Ho fiducia in Leone XIV! Un Papa umile ma determinato e il suo nome è un programma
Sorprendente questa Chiesa, che pare avvitata su se stessa, mentre tutto intorno si pronostica e si decide un papa su misura e a propria immagine. Sorprendente questa Chiesa che in meno di 24 ore, senza cellulari e social, TikTok e Tac-Tic, sceglie tra 133 aventi diritto, un papa che sintetizza il mondo intero (statunitense, italiano, […] L'articolo Ho fiducia in Leone XIV! Un Papa umile ma determinato e il suo nome è un programma proviene da Il Fatto Quotidiano.

Sorprendente questa Chiesa, che pare avvitata su se stessa, mentre tutto intorno si pronostica e si decide un papa su misura e a propria immagine. Sorprendente questa Chiesa che in meno di 24 ore, senza cellulari e social, TikTok e Tac-Tic, sceglie tra 133 aventi diritto, un papa che sintetizza il mondo intero (statunitense, italiano, francese e spagnolo), parla bene cinque lingue (inglese, francese spagnolo, italiano e portoghese; legge benino latino e tedesco); è molto colto (laureato in Scienze matematiche, Filosofia, master in Teologia e dottorato ‘magna cum laude’ in Diritto canonico. Ha doppia cittadinanza (statunitense per nascita e peruviana per aver vissuto oltre 20 anni in Perù. È stato per 12 anni generale del suo Ordine (degli Agostiniani), girando e conoscendo tutto il mondo. Nel 2013, papa Francesco lo volle a capo del Dicastero dei Vescovi (prepara le schede dei futuri vescovi del mondo da presentare al papa, ruolo delicatissimo).
Durante il pre-conclave è apparso defilato e appartato, quasi distaccato; è timido e riservato, ma solido spiritualmente e capace di governo. È umile ma determinato e senza soggezione davanti ai potenti. Trump ha trovato il suo contraltare: il narciso americano non può più giocare e suonare la partita da solo, non è il padreterno extralarge che si crede di essere, il signor “Ghe pensi mi – I’m on it”. Ora c’è il rappresentante in copia originale di Dio che è americano e pure peruviano, quella razza che lui vuole mandare via dal “sacro suol della patria natia”. I cardinali, quatti quatti, lemme lemme, gli hanno tolto lo scettro del “fasso tuto mi – I do everything, ciò!” e lo hanno ridotto comparsa di quarto rango.
Il nome Leone è un programma straordinario. Non poteva chiamarsi Francesco perché sarebbe stata una piaggeria d’occasione, non poteva ispirarsi ai nomi di altri papi recenti perché avrebbe dato prova di poca fantasia e paura. Ha scelto il nome dell’ultimo papa che volle chiamarsi “Leone XIII” (eletto nel 1878 e morto nel 1903), 25 anni di papato, grande latinista e primo papa a non avere governato come capo di Stato, perché Roma e l’Italia centrale erano sotto occupazione dei Savoia. Fu un papa di altissima spiritualità e aperto al mondo. Fu il primo papa a scrivere un’enciclica sulle migrazioni italiane verso gli Stati Uniti (“Quam Aerumnosa – Quanto rovinosa”, 1888) e un’altra ai vescovi degli Stati confederati degli Usa (“Longinqua oceani – La distanza dell’oceano”, 1895).
Tra le sue 86 encicliche, bisogna ricordare anche la più importante “Rerum Novarum – Il desiderio di novità”, 1891) sulla questione operaia di fine Ottocento, dove tratta di diritto del lavoro, salario, sindacato, contrattazione, famiglia, ecc. Avere scelto questo nome è il programma di fondo, come se volesse dire: sono in piena continuità con papa Francesco e le realtà come migrazioni, lavoro, dignità delle persone, poveri ed emarginati, popoli latinoamericani e i diritti conculcati, sono «affare mio». Con un colpo solo, i vecchi rattrappiti cardinali hanno spazzato la supremazia trumpiana perché ora non c’è più «America Ferst», ma «Un’altra America – Another America»
Leone XIV è timido e riservato, non ha lo slancio di Francesco, ma è in sintonia profonda con lui, anche nello stile di vita e di pastorale: in Perù era rado che celebrasse in cattedrale, ma sempre nei Pueblos degradati e sperduti. È umile, ma sa governare, non s’impone, ma sa ascoltare. Molto stimato da Papa Francesco, è un progressista che non spaventa i conservatori (l’Ave Maria finale dal balcone ne è la prova).
È vero: ha ripreso la mozzetta rossa (la clamide, residuo imperiale), ma penso che lui non fosse in sé perché rintronato dopo l’elezione e solo dopo quattro scrutini!!! Penso che i cerimonieri lo abbiano vestito senza che lui se ne sia accorto. Il suo breve saluto, preparato in fretta (era scritto a mano), è stato centrato sulla Pace, risuonata per 6 volte, mentre la parola “ponti”, 4 volte: un vero controcanto a Trump e ai suoi muri.
L’invito a prendersi per mano per camminare insieme, si integra con la volontà di “sinodalità (greco: syn òdos- sulla strada)” non per stare fermi: “A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la Pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono“.
Possiamo essere contenti di avere avuto un papa “puzzone” che parte già con l’odore delle pecore, prima ancora di cominciare. Non ci resta che stare in ascolto con gli occhi aperti per conoscerlo in quello che è e farà. Sarà un papa sorprendente e uomo di grandissima cultura e profondissima preghiera: un uomo che conosce l’inquietudine di chi cerca Dio: «Inquietum est cor nostrum» (Sant’Agostino, Confessioni I,1). Io ho fiducia e sono contento. Grazie, Papa Francesco! Grazie Papa Leone!
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