Il cardinale Becciu e la «macchinazione contro di lui» al suo processo. Le Iene pubblicano audio e chiamate che coinvolgono Chaouqui
Un file audio attribuito al gendarme De Santis suggerirebbe istruzioni a una certa "Francesca" su come orientare il testimone chiave, ovvero monsignor Perlasca, nel processo che subì il cardinale sardo. Ma non è l'unica chat rivelata L'articolo Il cardinale Becciu e la «macchinazione contro di lui» al suo processo. Le Iene pubblicano audio e chiamate che coinvolgono Chaouqui proviene da Open.

Qualcuno ha voluto escludere il cardinale Becciu da uno dei momenti chiave in Vaticano? Se lo chiedono Le Iene, nell’inchiesta di Alessandro Sortino e Marco Occhipinti. Nel lavoro dei giornalisti si racconta la rinuncia del cardinale a ridosso della scelta del nuovo Pontefice. Tra accuse di dossieraggio, comunicazioni riservate, presunti inganni ai danni di Papa Francesco e strategie di influenza, l’inchiesta apre interrogativi sulla regolarità delle indagini e del processo subito dal cardinale sardo. Si tratta di registrazioni audio, assicura il programma, mai pubblicate fino ad ora. Tra questi un audio depositato ieri in un ricorso presentato di fronte alle Nazioni Unite da Raffaele Mincione, e da questi attribuito a Francesco De Santis, esponente della Gendarmeria Vaticana, che suggerirebbe a una donna di nome Francesca istruzioni su come orientare una delle principali testimonianze nel processo vaticano sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato. Ovvero il processo che ha visto coinvolto e condannato in primo grado il cardinale Becciu. Sulla questione lui continua a proclamarsi innocente e parla di macchinazione ai suoi danni. Il programma diffonde la conversazione fra Francesca Immacolata Chaouqui, ex componente di una commissione pontificia, e Genoveffa Ciferri, figura chiave nei rapporti con uno dei principali testimoni del processo vaticano. Un confronto che avrebbe trasformato Monsignor Alberto Perlasca da iniziale non accusatore a testimone chiave contro Becciu. «Queste chat confermano la mia convinzione che c’era gente che aveva cercato di indurre il Papa contro di me, che aveva cercato di ingannare il Papa», afferma Becciu a Sortino.
Come Chaouqui si avvicina a Becciu
Nel 2016 Chaouqui è stata condannata in altro famoso scandalo vaticano, Vatileaks 2. Dopo la condanna a dieci mesi di reclusione, con pena sospesa, per aver concorso alla fuoriuscita dal Vaticano di documenti riservati, Chaouqui vuole a tutti costi ottenere una riabilitazione presso il Pontefice e a questo fine si rivolge al cardinale Becciu, che a quel tempo era il più stretto collaboratore di Bergoglio. Gli scrive una lettera ma il cardinale Becciu, che sta facendo da tramite tra lei e il Papa, la informa che il Papa non ha intenzione di avere nessun dialogo con lei. Chaouqui capisce che la lettera è scritta e firmata da Becciu: «Mi resi conto che lo stile non era quello di Papa Francesco e da lì mi resi conto che il Papa non sapeva nulla, né della mia lettera, né di quello che avveniva alle sue spalle», spiega la donna a Sortino. E così, racconta, decide di capire che faceva Becciu. «Da sola – spiega – senza il supporto di nessuno, della Magistratura, della Gendarmeria o di chiunque in Vaticano».
L’inizio del Becciu gate
Il 19 novembre del 2019 il Papa, al ritorno da un viaggio, annuncia un’inchiesta sulle questioni finanziarie del palazzo di Londra di Sloane Avenue. Per uscire dall’investimento prima del tempo previsto, il Vaticano è costretto a perdere parte dei soldi investiti. Francesco annuncia un’indagine da parte del promotore di giustizia Vaticano. Il prelato che ha seguito la pratica dall’inizio alla fine si chiama monsignor Alberto Perlasca, capo dell’ufficio amministrativo della segreteria di Stato della Santa Sede. Perlasca viene interrogato dagli inquirenti vaticani il 29 aprile 2020, e si dichiara innocente. Non incolpa Becciu. Ma secondo quanto sostenuto da Le Iene in questa vicenda si infila Chaouqui. Quest’ultima contatta Genoveffa Ciferri, una storica amica della famiglia di Monsignor Perlasca, l’ex collaboratore del cardinale Becciu alla Segreteria di Stato. E il programma riporta la chiamata tra le due.
