Hamilton e Ferrari, qualcosa non torna: il tempo stringe

Il termometro del morale Ferrari in F1 è completamente diverso nei lati opposti del box. Leclerc arriva al sesto round del mondiale dopo la bella performance di Jeddah che ha regalato il primo podio stagionale al team di Maranello. Il monegasco, al netto delle criticità che attanagliano la SF-25, ha trovato una soluzione alternativa per […]

Mag 2, 2025 - 07:29
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Hamilton e Ferrari, qualcosa non torna: il tempo stringe

Il termometro del morale Ferrari in F1 è completamente diverso nei lati opposti del box. Leclerc arriva al sesto round del mondiale dopo la bella performance di Jeddah che ha regalato il primo podio stagionale al team di Maranello. Il monegasco, al netto delle criticità che attanagliano la SF-25, ha trovato una soluzione alternativa per estrarre il massimo potenziale dalla monoposto in attesa che gli update rendano la vettura più competitiva.

La sensazione di brancolare nel buio

Con tutt’altro spirito arriva a Miami l’inglese Lewis Hamilton. Più che gli scialbi risultati e i pochi punti racimolati nei primi cinque Gran Premi della stagione, a preoccupare è il fatto che non sia stata individuata una configurazione di compromesso che riesca ad esaltare lo stile di guida di Lewis. Il weekend in Arabia Saudita è stato emblematico in tal senso, condito da una “depressione prestazionale”.

Mentre nei primi quattro round della stagione, all’interno della stessa gara Hamilton ha sciorinato sprazzi di competitività, nella velocissima pista di Jeddah è stato bastonato sonoramente dal compagno di squadra. La sensazione è l’inglese del mondo non sia riuscito a trovare una piattaforma di base. Un punto di consistenza sul quale modificare il setup della SF-25, in grado di assecondare le esigenze del pilota e le peculiarità dei tracciati.

Ferrari F1 Hamilton
L’inglese Lewis Hamilton a bordo della Ferrari SF-25 a Jeddah

Un film già visto in Mercedes con il ritorno delle monoposto ad effetto suolo. In tanti weekend gli ingegneri assegnati alla freccia d’argento di Lewis hanno operato per tentativi anziché evolvere il setup a partire da una configurazione basica. Jeddah è la pista rivelatrice in tal senso. Hamilton è stato il poleman e vincente della prima edizione del GP, dopo una delle tante lotte all’ultimo sangue con Max Verstappen.

L’anno successivo, il primo con gli attuali regolamenti tecnici, venne clamorosamente eliminato in Q1. Ai tempi si parlò di un setup che rese la Mercedes W13 inguidabile. In varie circostanze, nell’ultimo triennio, Hamilton ha gareggiato in terra di nessuno. Se con un nuovo team, affronta sempre le stesse difficoltà già vissute, è lecito porsi alcune domande, forse impopolari ma al tempo stesso plausibili.

Le difficoltà tecniche di Hamilton

Nell’era delle vetture a effetto suolo Lewis non ha mai guidato la miglior monoposto del lotto se non in particolari circostanze, come ad esempio in quel di Las Vegas o a Spa-Francorchamps nella scorsa campagna. A consuntivo, i compagni di squadra (Russell e Leclerc), nonostante la scarsa competitività delle monoposto, hanno mostrato un rendimento superiore al pilota di Stevenage.

Al quarto anno di continuità regolamentare, ci chiediamo se questa generazione di monoposto sia davvero indigesta rispetto allo stile di guida di Lewis. Un malessere conosciuto a Brackley, come ebbe modo di spiegare Andrew Shovlin, capo degli ingegneri di pista del team Mercedes. Lo stile di guida dell’inglese è sempre stato caratterizzato da violente staccate per poi girare bruscamente in quella che è nota come tecnica “V-ing”.

F1 Ferrari Hamilton
I meccanici della Ferrari con la SF-25 di Charles Leclerc

Le auto attuali non esaltano tale approccio, in quanto sono pesanti e inclini al sottosterzo. In questo modo non si riesce a portare la massima velocità possibile all’apice. Quando il mezzo lo consentiva è riuscito a compensare con il suo talento la difficoltà di ottimizzare il punto di forza. Al contrario, con vetture più difficili l’handicap è diventato troppo invasivo nell’economia della prestazione complessiva.

Il passo in avanti atteso da parte di Lewis

In tale contesto il lavoro degli ingegneri di Maranello è comprensibilmente arduo, in quanto le direttrici verso la definizione del setup sono davvero tante. In primo luogo devono definire una piattaforma congeniale alle caratteristiche del circuito. In pista va affinato il setup in relazione alle attuali criticità del progetto 677 e, infine, vanno individuati i compromessi che rendono più comodo Lewis alla guida.

Ferrari F1 Hamilton
Il britannico Lewis Hamilton (Ferrari) nelle interviste prima del weekend di Miami 2025

Nella seconda Sprint Race della stagione vedremo a che punto è arrivata la reciproca conoscenza tra Ferrari e il fuoriclasse anglo caraibico. Sperando che tale processo sia rapido per non gettare alle ortiche quella che, almeno nelle intenzioni, doveva segnare la rinascita del sette volte campione del mondo. Attendiamo le prossime due giornate di pista per saperne di più.

Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat 

Immagini: Scuderia Ferrari – F1Tv