Il nuovo piano energetico del Veneto “è poco sfidante”
Portare il Veneto “in classe A” coprendo il 43% dei consumi elettrici al 2030 con fonti rinnovabili e al contempo ridurre le emissioni inquinanti, migliorare l’efficienza energetica, introdurre l’idrogeno verde, sostenere lo sviluppo delle Cer e potenziare infrastrutture energetiche e trasporti sostenibili. Questi i macro obiettivi del nuovo piano energetico regionale approvato in Consiglio il […] The post Il nuovo piano energetico del Veneto “è poco sfidante” first appeared on QualEnergia.it.

Portare il Veneto “in classe A” coprendo il 43% dei consumi elettrici al 2030 con fonti rinnovabili e al contempo ridurre le emissioni inquinanti, migliorare l’efficienza energetica, introdurre l’idrogeno verde, sostenere lo sviluppo delle Cer e potenziare infrastrutture energetiche e trasporti sostenibili.
Questi i macro obiettivi del nuovo piano energetico regionale approvato in Consiglio il 18 marzo e illustrato in una nota dall’assessore competente per delega, Roberto Marcato (il testo finale è atteso nel Bollettino ufficiale).
La misura cuba un investimento complessivo di oltre 8,7 miliardi di euro di risorse pubbliche che, secondo stime Cgia, determineranno un impatto economico pari a circa 19,7 miliardi di euro e l’attivazione di circa 107.000 posti di lavoro.
Più nel dettaglio, si punta a: ridurre la dipendenza energetica dall’attuale 50% di import a circa il 34% nel 2030; tagliare i consumi energetici di 1,13 Mtep, pari al 10% della bolletta regionale 2019; abbattere le emissioni di CO2 per quasi 15 milioni di tonnellate.
“Il Veneto non parte certo da zero”, commenta l’assessore Marcato, citando dati Gse del 2023: “Siamo secondi in Italia per numero di impianti fotovoltaici in esercizio, 228.013, e terzi per potenza fotovoltaica installata, 3.168 MW. Sull’idroelettrico siamo quinti per potenza efficiente lorda, con 1.201 MW, e quarti per produzione, con 3.608 GWh”.
Ancora, “secondi per produzione di energia da fonte geotermica, con 32,7 ktep, e terzi nell’energia trasferita da pompe di calore per riscaldamento e raffrescamento, con 385 ktep”.
Rispetto alla versione del piano inviata in assemblea del Consiglio regionale dalla III commissione (disponibile in basso), sono state apportate alcune modifiche tramite emendamenti.
Su proposta di Arturo Lorenzoni (portavoce dell’opposizione e rappresentante di Veneto Vale), spiega una nota, sono stati introdotti “richiami all’utilizzo del solare termico e al Clean Industry Deal per rendere sostenibile e solida l’economia regionale”.
Ancora, di Roberto Bet (Lega) l’emendamento che introduce, tra i “soggetti attuatori” che possono realizzare rinnovabili, anche gli enti strumentali della Regione.
I consiglieri di Europa Verde Renzo Masolo e Andrea Zanoni siglano le modifiche per la “formazione e sensibilizzazione sull’utilizzo degli apparecchi termici a biogas”, nonché su una maggiore facilità di aggregazione delle comunità energetiche rinnovabili. Introdotte prescrizioni anche “per sviluppare la cosiddetta smart grid europea nel quadro della digitalizzazione dei sistemi energetici”.
Le analisi di Italia Solare e Legambiente
Gli aspetti positivi del nuovo piano energetico, secondo Emiliano Pizzini, referente per il Veneto di Italia Solare, sono sintetizzabili nel fatto che “finalmente” arriva una programmazione “attesa da tanti anni”, ottenuta con una consultazione preliminare.
Inoltre, aggiunge il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro, è “bene lo stop alle trivellazioni e l’assenza di riferimenti alla fissione nucleare; ci auguriamo che sia anche un messaggio per il Governo nazionale”.
