Il Pisa torna in Serie A dopo 34 anni: la stagione esemplare di Filippo Inzaghi

Domenica 26 maggio 1991, stadio Arena Garibaldi: Pisa-Roma. L’ultima volta nei toscani in Serie A. Dopo 34 anni, 12397 giorni, 1771 domeniche, i toscani sono tornati nella massima serie. Un’impresa arrivata grazie a una stagione vissuta sempre nei piani alti della classifica, con pochissime ombre, e ufficializzata dallo stop dello Spezia a Reggio Emilia, che […] L'articolo Il Pisa torna in Serie A dopo 34 anni: la stagione esemplare di Filippo Inzaghi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 4, 2025 - 16:36
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Il Pisa torna in Serie A dopo 34 anni: la stagione esemplare di Filippo Inzaghi

Domenica 26 maggio 1991, stadio Arena Garibaldi: Pisa-Roma. L’ultima volta nei toscani in Serie A. Dopo 34 anni, 12397 giorni, 1771 domeniche, i toscani sono tornati nella massima serie. Un’impresa arrivata grazie a una stagione vissuta sempre nei piani alti della classifica, con pochissime ombre, e ufficializzata dallo stop dello Spezia a Reggio Emilia, che ha reso dolcissima la sconfitta del Pisa al San Nicola contro il Bari. Adrian Semper, Idrissa Touré, Simone Canestrelli, Alexander Lind, Matteo Tramoni. Sono tanti i protagonisti di questa cavalcata trionfale. Ma tra tutti, questa promozione del Pisa in Serie A ha un solo artefice: Filippo Inzaghi.

Quella nella città della Torre Pendente è una grandissima rivincita per Inzaghi. Dopo le parentesi sfortunate sulle panchine di Brescia, Reggina e Salernitana (dove ha pagato soprattutto responsabilità non sue), l’ex attaccante di Juventus e Milan torna a mettere in piedi qualcosa di importante. A Pisa ha trovato un ambiente ideale, la fiducia della società, un mercato attento, una città entusiasta e vogliosa di ritrovare la massima serie, che via via a visto in lui un vero e proprio condottiero. D’altronde i meriti di Inzaghi sui nerazzurri sono innegabili: concretezza e solidità alla squadra, pochi fronzoli. Touré esterno di centrocampo è stata una delle grandi sorprese della stagione. Pippo ha valorizzato al meglio il materiale a disposizione, spingendo a una crescita ogni singolo elemento della rosa, tra urla, sbracciate e grinta. Carisma e dialogo sono state le chiavi per entrare nella testa della squadra.

Dalla prima partita in casa contro lo Spezia (finita 2-2) fino alla sconfitta proprio dei liguri che ha decretato la matematica certezza del ritorno in Serie A. Inzaghi in ogni giornata ha messo la propria firma, senza mai perdere il polso della situazione anche nelle situazioni più delicate, per esempio dopo le sconfitte esterne nei big match di marzo contro Sassuolo e ancora Spezia, oppure dopo gli stop a sorpresa contro la bestia nera Modena (sia in casa che in trasferta). Il cammino è sempre stato sicuro, la guida priva di tentennamenti. Un campionato in cui lo snodo principale si è avuto con la vittoria al Barbera contro il Palermo per 2-1 lo scorso 31 gennaio. Tre punti pesanti in uno stadio caldissimo. La prova di maturità definitiva di un gruppo a immagine e somiglianza del suo allenatore.

Il traguardo della Serie A certifica uno status per Inzaghi: quello di uomo-promozione. Per lui infatti si tratta del secondo salto dalla B alla A della carriera, dopo quello a suon di record centrato con il Benevento nel 2019/20, conquistato con ben sette turni di anticipo, col maggior numero di punti, 86, nella serie cadetta a 20 squadre. In totale però è la terza promozione in poco più di dieci anni da allenatore, perché c’è anche quella con il Venezia dalla Serie C alla B al termine della stagione 2016/17. E poi ci sono i dati. Inzaghi è infatti l’allenatore con la miglior media punti tra quelli in attività con almeno 50 panchine in Serie B: 1.79 in 187 panchine nella categoria, meglio di Fabio Grosso e Giovanni Stroppa. In cadetteria insomma Filippo Inzaghi è una garanzia. Se un club vuole lottare per la promozione, il suo è il nome giusto, quello a cui affidarsi in tutto. Una dimensione certamente prestigiosa, ma che ora necessità di un salto di qualità.

In Serie A, per ora, Pippo Inzaghi ha faticato ad imporsi, con le esperienze con Milan, Bologna, Benevento e Salernitana piene di delusioni: due esoneri con i rossoblù e i granata, una retrocessione clamorosa con il Benevento (a metà campionato i campani erano a metà classifica, prima di racimolare una vittoria in 19 partite) e il decimo posto con il Milan. Tutte situazioni complicate certo, dove, come detto, le colpe non sono da ricercare solo nel suo operato, ma che comunque mettono in mostra una questione aperta con la massima categoria. Un limite che, forse, potrà essere superato alla guida del Pisa, per diventare non solo l’uomo delle promozioni, ma anche qualcosa di più.

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