Il biotech italiano accelera: 100 milioni per le startup della ricerca con il fondo Claris Biotech II
Claris Ventures, società di venture capital specializzata in scienze della vita, annuncia il primo closing del fondo Claris Biotech II. Obiettivo di raccolta: 100 milioni. I risultati del primo fondo L'articolo Il biotech italiano accelera: 100 milioni per le startup della ricerca con il fondo Claris Biotech II proviene da Economyup.

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Il biotech italiano accelera: 100 milioni per le startup della ricerca con il fondo Claris Biotech II
Claris Ventures, società di venture capital specializzata in scienze della vita, annuncia il primo closing del fondo Claris Biotech II. Obiettivo di raccolta: 100 milioni. I risultati del primo fondo

C’è un’Italia della ricerca scientifica che non solo resiste, ma rilancia. In un settore spesso considerato appannaggio di grandi hub internazionali come Boston o Basilea, il biotech italiano si ritaglia spazi sempre più importanti. E ora può contare su nuove risorse per fare il salto di qualità: Claris Ventures, società di venture capital torinese specializzata in scienze della vita, ha annunciato il primo closing del fondo Claris Biotech II, con un obiettivo di raccolta di 100 milioni di euro.
Una boccata d’ossigeno per le startup biotech nate dal fermento della ricerca accademica italiana, spesso frenate da una cronica scarsità di capitali nelle fasi iniziali di sviluppo, proprio quando trasformare una scoperta in una terapia richiede coraggio e pazienza.
Claris Biotech II dopo i risultati del primo fondo
Non si tratta di un debutto per Claris Ventures: il primo fondo, Claris Biotech I, lanciato nel 2020, aveva raccolto 85 milioni di euro e finanziato dieci startup attive in oncologia, neurologia, cardio-metabolico e malattie rare. Con risultati concreti: quattro dei programmi sostenuti sono già entrati in fase clinica e le società partecipate hanno raccolto oltre 170 milioni di euro complessivi, attirando giganti del settore come Sanofi, Bristol Myers Squibb e ONO Pharmaceutical.
Numeri che confermano un approccio mirato e rigoroso: investire in startup basate su un solido razionale scientifico, con un reale bisogno clinico e il potenziale per creare innovazione significativa.
La spinta degli investitori istituzionali
Il nuovo fondo parte già con due alleati di peso: CDP Venture Capital e il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), entrambi già investitori nel primo fondo e pronti a rilanciare il proprio impegno a sostegno dell’ecosistema biotech italiano.
“Investire nelle scienze della vita è una delle nostre priorità strategiche,” spiega Marco Marrone, Chief Investment Officer del FEI. “Con Claris Biotech II vogliamo supportare nuove realtà nate da scoperte scientifiche di eccellenza, generando valore per la società e i pazienti in Italia e in Europa.”
Sulla stessa linea Simona Corno, Senior Partner di CDP Venture Capital: “Abbiamo visto i risultati concreti del primo fondo, che ha saputo costruire un portafoglio di startup in rapida crescita. Con il secondo fondo vogliamo sostenere ancora di più l’early stage biotech italiano e favorire collaborazioni a livello internazionale”.
Il focus del fondo Claris Biotech II
Claris Biotech II manterrà la rotta già segnata: investimenti early-stage, selezionando progetti ad alto impatto nati dalla ricerca italiana e accompagnandoli fino alla validazione clinica iniziale. Il passaggio cruciale che consente alle startup biotech di dimostrare la solidità dei propri risultati e attirare l’attenzione di potenziali partner industriali per operazioni di M&A o co-sviluppo.
“Vogliamo continuare a fare il primo passo, quello più rischioso, ma anche quello più necessario per portare la ricerca italiana sul mercato,” affermano Pietro Puglisi e Ciro Spedaliere, Managing Partner di Claris Ventures. Una dichiarazione che rispecchia la mission della società: accompagnare la scienza verso lo sviluppo di terapie concrete
Il team di Claris Ventures si rafforza
Con il nuovo fondo arriva anche un rinforzo importante per il team di Claris Ventures: l’ingresso di Giulia Vestri come Partner. Esperta di business development e sviluppo farmaceutico, contribuirà a supportare le startup partecipate nelle fasi più delicate, dalla strategia alla crescita industriale.
Un valore aggiunto per affrontare le sfide del biotech, settore che richiede non solo capitale, ma anche competenze specifiche per tradurre la scienza in business sostenibili. Come sottolineato da diversi imprenditori e investitori intervistati da EconomyUp negli ultimi anni, la scarsità di capitali e know-how nelle prime fasi di vita è uno dei principali ostacoli alla crescita delle startup biotech italiane.
Il biotech italiano tra sfide e potenzialità
L’operazione Claris Biotech II si inserisce in un contesto in fermento, dove si moltiplicano le iniziative per sostenere l’innovazione nelle life sciences. Basti pensare al progetto Biotech & Medtech Accelerator di CDP Venture Capital o ai recenti sviluppi di Human Technopole a Milano, che puntano a fare della ricerca biomedica italiana un polo di riferimento a livello europeo.
Eppure, il divario con i colossi esteri resta significativo. Secondo Startup Genome, nel 2023 l’Italia era ancora lontana dalle posizioni di vertice nella classifica globale dei principali hub biotech. La strada per colmare questo gap passa da investimenti mirati e da una rete di attori capaci di fare sistema.
In questo senso, Claris Biotech II rappresenta un tassello importante per rafforzare l’anello debole della catena: quella fase early-stage in cui la scienza si trasforma in impresa.
Il biotech non vive solo di capitali. Vive di contaminazioni tra ricerca, industria e finanza, di alleanze strategiche e di un ecosistema integrato. Il modello di Claris Ventures, che punta a integrare competenze scientifiche, industriali e finanziarie, va proprio in questa direzione.
E mentre l’Europa si interroga su come diventare meno dipendente dall’estero nelle filiere strategiche — farmaceutico incluso — iniziative come questa aiutano a costruire le basi di un biotech italiano più solido, connesso e competitivo.
Perché in fondo, come ha dimostrato la pandemia, la salute pubblica e l’innovazione industriale camminano sempre più insieme. E il futuro delle scienze della vita passa anche per Torino.
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