"Ho curato uno dei vigili del fuoco". Di Meco: una mappatura più estesa
Il neurochirurgo aretino tra i massimi esperti mondiali del tumore. "Ho tentato una terapia sperimentale". Condivide le analisi al via. "Una mossa saggia ma vorrei capire se l’incidenza in provincia è più alta".

"Maurizio Ponti è stato un mio paziente, me lo ricordo molto bene perchè venne arruolato in un percorso sperimentale con me. Lui si era prestato con grande entusiasmo ma poi il tumore non gli ha lasciato scampo". A parlare è il professor Roberto Di Meco, cortonese, direttore del reparto di Neurochirurgia all’istituto Carlo Besta di Milano, docente all’università di Milano, tra i massimi esperti a livello mondiale di glioblastoma: il tumore al cervello che si è portato via tra vigili del fuoco tra il 2022 e il 2023. Per lo stesso male sono morti Mario Marraghini, Antonio Ralli e Maurizio Ponti che, appunto, è stato paziente di Di Meco. Un caso inquietante su cui anche il Dipartimento di Roma vuole far luce con due indagini: una dell’Università di Bologna e una dell’Arpa che passerà al setaccio aria e acqua nelle caserme dei pompieri della provincia. "La ricerca è una buona idea, io sono a disposizione, sospetto un’incidenza più alta in provincia, andrebbe fatta una mappatura".
Professore, quale percorso di cura aveva intrapreso Ponti?
"Noi facciamo anche terapie sperimentali per i tumori maligni. Nel suo caso abbiamo utilizzato un macchinario specifico che utilizza ultrasuoni focalizzati, uno strumento introdotto da non molti anni, in Italia abbiamo pochi macchinari. Serve per aprire la barriera encefalica, isolando il cervello da quei farmaci che utilizziamo, quindi è un mezzo di protezione. Ponti ha fatto sei cicli di questo trattamento".
Come aveva risposto?
"Non possiamo sapere come sarebbe andata se non avesse avuto questo trattamento sperimentale. Purtroppo anche lui ha perso la sua guerra contro la malattia".
Come mai ci si ammala di glioblastoma?
"Ad oggi non c’è niente di dimostrato. Abbiamo solo ipotesi. Non abbiamo idea di quali possano essere le cause di questi tumori anche se in primo luogo sospettiamo che ci siano elementi genetici o vari elementi come le radiazioni ionizzanti, intese come la radioterapia. Oppure l’uso dei pesticidi e dei nitriti".
Negli anni ha lei ha tenuto diversi convegni in provincia anche con l’associazione Glioma, una volta disse che era opportuno fare una ricerca sul territorio. Come mai?
"Dal mio osservatorio - che però è un osservatorio che può essere anche falsato - ne ho visti diversi dalla nostra provincia. Ed ho il sospetto, non una certezza, che ci sia un’incidenza più alta rispetto a quella regionale, magari per fattori ambientali. Quindi sì, fare una mappatura sul territorio sarebbe una buona idea per avere certezze".
I vigili del fuoco stanno per avviare due mappature, che ne pensa?
"Mossa saggia, tutto quello che riguarda la ricerca scientifica è un arricchimento. Il glioblastoma non stimola molto interesse essendo una malattia rara ma continuare a studiarlo è fondamentale per trovare una cura".
Lei sarebbe disposto a dare una mano vista la sua esperienza?
"Certo, assolutamente sì".
In due parole: cosa è glioblastoma e quanto è letale?
"È il tumore maligno del cervello più frequente, nasce dalle cellule del cervello. I dati sulla mortalità? Il 50% dei pazienti decede dopo 13 mesi dalla scoperta, gli altri però difficilmente superano i tre o quattro anni".