Gastaldello (Capital Group): “Continuare a crescere e innovare il brand"
A quasi un anno dalla nomina a managing director, head of Financial Intermediaries, Italy per la società la professionista racconta a FundsPeople le prossime sfide e gli obiettivi fino a ora raggiunti. L'articolo Gastaldello (Capital Group): “Continuare a crescere e innovare il brand" proviene da FundsPeople Italia.

A quasi un anno dalla nomina di Roberta Gastaldello a managing director, head of Financial Intermediaries, Italy di Capital Group per la società la professionista racconta a FundsPeople le prossime sfide e gli obiettivi raggiunti. Uno di questi è l’aver rafforzato la presenza della società in Italia attraverso un team dedicato.
“Un aspetto fondamentale è stato l’integrazione dei nuovi membri del team e l’ulteriore rafforzamento della sinergia con i clienti nuovi ed esistenti. Questo ha richiesto un lavoro intenso di coordinamento e comunicazione”, spiega l’esperta raggiunta da FundsPeople.
Come ormai noto, la competizione nel settore degli intermediari finanziari è molto alta. “Abbiamo lavorato costantemente per differenziarci e aumentare la consapevolezza del nostro brand”, commenta. Capital Group, con oltre 90 anni di storia alle spalle, gestisce quasi 3mila miliardi di dollari di asset ed è uno dei principali gestori attivi a livello mondiale. Secondo Gastaldello, la società offre molto di più che semplici investimenti, e c'è ancora molto da scoprire, come ad esempio il suo “Capital Learning”, ammette.
Guardando al futuro, “continueremo a concentrarci sulla crescita e l’innovazione con collaborazioni efficaci con i partner mantenendo con loro un alto livello di servizio”, spiega.
All’industria non servono nuovi prodotti
Il vero cambiamento per l’industria degli intermediari sarà quella di continuare a sviluppare soluzioni che rispondano alle esigenze in continua evoluzione dei consulenti finanziari, “piuttosto che concentrarsi sui singoli prodotti per sviluppare novità in cui i competitor non sono ancora arrivati”, dice la professionista. “Se guardiamo alla nostra piattaforma e alla nostra strategia aziendali, non riesco a pensare a un prodotto specifico di cui abbiamo bisogno per continuare ad avere successo”. Insomma, nessun nuovo prodotto ma il proposito è quello di “migliorare il modo in cui presentiamo le strategie che già abbiamo, per soddisfare al meglio gli obiettivi strategici dei clienti”, ammette.
Continuando a parlare del risparmio gestito, è un fatto che l’industria debba scontrarsi, soprattutto sul mercato italiano ma non solo, con il tema della liquidità nei conti corrente. Secondo alcune stime, “il saldo complessivo della liquidità di famiglie e imprese è pari a circa 1.400 miliardi di euro e dopo due anni di contrazione, vediamo questo dato tornare a crescere in termini relativi, quasi a toccare i massimi post-COVID nel 2021”.
Com’è possibile, dunque, interpretare questi numeri? “La tendenza all’accumulo sembra derivare dalle imprese che detengono più liquidità per ragioni strategiche. Le imprese potrebbero mantenere elevati livelli di liquidità per affrontare incertezze economiche, investire in opportunità future o migliorare la loro posizione finanziaria”, è persuasa Gastaldello.
Per quanto riguarda invece le famiglie, “detengono la maggior parte dello stock di liquidità, tendono a non aumentare né investire i loro risparmi”, dice. Questo comportamento, secondo la professionista, può essere attribuito alla percezione dei conti corrente come strumenti di pagamento, mantengono la liquidità disponibile per spese quotidiane, emergenze o per evitare i rischi associati agli investimenti.
Inoltre, spesso le famiglie “non si accorgono che i cosiddetti sight deposits o depositi a vista, hanno un basso livello di remunerazione. I depositi vincolati a 6 o 12 mesi, che sono utilizzati principalmente dalle imprese, offrono rendimenti leggermente più alti. Ma nonostante questo, in termini reali, in entrambi in casi, più evidentemente nel primo, “al passare del tempo, si arriva a una lenta erosione del patrimonio poiché l'inflazione è ben maggiore del tasso di interesse offerto dai conti correnti”, mette in guardia.
In conclusione, è fondamentale “promuovere l’educazione finanziaria per far comprendere che i conti deposito non sono prodotti di investimento”, chiosa Gastaldello.
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