Le note liete finiscono qui perché i due interlocutori, raggiunti da QualEnergia.it, evidenziano diverse criticità.
In entrambi i casi si parla di obiettivi “poco sfidanti”. Porre un limite al 2030, “essendo già nel 2025, non dà un orizzonte temporale agli investitori per programmare”, secondo Pizzini.
Inoltre, nelle tabelle conclusive del piano che dettagliano gli interventi si è rimasti “sul generico. Vengono citate cifre e fondi, ma manca la messa a terra dei progetti”. Una falla che “ci può anche stare in un documento del genere”, ma ora si attendono ulteriori provvedimenti.
Andando sullo specifico del fotovoltaico, “va bene indicare che prioritariamente si faranno impianti sui tetti, ma bisogna spiegare se è possibile raggiungere i target in questo modo”. Un aspetto che “secondo me non è stato realmente investigato”.
Bisogna considerare che “se un tetto è vecchio si investirà per rifarlo, non per mettere il fotovoltaico. Un problema che nel piano regionale non viene affrontato”.
Inoltre, prosegue il rappresentante di Italia Solare, “si prevede che gli impianti a terra si facciano solo in aree marginali come parcheggi, discariche o cave e che il 35% della nuova potenza fotovoltaica a terra sia collocata in fascia autostradale”. Questa ipotesi, contenuta in due dei tre scenari contenuti nel piano, “mi sembra ottimistica”.
Il nuovo piano energetico definisce “un ritmo lento rispetto agli obiettivi”, aggiunge il presidente di Legambiente Veneto. “Per raggiungere entro il 2030 i 5.828 MW di nuova potenza rinnovabile installata, considerando che con le installazioni realizzate dal 2021 a fine 2024 abbiamo fatto 1.689 MW, cioè il 30% dell’obiettivo finale, dovremmo realizzare almeno 4.139 MW di nuova potenza in 5 anni. Ma se l’andamento rimarrà quello registrato fino a oggi, l’obiettivo al 2030 di 4.139 MW lo raggiungeremo in 9,8 anni, accumulando un ritardo di quasi 4 anni. Per evitarlo dovremmo passare ad un ritmo di 689,8 MW all’anno”.
Uscendo dall’analisi del piano energetico, un aspetto che preoccupa le due associazioni è la definizione delle aree idonee e non idonee, che per la Regione è stata già assolta dall’emanazione della legge veneta n. 17/2022.
“È un abbaglio” secondo Lazzaro. “Quella legge regionale dice solo dove non si fanno impianti e ha delegato alle Province il compito di individuare aree di pregio agricolo” dove si limita la realizzazione. “Questi enti stanno definendo tali superfici nel 98% dei loro territori”.
Per Italia Solare, inoltre, la legge regionale del 2022 “non è aderente al successivo DM Aree idonee e al Testo unico Fer; servono adeguamenti. Su questo abbiamo chiesto di essere auditi sia dalla parte politica sia da quella istituzionale, ma non abbiamo avuto riscontro”.
Gli enti locali, infine, dovrebbero farsi promotori di incontri sociali sulle rinnovabili e garante di una corretta informazione sul tema, conclude Pizzini, per far fronte al fenomeno delle contestazioni che si sta sviluppando “in Veneto e in tutta Italia” (si veda anche Il Veneto tra proteste sull’agrivoltaico e Piano energia).
“Deve essere chiarito, in primis alle associazioni agricole, che nessuno vuole togliere terreni produttivi” alle attuali colture, “ma c’è la possibilità di fare qualcosa di positivo per quegli agricoltori che vedono più interessante dismettere il terreno perché non più redditizio. Al momento mi pare che la discussione sia rimasta a livello ideologico e poco realistico”.The post Il nuovo piano energetico del Veneto “è poco sfidante” first appeared on QualEnergia.it.