Giacomo Gentili: “Il canottaggio mi fa sentire libero. A Parigi siamo arrivati all’apice dopo aver imparato dagli errori”
Il canottiere Giacomo Gentili è intervenuto a Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport: l’azzurro è uno dei componenti del quattro di coppia che ha conquistato l’argento olimpico a Parigi 2024, ma in carriera ha vinto anche quattro ori europei ed un titolo mondiale. L’importanza di essere squadra nel quattro […]

Il canottiere Giacomo Gentili è intervenuto a Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport: l’azzurro è uno dei componenti del quattro di coppia che ha conquistato l’argento olimpico a Parigi 2024, ma in carriera ha vinto anche quattro ori europei ed un titolo mondiale.
L’importanza di essere squadra nel quattro di coppia: “Dal 2018 il quattro di coppia non scende dal podio mondiale, io e la maggior parte dei miei compagni che hanno percorso questo viaggio fino a Parigi siamo sempre stati gli stessi, quindi questa è la cosa più bella: vuol dire che c’è stata una crescita comune in tutti per arrivare fino a Parigi dal 2018, sono tanti anni, quindi c’è molta costanza ed un bel lavoro dietro“.
Un rapporto costruito col tempo: “Siamo in quattro e ci muoviamo in simbiosi in barca, ma soprattutto è molto importante la parte fuori dalla barca. Da più giovani, io nel 2018 avevo venti 21 anni, eravamo un po’ più immaturi, più istintivi, un po’ tutti sul chi va là, e quindi ci sono state molte diatribe all’inizio, poi man mano, andando avanti col tempo, ci siamo capiti e secondo me abbiamo raggiunto l’apice della maturità a Parigi, in cui ci siamo guardati tutti in faccia ed abbiamo detto ‘Ragazzi, siamo arrivati qua, non facciamo gli errori che abbiamo fatto’, quattro anni prima per Tokyo e gli anni prima ancora, quando magari la barca era sempre forte, però mancava qualcosa dentro di noi, di professionale, di maturo, che ci facesse raggiungere quello che poi è stato il massimo, che abbiamo raggiunto a Parigi“.
L’essenza di questo sport: “Il canottaggio, appena l’ho provato, mi ha dato quel senso di libertà, in quella fatica, che mi ha veramente fatto sentire libero e vivo, soprattutto quando ho iniziato ad andare in acqua in mezzo a questo grande gigante, il Po. Io sono di Cremona, ed all’inizio uscivamo in mezzo al Po, che è gigante, in mezzo ad un mostro d’acqua, era qualcosa di pazzesco, e mi ha fatto sentire libero sicuramente. Quando mi hanno chiesto se mi piaceva questo sport, ho detto proprio che mi fa sentire libero“.
Gli inizi a livello internazionale: “Io ho intrapreso una strada diversa, perché mi era stata offerta l’opportunità di fare un college remiero a Piediluco, che è un college che all’età di 14-15 anni ho iniziato a fare, e quindi mi sono staccato da casa mia, da Cremona, e sono andato a Piediluco a vivere, e da lì mi sono allenato con Agostino Abbagnale e con altri 5-6 ragazzi, e praticamente facevamo solo canottaggio e nel mentre andavamo a scuola, e quindi quella è un’altra parte della mia vita che è stata fondamentale per una crescita futura, perché lì ho messo le basi solide per il mio futuro, e mi ha portato sicuramente a vincere il Mondiale junior in singolo, che era una categoria che non si vinceva da vent’anni forse quando l’ho vinta io, e quello è stato l’inizio di tutto, perché è stata un’emozione pazzesca, soprattutto avere la responsabilità di partecipare su una barca così importante come il singolo, dove non c’erano italiani che facevano questa specialità da anni, è stato qualcosa di veramente particolare, che però mi ha subito messo nel mondo senior e l’anno dopo nel mondo olimpico, sono stato molto precoce in questo“.
Il passaggio dal singolo al quattro di coppia: “Finché ero junior riuscivo comunque ad essere uno tra i più forti, poi appena ti metti nel mondo senior il singolo è una barca dove serve molta esperienza, e molti singolisti tra i più forti erano anche abbastanza grandi di età, erano molto strutturati, ed io a 18-19 anni ero ancora molto esile, ero molto piccolino, però avevo altre qualità, ed appena mi hanno provato in quattro con altri miei compagni fenomenali, ovviamente, perché io dico sempre che il capovoga è una parte fondamentale della barca, ma senza una buona orchestra dietro non fa niente neanche il capovoga più bravo del mondo, per caso è uscito questo quattro di coppia ed all’inizio con Panizza, Rambaldi e Mondelli era subito magia. Proprio in quell’anno avevamo subito vinto un Europeo, una Coppa del Mondo ed il nostro primo Mondiale vinto, che era in Bulgaria, quella sicuramente è la medaglia più bella dei Mondiali che ricordo, perché un oro mondiale ancora non l’ho vinto da allora“.
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