Gino Cecchettin chiede ai rapper di cambiare linguaggio: «Basta testi misogini che non rispettano le donne»

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Apr 30, 2025 - 06:41
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Gino Cecchettin chiede ai rapper di cambiare linguaggio: «Basta testi misogini che non rispettano le donne»

Gino Cecchettin chiede alla musica di cambiare linguaggio. E scrive agli artisti. Chiedendo di «evitare stereotipi e frasi tossiche. Anche Vasco Rossi componeva brani impubblicabili, poi ha mutato stile». Tutto nasce dalla partnership tra la fondazione Giulia con l’Aperyshow Charity Event di Arsengo in provincia di Padova. «Di fronte all’elenco dei cantanti che si sarebbero esibiti sul palco, mi sono reso conto che alcuni di loro in passato avevano scritto testi misogini e non rispettosi delle donne», spiega a La Stampa. Tra questi Bello Figo, quello di: «Io sono un maschio / Cucina la donna / Io c’ho fame / Cucina la donna». O Boro Boro (qui, con Elettra Lamborghini): «Bevo una tequila / E dopo glielo pongo a ritmo».

La violenza nella musica

Nel colloquio con Laura Berlinghieri Cecchettin racconta di aver scritto ai cantanti: «Semplicemente, ho detto agli artisti di preferire le parole d’affetto a quelle d’odio, la comprensione al biasimo, l’empatia alla violenza». E ancora: «Ne ho parlato con Elena e Davide, ma ne ho parlato anche con altri ragazzi. Mi rivedo in loro, pensando a quando da giovane ascoltavo i Black Sabbath, le cui canzoni avevano testi abbastanza discutibili. Ma allora avevo la giustificazione – che poi, giustificazione non era – della barriera linguistica, che non mi permetteva di capire quello che dicevano. Ma ora è diverso: sembra quasi che ad attrarre siano proprio le parole di violenza». Secondo Gino «forse funziona come con le sigarette, che fanno sentire grandi. E così avere un’arma in tasca – anche se solo attraverso il testo di una canzone, magari trap – fa sentire i ragazzi qualcosa che non sono».

Vasco Rossi e Cocciante

Ci sono testi di Vasco Rossi o Riccardo Cocciante che oggi sarebbero impubblicabili: «Ma devo dire che tanti degli artisti che, in passato, avevano scritto testi di questo tipo ora hanno imboccato un percorso diverso. In ogni caso, ogni canzone va contestualizzata nel suo tempo». Cecchettin ha dato «consigli molto semplici, in un vademecum: evitare gli stereotipi, la romanticizzazione della violenza o linguaggi tossici nei testi delle canzoni. E poi abbiamo inviato delle indicazioni anche alle case discografiche, per promuovere le pari opportunità, la sicurezza e l’inclusione nel mondo della musica».

Infine, sull’accusa di bavaglio agli artisti: «È sacrosanto che ognuno, nell’arte, si esprima come vuole, senza censure. Purché, però, non ci sia offesa. E, se qualcuno si sente offeso da certe parole, bisogna riflettere su quello che si è detto. Mettere il bavaglio è sempre brutto, allora invito questi artisti a stimolare un’elaborazione dei testi più edificante».

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