Il Genoa e l’aumento di capitale, s’indaga per truffa: i pm sentiranno pure l’ex presidente Preziosi

L’ultima vittoria contro l’Udinese ha regalato l’ennesima gioia stagionale ai tifosi del Genoa, ormai saldamente fuori dalla lotta per non retrocedere, nonostante la prima parte del campionato sia stata molto deludente. Fondamentale l’ingaggio di Patrick Viera come nuovo allenatore al posto di Alberto Gilardino. Un avvicendamento in panchina consumato nelle stesse settimane in cui a […] L'articolo Il Genoa e l’aumento di capitale, s’indaga per truffa: i pm sentiranno pure l’ex presidente Preziosi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 8, 2025 - 22:42
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Il Genoa e l’aumento di capitale, s’indaga per truffa: i pm sentiranno pure l’ex presidente Preziosi

L’ultima vittoria contro l’Udinese ha regalato l’ennesima gioia stagionale ai tifosi del Genoa, ormai saldamente fuori dalla lotta per non retrocedere, nonostante la prima parte del campionato sia stata molto deludente. Fondamentale l’ingaggio di Patrick Viera come nuovo allenatore al posto di Alberto Gilardino. Un avvicendamento in panchina consumato nelle stesse settimane in cui a Pegli stava per andare in scena un cambio di proprietà destinato a finire sotto la lente della procura. La guerra a colpi di carte bollate per aggiudicarsi il controllo del club calcistico più antico d’Italia, infatti, si è arricchita di un nuovo capitolo giudiziario: un’inchiesta per truffa, affidata dal procuratore Nicola Piacente agli uomini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. L’indagine è alle battute iniziali, ma gli investigatori hanno già ascoltato alcuni testimoni: domattina è atteso al palazzo di giustizia anche l’ex patron Enrico Preziosi, che sarà sentito come persona informata sui fatti. Ma andiamo con ordine.

Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano, a portare in tribunale l’attuale proprietà del club rossoblù è stata Acm, società del gruppo Acap, holding assicurativa americana con un credito da due miliardi di dollari nei confronti 777 Group, il fondo Usa che nel settembre 2021 aveva rilevato la squadra da Preziosi. A livello civile l’atto di citazione dell’avvocato Valerio Pescatore ha chiesto al giudice di Genova di annullare le delibere che hanno consentito a Dan Sucu di diventare il nuovo patron del Genoa. L’udienza è fissata per il 20 maggio, ma Acm aveva chiesto di sospendere in via cautelare gli effetti dell’aumento di capitale che hanno consentito al presidente della Confindustria di Romania di diventare l’azionista di maggioranza del Grifone. Istanza ritenuta infondata e inammissibile della sezione Imprese del tribunale di Genova, che ha sposato invece le tesi dei professori Marco Arato, Riccardo Bordi e Laura Salvaneschi dello studio Bonelli Erede.

Le audizioni in procura – La società Usa, assistita dal professor Francesco D’Alessandro dello studio Chiomenti, si è mossa anche a livello penale, con una querela depositata in procura. Per questo motivo l’ufficio inquirente guidato da Piacente ha aperto un fascicolo, al momento a carico d’ignoti, in cui si ipotizza la truffa. Nell’ambito di quest’inchiesta Preziosi è atteso domattina al palazzo di giustizia di Genova per essere ascoltato come persona informata sui fatti. Due settimane fa, il procuratore aggiunto Alberto Landolfi – che coordina l’inchiesta – aveva già ascoltato l’ex presidente Alberto Zangrillo, rimasto in cda anche con Sucu, seppur come semplice consigliere. Oltre allo storico medico di Silvio Berlusconi, il magistrato ha sentito anche l’avvocato Andrea D’Angelo, ex vicepresidente e piccolo azionista, l’unico a votare contro l’aumento di capitale nell’assemblea dei soci del 14 dicembre scorso, contestando la “non completa chiarezza” dell’operazione. “Era necessario che tutto fosse condotto con maggiore trasparenza e inoltre temevo potesse essere una manovra al buio, dato che in quel momento non veniva esplicitato da chi sarebbe stato coperto l’aumento di capitale”, aveva raccontato al Fatto.

