Groupama Global Active Equity: un approccio più cauto in previsione di una crescita in rallentamento
La portfolio manager Julia Kung illustra il posizionamento del fondo: meglio l’Europa rispetto agli Stati Uniti, alla luce dei dazi e dell’incertezza politica. View positiva su sanità, banche, società aurifere e difesa. IA sotto pressione, ma il potenziale resta. L'articolo Groupama Global Active Equity: un approccio più cauto in previsione di una crescita in rallentamento proviene da FundsPeople Italia.

I mercati stanno attraversando una fase di profonda incertezza, alimentata dalla politica tariffaria aggressiva della nuova amministrazione Trump, che sta riscrivendo gli equilibri commerciali globali nell’assetto che aveva prevalso fino ad oggi. All’orizzonte si delineano diversi rischi: un rallentamento della crescita che potrebbe sfociare in una recessione, pressioni inflazionistiche in aumento, calo della fiducia dei consumatori e una possibile spirale di ritorsioni commerciali tra le potenze economiche. Le ricadute sui mercati azionari sono già evidenti, con i listini americani che stanno subendo un’ondata di vendite. In questo contesto, diversificare l’esposizione azionaria a livello globale potrebbe rivelarsi più che mai fondamentale. Guardare oltre gli Stati Uniti e le cosiddette "Magnifiche 7", riconsiderando aree di mercato rimaste in ombra negli ultimi anni, potrebbe rappresentare una strategia interessante per affrontare un contesto più volatile e complesso.
Lo scenario marco: crescita in rallentamento e più inflazione
“A causa dei dazi, dell’incertezza politica e del conseguente clima di indecisione delle aziende e dei consumatori, abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni di crescita per gli Stati Uniti. Sebbene al momento non prevediamo una recessione, ci aspettiamo diversi trimestri di crescita più lenta rispetto alle previsioni iniziali”, afferma Julia Kung, Portfolio Manager di Groupama AM e gestore del fondo Groupama Global Active Equity con Rating FundsPeople 2025. “Per quanto riguarda l’Europa, anche qui prevediamo una leggera riduzione della crescita, ma in misura minore rispetto agli USA. Questo perché, sebbene un rallentamento globale impatterebbe anche il Vecchio Continente, ci sono fattori positivi che ci fanno essere più ottimisti: in particolare, le elezioni in Germania e la volontà di implementare stimoli fiscali sembrano annunciare un nuovo ciclo di investimenti, che ci rende più positivi sul futuro economico europeo”, avverte l’esperta intervistata da FundsPeople. “Inoltre, rispetto al consenso di mercato, ci aspettiamo un’inflazione più resistente sia negli Stati Uniti che in Europa, con impatti ancora da valutare sulle decisioni di politica monetaria e le traiettorie dei tassi”, aggiunge Kung.
IA: il potenziale resta intatto, ma nel breve sotto pressione
Secondo l’analisi di Kung, se i mercati statunitensi dovessero continuare a scendere, i titoli delle “Magnifiche 7” sarebbero probabilmente i più penalizzati, per la concertazione degli indici e poiché sono quelli che hanno beneficiato maggiormente dell’espansione dei multipli degli ultimi anni. Pur mantenendo una posizione sovrappesata sul tema dell’intelligenza artificiale (IA), in virtù del suo potenziale di lungo termine, il posizionamento della casa di gestione attualmente è più prudente. “L’adozione dell’IA e i conseguenti guadagni in termini di produttività non sono ancora stati pienamente presi in considerazione dagli investitori. Tuttavia, questo non esclude la possibilità di una fase di incertezza di alcuni trimestri. Ritengo bisogni adottare un approccio più cauto sulle valutazioni, soprattutto considerando i prezzi raggiunti dai beneficiari del boom dell’IA negli ultimi due anni. Noi stessi abbiamo iniziato a prendere profitto da alcuni di questi titoli”, evidenzia la portfolio manager. “Per tutte queste ragioni, a livello geografico nel nostro portafoglio abbiamo deciso di ridurre l’esposizione sugli Stati Uniti, aumentare quella sull’Europa, mantenere il sottopeso sul Giappone e sovrappesare i mercati emergenti”, spiega.
La Cina potrebbe sorprendere in positivo
Nella strategia della casa di gestione, particolare attenzione è rivolta alla Cina, che nonostante i dazi potrebbe risollevarsi dopo un periodo prolungato di difficoltà: “Se il Paese riesce, almeno in parte, a sfidare le ‘Magnifiche 7’ e l’eccezionalismo americano nell’IA, potrebbe essere una mossa sensata coprirsi posizionandosi anche sulla Cina”, aggiunge. “L’amministrazione statunitense sta cercando di contenere l’avanzata tecnologica cinese, ma la Cina ha la propria strategia e non può essere semplicemente ignorata. Negli ultimi tre anni molti investitori hanno abbandonato il Dragone a causa della crisi immobiliare, ma il paese resta competitivo e non è rimasto fermo. Ed è proprio per questo che gli Stati Uniti stanno cercando di impedirne l’ascesa”, osserva Kung.
Groupama Global Active Equity, i pilastri del processo di investimento
Grazie a una visione di lungo termine, il Groupama Global Active Equity offre accesso a tutti i settori e alle principali aree geografiche del vasto universo dell’azionario globale. Il primo step nella definizione dell’universo investibile prevede un filtro che seleziona le aziende ‘best-in-universe’, ovvero quelle con il miglior profilo ESG. Successivamente si passa alla selezione dei titoli, attraverso un’analisi sia quantitativa che qualitativa. La costruzione del portafoglio si basa su un approccio combinato: per il 75% si adotta una selezione bottom-up dei titoli, mentre il restante 25% segue una logica top-down, in cui il posizionamento settoriale e geografico è guidato da un processo di allocazione legato alla visione macroeconomica. Ne deriva un portafoglio diversificato che a fine febbraio aveva 102 titoli in portafoglio, con masse gestite di circa 2,6 miliardi di euro. Il team di investimento è guidato da Philippe Vialle, gestore di portafoglio con 27 anni di esperienza nell’industria, e dai due co-portfolio manager: Julia Kung e Alessandro Roggero.
Posizionamento attuale del portafoglio
“Per la componente difensiva del portafoglio, siamo positivi sul settore sanitario, mentre sul versante più ciclico abbiamo una visione favorevole sul settore tecnologico. Questo è in parte legato alle aspettative di deregolamentazione, inizialmente promosse dall’amministrazione Trump, che riteniamo si concretizzeranno, anche se con qualche ritardo rispetto alle previsioni”, afferma Kung. “Vediamo ancora un certo potenziale di crescita per le banche statunitensi, ma la nostra posizione è più ottimista sulle banche europee”, prosegue.
Il portafoglio mantiene un sottopeso sul comparto dei consumi: “Con previsioni di inflazione superiori al consenso, riteniamo che il consumatore possa risultare più vulnerabile nel 2025”, aggiunge. Tra le aree recentemente incrementate figurano le società aurifere, utilizzate come copertura contro l’incertezza legata al dollaro e al deficit statunitense. Infine, è stato recentemente rafforzato il peso della difesa, alla luce dell’aumento della spesa da parte dei Paesi nel nuovo contesto geopolitico. “In passato abbiamo preferito un approccio più cauto, cogliendo opportunità idiosincratiche e concentrandoci principalmente su aziende statunitensi e giapponesi. Ora, però, stiamo ampliando la nostra esposizione anche all’Europa”, conclude il gestore.
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