Il cardinale Angelo Becciu e la condanna per truffa e peculato che mette a rischio il prossimo Conclave
Le motivazioni della sentenza e il parere degli esperti: ha comunque diritto a partecipare alla votazione per il nuovo Papa L'articolo Il cardinale Angelo Becciu e la condanna per truffa e peculato che mette a rischio il prossimo Conclave proviene da Open.

Il cardinale Angelo Becciu è stato escluso dai votanti del prossimo Conclave. Ma, come ha ricordato ieri Open, non esiste alcun documento scritto che lo abbia privato dei diritti cardinalizi. Lui dice di avere il diritto di esserci. E il suo caso può terremotare l’elezione del nuovo papa. Invalidando la votazione e la relativa fumata bianca. Ma per cosa è stato condannato Becciu? E perché il cardinale Parolin lo vuole fuori dalla votazione? La sua storia comincia nel 2019 e si conclude con una condanna a 5 anni e mezzo per truffa e peculato. Eccola.
Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi
Becciu era il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel 2019 parte un’inchiesta sulla compravendita di un palazzo di Londra con fondi della Segreteria vaticana, che lo coinvolge. La contestazione riguarda la vicenda relativa all’immobile di Sloane Avenue a Londra. Con l’investimento di 200 milioni di dollari nel fondo dell’immobiliarista Raffaele Mincione. Ma ce n’è anche un’altra. Che riguarda 125 mila euro della segreteria di Stato inviata alla Diocesi Caritas che collaborava con una cooperativa gestita da suo fratello. Infine, la truffa. In concorso con Cecilia Marogna per i 575 mila euro della Segreteria di Stato inviati alla di lei società Logsic. Becciu è stato invece assolto dalla stessa accusa in relazione ad altri investimenti e dalla subornazione del testimone monsignor Perlasca.
Le motivazioni della sentenza
Secondo il tribunale del Vaticano Becciu ha gestito in modo illecito i soldi, pur non intascandone. Tra dicembre 2018 e aprile 2019 ha versato 575 mila euro alla società slovena Logsic. Che è stata «costituita ad hoc il giorno precedente al primo versamento, nella esclusiva disponibilità di Marogna». Il versamento doveva servire a liberare una suora colombiana sequestrata in Mali. Ma secondo i giudici quella società non ha contribuito alla liberazione. Ed era una scatola vuota. Tanto che quei soldi sono stati spesi da Marogna in viaggi, abbigliamento e accessori di lusso. Ovvero 53 mila euro in acquisti da Grada, Gucci, Hérmes e Ysl. Agli atti del processo c’è anche una telefonata tra Becciu e Papa Francesco.
La registrazione
A ordinare di registrarla all’insaputa del pontefice è stato proprio Becciu. Che si è sempre detto innocente in attesa del processo di Appello. Nel frattempo sono state pubblicate delle chat tra Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, nelle quali la prima anticipa dettagli dell’inchiesta e degli interrogatori. Il cardinale sostiene che c’è stata una “macchinazione” ai suoi danni. Intanto Geraldina Boni, professoressa ordinaria di diritto ecclesiastico e canonico all’università di Bologna e autrice di un libro sul processo, spiega oggi al Fatto Quotidiano che la partecipazione al Conclave di Becciu non può essere preclusa per nessun motivo. «La ragione consiste, allora come oggi, nella volontà di evitare che si presentino occasioni di scisma e discordie in un momento così delicato nella vita della Chiesa. La pena temporale inflitta a Becciu in primo grado non può essere invocata per impedirgli di entrare in Conclave», spiega a Valeria Pacelli.
L’atto di rinuncia inesistente
Secondo Boni l’atto di rinuncia al Conclave da parte di Becciu «non è mai stato steso per iscritto, così come l’accettazione del Papa non è mai stata notificata con un documento». E quindi impedire la partecipazione del cardinale all’elezione potrebbe influirne la validità.
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