La chiamata Ciferri e Chaouqui e «hai fatto dimettere quello»
La conversazione tra le due donna finora non era mai stata resa pubblica, è finita in un esposto che il finanziere Raffaele Mincione, anche lui condannato, ha presentato ieri all’Onu, ritenendo di aver subito un processo ingiusto da parte del Vaticano. Le Iene riportano le frasi dette fra le due donne:
Chaouqui: «Questa storia deve finire. Il prima possibile. Becciu ormai è andato»
Ciferri: «Io non riesco a superare il risentimento. Dentro di me io non riesco a superare»
E ancora, Chaouqui: «Ci sarà il rinvio a Giudizio e lui (Perlasca, ndr.) sarà tenuto fuori da questa storia. Ci sarà la discovery delle carte del pubblico ministero e dopodiché a Perlasca, sono sicura, troveranno un posto dove la sua professionalità possa essere valorizzata»
Ciferri: «Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello… ma ti rendi conto? È un’opera ciclopica».
Chaouqui: (parlando del Cardinale Becciu, ndr.): «Gli faranno un culo che non se lo scorderà mai più»
Le previsioni e quella chiamata del gendarme a Francesca
Le Iene si chiedono come mai Chaouqui sia in grado di prevedere cosa accadrà nel processo contro il cardinale sardo. La donna avrebbe vantato, sostiene Genoveffa Ciferri nelle chat mandate al prof. Diddi, rapporti stretti con ambienti della Gendarmeria Vaticana, e persino con i promotori di giustizia, nonostante lei stessa sostenga di non averne. E ora nel ricorso presentato all’Onu c’è un file vocale che Mincione attribuisce proprio a De Santis, il quale pare dare istruzioni a una donna di nome Francesca, su cosa Perlasca avrebbe dovuto, dire, quando sarebbe stato sentito a processo. «Francesca – recita l’audio – visto che è lui in possesso del verbale dell’interrogatorio, perché ne ha avuta copia, si leggesse quello, sottolineasse tutti i punti in cui alla luce degli ultimi eventi, alla luce di un lavoro introspettivo che avrà fatto dentro di sé, ha in essere di chiarire, fatti e atti che non lo riguardano, ma che riguardano altri, tanto per dire una volta per tutte come il sistema negli anni in cui era capo ufficio, ha avuto quello sviluppo che sicuramente lui non può non sapere». Chaouqui nega di aver mai frequentato De Santis a questo scopo e nega di aver mai parlato con il Mons. Perlasca.
Perlasca e la deposizione che non finisce benissimo
Le Iene riportano un altro file audio, una chiamata tra monsignor Perlasca e Chaouqui. Perlasca: «Sembra quasi che sia un processo di me contro lui in realtà è un processo ordinario». Chaouqui: «Qualunque cosa monsignore lei mi chiami, lei lo sa io c’ho questo rapporto con i magistrati se posso essere utile per qualsiasi cosa sono qua». Il 25 novembre 2022, Perlasca deve deporre in giudizio a proposito proprio di quel memoriale che la Chaouqui ha contribuito a scrivere, ma la deposizione è un disastro. Perlasca non sa rispondere, dice che non ricorda. La Ciferri teme che a questo punto Perlasca possa essere incriminato e compie una mossa a sorpresa: invia a Diddi una serie di messaggi che avrebbero dovuto allertare gli inquirenti su possibili irregolarità nel processo. «Professor Diddi, mi inginocchio davanti a Lei e le imploro di aiutare Monsignor Perlasca. è lui l’uomo più importante della giustizia Vaticana, colui che ha in mano il dossier su Emanuela Orlandi», scrive la donna.
Diddi: «Ciferri? L’ho bloccata»
Su questi aspetti Alessandro Sortino ha intervistato il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Diddi non riesce ad esser chiarissimo su quando ha bloccato Ciferri sul cellulare. E spiega: «Certo c’è un fascicolo però mi sono dovuto astenere tenuto conto del fatto che in un modo o in un altro potrei avere un duplice ruolo». Nonostante la gravità delle informazioni ricevute, ricostruisce il programma, il promotore 4 giorni dopo, alla prima udienza utile, deposita le chat che però vengono omissate, cioè secretate, blocca la donna sul telefono e impedisce alla difesa del cardinale Becciu di disporne pienamente. Intervistato dalla Iena, Diddi ha confermato l’esistenza di un fascicolo d’indagine sulla vicenda, dichiarando di essersi astenuto per evitare un conflitto di interesse. Davanti alle chat pubblicate e sulla vicenda che lo ha visto condannato Becciu sottolinea che si sente innocente. «Con la mia coscienza di vescovo e di cardinale e di cristiano». Si definisce vittima di una macchinazione, cioè qualcuno avrebbe indotto il Papa a pensare male di lui: «Basta che uno gli vada a dire al Santo Padre…che tale cardinale ha detto queste cose, ha fatto queste cose…il Papa ci può anche credere». E il processo che lo ha visto condannato sarebbe stato secondo lui alterato: «Cosa ho pensato nel leggere queste chat…ho confermato la mia convinzione che c’era gente che aveva cercato di indurre il Papa contro di me».
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