell’economia a commerciare di più tra loro, e isolerà gli Stati Uniti”, ha detto Wang.
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