Nel cuore della gamma Best Styles di AllianzGI: un approccio sistematico per affrontare l'incertezza attuale
Michael Heldmann, CIO del team Systematic Equity, illustra i pilastri dell’approccio multi-fattoriale dei celebri fondi della casa tedesca, un processo in cui l’IA gioca un ruolo chiave. L'articolo Nel cuore della gamma Best Styles di AllianzGI: un approccio sistematico per affrontare l'incertezza attuale proviene da FundsPeople Italia.

Un contesto più incerto che mai. È con queste parole che Michael Heldmann, CIO del team Systematic Equity di AllianzGI, descrive lo scenario attuale. L’amministrazione Trump sta ridefinendo il ruolo politico globale degli Stati Uniti, prendendo le distanze da partner storici come l’Europa, mentre nuovi dazi ridisegnano gli equilibri commerciali degli ultimi vent’anni. In situazioni complesse come quella odierna, disporre di una strategia azionaria sistematica, che punta a generare extra rendimenti in modo disciplinato e stabile in ogni fase di mercato, comprese le più turbolente, può fare la differenza. Ed è proprio questo l’obiettivo della gamma di fondi Best Styles di AllianzGI: offrire agli investitori degli strumenti solidi e affidabili, anche nei contesti più sfidanti.
Lanciata nel 1999, la gamma vanta un track record di oltre 25 anni, durante i quali ha dimostrato la capacità di attraversare con solidità le principali crisi di mercato: dalla bolla dot-com alla grande crisi finanziaria del 2008, dalla pandemia di Covid-19 fino all’invasione russa dell’Ucraina. Gestita dal team Systematic Equity della casa tedesca, conta oltre 55 miliardi di dollari di masse in gestione, ed è diventata nel tempo una delle suite di prodotti più apprezzate dagli investitori italiani. A ulteriore conferma del suo valore, ben quattro fondi della gamma Best Styles, sull’azionario globale, USA, europeo e globale SRI, hanno ottenuto il Rating FundsPeople 2025.
Uno scenario incerto
"Negli Stati Uniti il rischio di inflazione è in aumento e le previsioni di crescita per il 2025 sono state riviste al ribasso. Siamo in una fase di forte cambiamento e la visibilità sullo scenario futuro resta limitata. Non è possibile affermare con certezza che i mercati americani nei prossimi mesi potranno uscire dall’attuale fase di volatilità", afferma Heldmann intervistato da FundsPeople. "Storicamente, le aziende statunitensi hanno sempre dimostrato una notevole capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Il rischio maggiore, semmai, arriva dalla politica: gli annunci della nuova amministrazione Trump in materia di dazi alimentano l’incertezza e rendono difficile per le imprese prendere decisioni di lungo periodo", ammette.
“La nostra idea, ben prima dell’attuale fase di incertezza, era di adottare uno stile di gestione capace di affrontare questo tipo di eventualità. La gestione sistematica dei Best Styles ci consente di perseguire questo scopo, in quanto senza prendere opinioni direzionali sui temi della macropolitica, costruisce un portafoglio che cerca di bilanciare e mitigare l’impatto di fattori di rischio esterni, come quelli macro. Reagire in tempo reale ai movimenti di mercato è estremamente complesso”, spiega il CIO. “La strategia alla base dell’individuazione dei titoli si basa su un approccio multi-fattoriale, imperniato su tre fattori chiave: valore, trend e qualità. Ne deriva un portafoglio molto diversificato che, nel caso del nostro fondo globale, comprende tra i 250 e i 350 titoli. Tuttavia, presenta un active share elevato che lo differenzia in modo significativo dal benchmark ed è frutto della nostra gestione attiva”, spiega
Un approccio multi-fattoriale
“Il primo fattore si basa su un focus sul prezzo e sulle valutazioni attraenti, ma rappresenta qualcosa di più del tradizionale approccio value. Nasce infatti dalla convinzione che lo stile value incorpori premi al rischio che, se combinati con un approccio sistematico, possono offrire una fonte affidabile di extra rendimento”, spiega Heldmann illustrando la strategia sistematica dei Best Styles. “Quando lo abbiamo introdotto, questo approccio non era ancora molto diffuso: i gestori quantitativi tendevano a concentrarsi di più su altri aspetti, come il vantaggio informativo. Il nostro punto di partenza, invece, era diverso: accettare un livello di rischio superiore a quello di mercato per ottenere un extra rendimento, mitigato però dall’impiego di una strategia sistematica e dalla diversificazione tra diverse fonti di premio al rischio”, illustra.
