Il riarmo europeo è una pazzia: non deve guidarci l’affarismo ma la Costituzione

Donald Trump, il giorno del suo insediamento alla Casa bianca, ha parlato dell’avvento di “una nuova era”, e ha esaltato la potenza degli Stati Uniti (la cui bilancia commerciale, comunque, non è stata mai così vistosamente in deficit), e del suo programma imperialista che prevede la trasformazione del Canada in uno Stato membro degli Usa, […] L'articolo Il riarmo europeo è una pazzia: non deve guidarci l’affarismo ma la Costituzione proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 5, 2025 - 15:24
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Il riarmo europeo è una pazzia: non deve guidarci l’affarismo ma la Costituzione

Donald Trump, il giorno del suo insediamento alla Casa bianca, ha parlato dell’avvento di “una nuova era”, e ha esaltato la potenza degli Stati Uniti (la cui bilancia commerciale, comunque, non è stata mai così vistosamente in deficit), e del suo programma imperialista che prevede la trasformazione del Canada in uno Stato membro degli Usa, la riconquista di Panama e l’annessione della Groenlandia. Egli inoltre, in questo e negli altri suoi discorsi, ha sempre posto in evidenza la sua decisione di stipulare un accordo con la Russia per la “pace in Ucraina”, precisando che questo trattato di pace sarebbe firmato da Stati Uniti e dalla Russia, con esclusione esplicita dell’Unione Europea e della direttamente interessata Ucraina.

E tutto ciò in base al convincimento, che è invero l’opposto della logica, dell’etica e del diritto, secondo il quale quello che conta è solo la “la potenza economica”, agevolmente traducibile in una “prepotenza sopraffattrice” degli altri Popoli. Tutto questo è stato peraltro esplicitato in modo eclatante nell’incontro con Zelensky, al quale Trump ha rimproverato di aver “aggredito” la Russia (sic!), di aver usato le armi che gli Stati Uniti gli avevano dato e di aver perso la guerra, per cui non sarebbe lui che “può dare le carte”.

A ben vedere, è difficile ritenere che si tratti dell’avvento di una “nuova era”, considerato che si tratta soltanto dell’affermazione dell’avvento di un “modo di pensare” fondato sulla “prevalenza” del “più forte” e, conseguentemente, della presunta “legittimità” della “sopraffazione” dei più deboli. Quello che, in ogni caso, è da prendere in seria considerazione è il fatto che questa prepotenza ha un oggetto ben preciso “l’affarismo economico”. Ciò trapela, peraltro, non solo dal chiaro fine politico di staccare la Russia dalla Cina, i cui prodotti surclassano l’economia americana, ma anche dalla richiesta di Trump di ottenere da Zelensky le “terre rare”, delle quali l’Ucraina è ricca.

In questo quadro, è apparsa del tutto desolante la decisione dall’Unione Europea, la quale, anziché impegnarsi per realizzare una vera e funzionale “unità politica”, da opporre allo strapotere economico statunitense, che ha minacciato duri dazi all’Europa, ha parlato di “riarmo” e, addirittura, di inviare le nostre truppe in Ucraina per continuare la guerra. Una pura pazzia, se si pensa che tre anni di conflitto non hanno risolto alcun problema ed hanno distrutto un intero Paese, condannando a morte migliaia di soldati di entrambe le parti e migliaia di civili ucraini, bambini compresi.

Se è vero, come è vero, che si tratta soltanto di “affarismo economico”, e che, come appena accennato, è politicamente necessario accrescere la rilevanza dell’Europa sul piano internazionale, l’Unione Europea dovrebbe invece impegnarsi in una “ristrutturazione” democratica della sua economia, che dovrebbe essere non più fondata sugli errati principi “neoliberisti” di “competitività” e “concorrenza”, tanto cari a Mario Draghi, ma riportata ai sani principi keynesiani che prevedono la “distribuzione” della ricchezza tra tutti i cittadini e l’intervento dello Stato, e cioè del complesso unitario di tutti i cittadini, nella attività economica.

E’ quanto sancisce la nostra Costituzione, la quale, a tacer d’altro, prevede, all’art. 43, che siano oggetto di “proprietà pubblica” del Popolo “i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia (quali sono le “terre rare”) e le situazioni di monopolio”. Dunque un “principio fondamentale” da prendere a modello per la accennata ristrutturazione economica e politica dell’Unione europea. Ma chi potrà essere corifeo di questa soluzione, in un coro di governi, compreso l’attuale, che hanno attuato i principi neoliberisti per quaranta anni? C’è solo da sperare che Meloni, combattuta tra l’amicizia con Trump e Musk da un lato, e Von der Leyen dall’altro, scelga quello che la nostra Costituzione da tempo le impone.

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