Il genocidio dimenticato di Amritsar (avvenuto il 13 aprile del 1919): le atrocità del colonialismo di cui nessuno parla
Esattamente 106 anni fa ci fu un genocidio, uno dei quelli dimenticati, di cui nessuno parla: l’esercito britannico spara su una folle inerme in un giardino recintato. Era il 1919, eravamo in pieno colonialismo inglese in India ed eravamo nella città di Amritsar, nell’attuale stato indiano Punjab. Tutto ha inizio il 10 aprile 1919, una...

Esattamente 106 anni fa ci fu un genocidio, uno dei quelli dimenticati, di cui nessuno parla: l’esercito britannico spara su una folle inerme in un giardino recintato. Era il 1919, eravamo in pieno colonialismo inglese in India ed eravamo nella città di Amritsar, nell’attuale stato indiano Punjab.
Tutto ha inizio il 10 aprile 1919, una folla di migliaia di civili indiani (uomini, donne e bambini) si era radunata a Jallianwala Bagh, un giardino pubblico circondato da mura, per protestare pacificamente contro le leggi repressive imposte dai britannici (come il Rowlatt Act, che permetteva incarcerazioni senza processo).
Il generale britannico Reginald Dyer, senza alcun avvertimento e senza dare alla folla possibilità di disperdersi, ordinò ai suoi soldati di sparare direttamente sulla folla.
In circa 10 minuti, furono sparati oltre 1.600 colpi. Le stime ufficiali britanniche parlavano di 379 morti, ma i numeri reali potrebbero superare 1.000 vittime, con molti altri feriti.
Centinaia vengono uccisi, mentre altri mille rimangono feriti, impossibilitati a ricevere soccorso a causa del coprifuoco. Un atto di violenza che può essere definito un vero e proprio genocidio.
Il tutto è riportato in un libro di Kim A. Wagner che descrive, l’episodio come “uno dei passi più noti della macelleria imperiale”. Un passo molto noto, ma di cui in realtà non parla nessuno, aggiungiamo noi.
Amritsar fu un massacro coloniale premeditato e sanguinoso, ancora oggi motivo di tensioni storiche tra India e Regno Unito. Le sue implicazioni morali e storiche sono quelle di un genocidio ideologico.
Un massacro punito? Assolutamente no. La Camera dei Comuni condanna il gesto, ma la Camera dei Lord loda Dyer come un buon soldato, già confortato da un telegramma che riporta: “La vostra azione è corretta e il Vicegovernatore approva”. Approva centinaia di morti, di cui tuttora non si conoscono nomi e identità, ma si parla anche di un bambino di 6 settimane.
Foto: New Statesman America
Il Regno Unito ha sottomesso il subcontinente indiano dal XVII al XX secolo. Sì, XX secolo, perché l’indipendenza fu concessa solo nel 1947, grazie alle campagne non violente di Gandhi. Solo allora sui territori occupati dal cosiddetto Raj britannico sorsero gli attuali stati di India, Birmania e Pakistan (a sua volta diviso dopo l’indipendenza del Bangladesh, nel 1971).
Territori che il Paese non voleva assolutamente abbandonare: lì viveva infatti oltre il 75% della popolazione totale dell’impero, ma soprattutto si concentravano le principali esportazioni di materie prime. Un tesoro da difendere a costo della vita. Degli altri.
E la storia dell’umanità, ahinoi, è puntellata, per non dire circondata, di “episodi” come quello di Amritsar. Atrocità del genere accadono anche attualmente, come in Birmania, dove vivono i rohingya, una delle minoranze più perseguitate al mondo e dove cinque anni fa sono stati decapitati anche dei bambini, sotto gli occhi di tutti, volutamente chiusi.
Se questa è umanità…
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