Il secondo fattore chiave è rappresentato da una strategia trend-following, che mira a individuare aziende con un chiaro trend di crescita o i cui utili sono stati recentemente rivisti al rialzo. “Questa componente del portafoglio tende a funzionare meglio nelle fasi rialziste del mercato, mentre la parte orientata al ‘value’ dà il meglio di sé nelle prime fasi del ciclo economico”, aggiunge il CIO.
Motivo per cui, con il fine di aggiungere un ulteriore livello di protezione nelle fasi ribassiste, la strategia include un terzo fattore che si combina con i due precedenti: una componente più difensiva, focalizzata su aziende di qualità, solide dal punto di vista finanziario e con elevata redditività. “La combinazione di questi tre fattori è alla base della ricerca di solidità dei nostri rendimenti”, afferma Heldmann.
Pionieri nell’IA
Prima di entrare a far parte del team Systematic Equity di AllianzGI, Heldmann, che vanta un dottorato in Fisica, ha lavorato come ricercatore al CERN di Ginevra e ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Le competenze maturate in ambito accademico sui sistemi di machine learning e sull’intelligenza artificiale sono state il fondamento su cui ha costruito la strategia azionaria sistematica di AllianzGI. “Siamo stati pionieri nell’applicazione dell’intelligenza artificiale agli investimenti e da allora continuiamo a innovare costantemente la nostra strategia, rimanendo fedeli ai principi cardine del nostro approccio”, spiega Heldmann.
Già nel 2007 la gamma Best Styles ha iniziato a utilizzare strumenti di machine learning e modelli di analisi capaci di elaborare quantità elevatissime di dati. “I nostri algoritmi ci permettono di determinare se un’azienda rientra nei fattori d’investimento individuati dalla strategia”, dichiara Heldmann. “Siamo stati tra i primi a impiegare in ambito finanziario strumenti di machine learning o di NLP (Natural Language Processing) per l’analisi dei testi. Oggi, ad esempio, utilizziamo reti neurali per capire se il trend del prezzo di un’azienda possa avere uno sviluppo sostenibile nel tempo. Mentre grazie a Large Language Model (LLM) come ChatGPT o Llama analizzano enormi volumi di testi restituendo output numerici utili per valutare la qualità di un’impresa”, continua. “Oggi, grazie a questi modelli, possiamo estrarre indicatori rilevanti da fonti come le earnings call aziendali, ottenendo preziose informazioni di sentiment utili per selezionare titoli e gestire meglio i rischi”, evidenzia.
Ma, nonostante questi progressi, secondo Heldmann, la componente umana resta insostituibile. “L’intelligenza artificiale consente sì di elaborare importanti volumi di dati in tempi rapidi, ma non può sostituire il pensiero critico e l’intuizione analitica”, dice il CIO. “Prendendo come esempio proprio le earnings call, durante questi appuntamenti le domande finali degli analisti rimangono un momento cruciale: sono queste a mettere in discussione i messaggi ‘preconfezionati’ sui risultati aziendali presentati dal management, introducendo così nuove informazioni nei mercati e svolgendo una funzione essenziale di controllo”, continua. “In definitiva, la tecnologia amplifica le capacità umane, ma non le sostituisce. La collaborazione tra analisi quantitativa e giudizio umano è, e resterà, il vero cuore di una gestione sistematica efficace”, conclude.
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