Grecia e Lettonia si uniscono alla Germania e chiedono alla Commissione l’attivazione della clausola di salvaguardia per le spese militari
La richiesta formale di Germania, Grecia e Lettonia alla Commissione europea punta all'esenzione del conteggio del deficit per le spese militari. Un aspetto chiave del piano "ReArm Europe" per garantire la sicurezza dell'UE.

“Al momento sono arrivate le richieste di Germania, Grecia e Lettonia. Abbiamo triplicato i numeri nelle ultime 24 ore e sono abbastanza fiducioso che nelle prossime 24 ore ci saranno molti sviluppi”, ha affermato nel quotidiano briefing di mezzogiorno con i giornalisti il portavoce della Commissione per l’Economia, Balazs Ujvari.
La Commissione europea aveva lanciato la proposta di consentire ai suoi 27 stati membri di aumentare la spesa per la difesa fino ad un massimo dell’1,5 percento del PIL ogni anno per quattro anni consecutivi, scorporandola dal conteggio automatico del rapporto deficit/PIL.
Il nuovo Patto di stabilità e crescita
Come noto, il nuovo Patto di stabilità e crescita, riformato e riattivato dopo la pausa legata alla pandemia, prevede, tra le altre cose, l’attivazione automatica delle procedure disciplinari contro quei paesi che dovessero superare il 3% nel rapporto deficit/PIL, con alcune eccezioni, una delle quali è proprio quella introdotta dal piano ReArm Europe.
Secondo l’esecutivo di Bruxelles, l’attivazione della clausola di salvaguardia da parte di tutti gli Stati membri al massimo consentito (1,5% ogni anno per 4 anni consecutivi), potrebbe aumentare la spesa per la difesa nell’intera Ue fino a 650 miliardi di euro.
Berlino e la clausola di salvaguardia
Lunedì, il ministro delle Finanze tedesco uscente Jörg Kukies, ha chiesto l’attivazione della “clausola di salvaguardia nazionale” dell’UE.
La decisione della Germania di attivare la clausola arriva dopo che il cancelliere in pectore, Friedrich Merz, ha annunciato all’inizio di quest’anno un pacchetto di 1.000 miliardi di euro per la difesa e le infrastrutture, superando decenni di conservatorismo fiscale nella più grande economia dell’UE.
“Consideriamo la proposta della Commissione di attivare in modo coordinato la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita come un’importante misura complementare per consentire un aumento della spesa nazionale per la difesa, salvaguardando al contempo la sostenibilità fiscale”, si legge nella lettera, riportata per la prima volta da Reuters.
Martedì mattina, anche la Grecia, tramite il ministro dell’Economia e delle Finanze, Kyriakos Pierrakakis, ha annunciato l’invio della richiesta a Bruxelles, sottolineando che in questo modo sarà possibile creare lo spazio fiscale per coprire le spese per la difesa nei prossimi anni.
“L’aumento previsto dal 2025 al 2026 ammonta a circa mezzo miliardo di euro, cifra che è stata pianificata e che si applicherà anche agli anni successivi. Come governo, abbiamo presentato un programma di spesa per la difesa molto specifico”, ha detto il ministro, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa greca Ana-Mpa.
Altri Paesi considerano la proposta
Insieme a Polonia ed Estonia, la Lettonia e la Grecia sono tra i pochi Paesi UE membri della NATO che destinano oltre il 3% della propria PIL alla difesa. La Germania, pur avendo avviato un massiccio programma per rilanciare il settore militare che l’ha resa nel 2024 il primo Paese UE per spesa, destina poco più del 2% del PIL alla difesa, secondo i dati pubblicati giovedì scorso dall’Alleanza atlantica.
Otto Paesi, tra cui Francia, Italia e Polonia, sono attualmente soggetti a una “procedura per deficit eccessivo” per aver violato il limite fiscale del 3% previsto dal Patto di stabilità e crescita.
Tra i Paesi che stanno considerando la proposta, ma che al momento non hanno ancora esplicitamente inviato la richiesta a Bruxelles figurano Portogallo e Polonia, mentre il Belgio e la Bulgaria non hanno escluso di richiedere lo schema, secondo quanto riferito da funzionari governativi.
Al momento, l’Italia, secondo quanto riportato da fonti del ministero delle Finanze citate da varie agenzie di stampa, non avrebbe intenzione di chiedere l’attivazione della Clausola di salvaguardia, almeno fino all’assemblea generale della NATO di giugno.