“Il signor Nessuno contro Putin”, documentario dalle riprese amatoriali di un insegnante russo di provincia

Pavel "Pasha" Talankin, protagonista e co-autore del film Mr. Nobody vs. Putin del documentarista danese David Borenstein, ha fatto questo. L'articolo “Il signor Nessuno contro Putin”, documentario dalle riprese amatoriali di un insegnante russo di provincia proviene da Globalist.it.

Mag 4, 2025 - 18:54
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“Il signor Nessuno contro Putin”, documentario dalle riprese amatoriali di un insegnante russo di provincia


Un film documentario che nasce come nel racconto di Amateur, il celebre film di Krzysztof Kieślowski. Ambientato nella realtà del tardo comunismo, mostrava la metamorfosi del protagonista che emerge dal bozzolo sicuro della sua vita privata e apre gli occhi sul male. Al centro di questa trasformazione è la macchina fotografica che Filip Mosz (il brillante Jerzy Stuhr) – fornitore di uno stabilimento industriale vicino a Cracovia – compra per il compleanno di sua figlia per registrare e raccontare solo la vita familiare. Non sospetta ancora che lei lo userà per fare film per squarciare il sipario sulla vita di facciata nella Repubblica Popolare di Polonia.

Pavel “Pasha” Talankin, protagonista e co-autore del film Mr. Nobody vs. Putin del documentarista danese David Borenstein, ha fatto questo. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival, dove ha vinto il World Cinema Documentary Special Jury Award.

Lui, Pasha, da dilettante, con la sua macchina fotografica, registra la vita quotidiana della scuola elementare dove lavora come pedagogo. La storia si svolge nella città di Karabash, negli Urali, costruita attorno a una miniera di rame che avvelena tutto e tutti. A Karabash l’aspettativa di vita media è di soli 38 anni. E Karabash è una metafora della Russia tossica, dove le persone cercano di sopravvivere in qualche modo e di costruirsi una comfort zone.

Anche Pasha sta cercando di sopravvivere. La sua comfort zone è l’aula di una scuola dove organizza laboratori di cinema per i giovani. Insieme registrano video musicali, scherzano, discutono e festeggiano i compleanni. La scuola per Pasha è quella famiglia che non ha, ma anche una piccola isola di libertà in un regime scolastico poco propenso alla libertà di espressione.

Tutto cambia a febbraio 2022, con lo scoppio della guerra, con l’invasione dell’Ucraina. Pasha viene incaricato di filmare lezioni di propaganda sul patriottismo. Attraverso l’obiettivo, lo stesso Pasha – e chi in seguito vedrà il documentario realizzato con quelle riprese – osserva come la guerra entri lentamente anche nella vita di una scuola: dalla recitazione di poesie patriottiche, passando per le lezioni durante le quali gli insegnanti spiegano ai bambini che l’Ucraina è governata dai nazisti, per finire alle esercitazioni nel corridoio della scuola con gare di lancio di granate.

Tutto questo inizialmente suscita più risate che orrore: l’insegnante non riesce a pronunciare la parola “denazificazione”, ed è il cameraman che deve aiutarla.

Lentamente, ma inesorabilmente, le cose cambiano. Pasha si rende conto che sta diventando parte della macchina della propaganda. Oltre alle lezioni dimostrative, deve anche filmare le manifestazioni a favore della guerra, le marce per il Giorno della Vittoria, le auto contrassegnate dalla lettera “Z”, il segno della famigerata “operazione militare speciale”, come Mosca chiama l’aggressione contro l’Ucraina.

Pasha prova a protestare, appende una bandiera contro la guerra. Gesti – si rende conto – che non possono cambiare nulla.

La svolta arriva quando al protagonista viene offerto di partecipare a un documentario occidentale su come la guerra cambia la vita delle persone in Russia. Da osservatore passivo, diventa il regista di un “documentario smascherante”, realizzato con quel materiale di cronaca scolastica. Da quel momento in poi, il film cessa di essere una registrazione delle assurdità della propaganda, e si trasforma in un’analisi della militarizzazione della società russa.

Pasha mostra l’abisso in cui sta scivolando la comunità. E in questo abisso vengono trascinati i bambini, ai quali viene imposto il lugubre cerimoniale di indossare uniformi e imparare a usare le armi. Pasha arriva a filmare un incontro con i mercenari della Wagner che danno ai bambini una mina antiuomo da maneggiare. È a quel punto che l’insegnante focalizza che i suoi studenti prima o poi finiranno al fronte e torneranno a Karabash dentro bare zincate.

Questa consapevolezza è il cuore addolorato del film: ecco le foto dell’addio dei ragazzi mobilitati nell’esercito e il pianto della madre di uno di loro durante il funerale. Momenti indimenticabili. La macchina fotografica cattura, in profondità, anche un clima di completa passività. Karabash non è Mosca, non è San Pietroburgo: “Qui nessuno protesta contro la guerra, nessuno oserebbe farlo”.

Mr. Nobody vs. Putin ci fa capire quanto velocemente le persone si adattino alle condizioni di guerra. Per sopravvivere, fingono lealtà e impegno, e allo stesso tempo diventano cauti, attenti a ciò che dicono, si chiudono nella loro vita privata.

Pasha, alla fine dell’anno scolastico, coglie che deve lasciare il Paese. Prima di andarsene, proprio come il protagonista di The Amateur, punterà la telecamera su se stesso per confessare il suo difficile amore per la terra d’origine che è costretto a lasciare.


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