La storia dell’aumento di capitale – A chiedere al cda e poi ai soci di varare la manovra finanziaria erano stati l’ad Andreas Blazquez e il dg Flavio Ricciardella, dopo aver incontrato i funzionari dell’Agenzia delle Entrate. Viste le notizie sul fondo 777 – indebitato per più di due miliardi con Acap -gli uomini dell’Erario volevano rassicurazioni. Il Genoa, infatti, aveva raggiunto un accordo molto vantaggioso con le Entrate: doveva 106 milioni, ne avrebbe pagati solo 37, con uno sconto del 65% in 20 comode rate semestrali. Dopo il crac di 777, la società era ancora in grado di onorare quel patto? L’Agenzia delle Entrate è arrivata a suggerire un aumento di capitale. Ipotesi che Blazquez e Ricciardella propongono al cda il 25 novembre, appena sei giorni dopo. Quello è un passaggio fondamentale, perché di fatto fa partire l’iter che a metà dicembre porterà l’assemblea dei soci ad approvare l’aumento di capitale con l’esclusione del diritto di opzione: si tratta di una clausola che prevede di cancellare il diritto degli attuali soci a essere preferiti nella sottoscrizione delle nuove azioni. È in questo modo che arriva Sucu: coprendo l’aumento da 40 milioni, diventa il nuovo azionista di maggioranza.

Il giudice dà ragione al Genoa – Acap, però, sostiene che quegli atti sono nulli: visto l’enorme credito vantato nei confronti di 777, infatti, la holding aveva preso il controllo della società che detiene le partecipazioni calcistiche del fondo Usa. La manovra finanziaria che fa sbarcare Sucu sotto la Lanterna, dunque, ha “consentito la sottrazione della società al controllo originario”. Questo è almeno quello che sostiene la società americana. Secondo il giudice Daniele Bianchi, invece, la holding avrebbe potuto evitare l’aumento di capitale “se solo l’avesse voluto“. Con un ordinanza di 12 pagine, infatti, il magistrato ha respinto il ricorso cautelare di Acap, che chiedeva di sospendere gli effetti dell’aumento di capitale. Il motivo? Sono diversi, secondo il tribunale. A cominciare dal fatto che la società Usa non risulta essere socia del Genoa e “non è creditore delle resistenti (lo è semmai nei confronti della loro capogruppo, la mutuataria 600 Partners)”.

Il provvedimento che dà torto ad Acap – Il meccanismo che garantiva ad Acap di avere diritto di voto in tutte le società del gruppo 777, infatti, è regolato dalla legge dello stato di New York, ma per il tribunale “ogni questione inerente la rappresentanza e il funzionamento della società Genoa deve essere regolato dalla legge italiana”. Non essendo socia, dunque, Acap “non può invocare alcun diritto alla convocazione assembleare”. E in ogni caso, sostiene ancora il giudice, “la stessa ricorrente ha prodotto la mail inviata da Blazquez ad Acap, controllante di Acm, nella persona di Jill Gettmann con cui si rendeva noto che si sarebbe tenuta l’assemblea dei soci e che in quella sede il socio 777 Genoa avrebbe favorevolmente votato l’aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione”. Tra le motivazioni del provvedimento trova spazio anche l’incontro tra i manager del Grifone e i funzionari dell’Erario. Secondo il giudice, infatti, il fatto che l’operazione sia stata “richiesta espressamente da Agenzia delle Entrate a miglior garanzia del proprio credito fiscale esclude di per sé la configurabilità di un’operazione in frode alla legge finalizzata ad eludere i diritti vantati dalla ricorrente”. Insomma: è stato l’Erario a spingere il cda del Grifone a varare l’aumento di capitale. Era il 19 novembre del 2024 quando Blazquez e Ricciardella incontravano i funzionari delle Entrate. Per una coincidenza, nella stessa giornata veniva annunciato l’esonero di Gilardino e l’arrivo di Viera. La stagione del Genoa è svoltata quel giorno. In ogni caso.

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