Francesco Murano, Domenico Orefice, Dennj e gli altri designer emergenti da tenere d’occhio: ecco i giovani talenti visti alla Fashion Week
Nonostante il sovraffollamento di eventi, la Milano Fashion Week ha dato spazio a designer emergenti e giovani talenti della moda italiana: ecco i nomi da tenere d'occhio L'articolo Francesco Murano, Domenico Orefice, Dennj e gli altri designer emergenti da tenere d’occhio: ecco i giovani talenti visti alla Fashion Week proviene da Il Fatto Quotidiano.

Nonostante l’Italia abbia un problema con la definizione di talento emergente, appellativo con cui spesso vengono definiti designer dalla carriera più che ventennale, sembra che quest’ultima Milano Fashion Week dedicata alla presentazioni delle collezioni Autunno Inverno 25/26 abbia lasciato ampio respiro a chi si è messo in gioco per la prima volta o preparava già da alcuni anni un debutto in grande stile. Rimane il problema della quantità di eventi (quest’anno circa 150) effettivamente concentrati nei pochi giorni in cui Milano, tra l’inizio della settimana e le migrazioni verso Parigi, ospita la maggioranza di buyer, stampa e personaggi in vista. Abbiamo quindi selezionato una serie di designer, più o meno emergenti (di sicuro molto giovani), che meritano uno spotlight.
Tra i semi-finalisti del LVMH Prize 2025, Francesco Murano, classe 97, ha inaugurato con il suo show un calendario che vede, anche nelle sfilate, un’ottima presenza di nuovi nomi (e fa ben sperare sul futuro della moda italiana). L’equilibrio nell’incontro tra passione e razionalità, espedienti di design dionisiaci come il drappeggio e costruzioni sartoriali, ritorna al centro del discorso di Murano. Anche la palette essenziale comprende nero e bianco, piombo e mogano che contribuiscono alla definizione dei volumi generando un continuo sbilanciamento tra le forme, per poi ricostituire l’ordine. Tra i debutti in passerella, quello di Giuseppe Di Morabito ha posto al centro del suo show e della sua riflessione il dualismo tra umano e tecnologia, la commistione dei due mondi e l’intercambiarsi delle due essenze. “Alone with the stars”, questo il titolo della collezione, propone un incontro tra innovazione e tradizione, sia a livello sartoriale sia in un confronto diretto tra carne, ossa e componenti robotiche di Ameca.
Galib Gassanoff è un nome già noto all’interno del calendario delle settimane della moda, fino alla SS23, infatti, ha curato il progetto co-fondato con Luca Lin nel 2016, ACT N°1. INSTITUTION, marchio e organizzazione socio-artistica, nasce invece nel 2024 dall’idea di Gassanoff di creare continuità e persistenza (come accade per le istituzioni) e presenta per questa FW 25/26 la terza collezione “EL”. Nella tradizione turca questo termine si riferisce a un gruppo etnico definito, focalizzandosi sull’identità del designer, dalla tradizione della transumanza familiare che si riflette nell’utilizzo di lana, pellicce e maglierie alla tessitura a mano della comunità azera in Georgia, alla quale il marchio fa riferimento garantendo occupazione e mantenimento della tradizione.
Il dualismo tra tecnologia e umanità ritorna anche nel lavoro di Domenico Orefice che per la sua FW 25/26 include una serie di pezzi che indagano l’identità digitale e il tangibile. Per la sua presentazione Orefice si rifà alla location aeroportuale, ripercorrendo gli step di un giovane brand in crescita in termini di gamma di prodotto, collaborazioni (con il marchio emergente Grossi che si occupa di denim), palette di colori. Rispetto alla sostenibilità, aspetto valoriale che diversi designer emergenti includono nell’evoluzione del proprio lavoro, la pelle utilizzata proviene da scarti destinati allo smaltimento. Materiali recuperati in ottica circolare e fibre innovative sono centrali anche nel lavoro di Flora Rabitti, founder e designer di Florania, marchio a-genere che esplora in questa collezione il rapporto tra umano e natura, ispirandosi all’alchimia e alle donne surrealiste. La concezione circolare della moda ritorna anche in Lessico Familiare che attraverso la sua collezione “ABECEDARIO” esplicita il processo di ideazione e costruzione dei pezzi, dove i riferimenti rintracciabili in oggetti, parole, odori e mood sono essenziali. Un progetto senza tempo e senza stagioni è stato invece proposto da Lorenzo Seghezzi nel suo “EPITELIO” che attraverso un viaggio nella sua immaginazione indaga i concetti di dismorfia del corpo e disforia di genere focalizzandosi, eseguendo un esercizio virtuoso tra il sartoriale e l’architettonico, sulla ricerca della propria forma, specie in ottica queer.
Uno spazio riservato alla scoperta dei nuovi marchi è sicuramente il Fashion Hub, che con progetti dedicati coinvolge designer giovanissimi e capaci di ripensare la moda sotto punti di vista che divergono dall’industria mainstream. ZAZI, per esempio, nasce come un incubatore che coinvolge artigiani da diverse zone del mondo recuperando lavorazioni tradizionali e favorendone lo sviluppo e il mantenimento. Tra le collaborazioni quella con l’Himalaya caratterizzata da tinte recuperate da cortecce o bacche e con il Ghana per la produzione di borse con un particolare materiale, l’erba dell’elefante. “La moda non si misura in stagioni, ma nell’arte di creare capi che vivono su ogni corpo”, questa la filosofia con cui Dennj propone la sua idea di atelier in cui ogni capo, già confezionato sartorialmente, può essere adattato a ogni forma, ponendo al centro la personalità che lo utilizza e tralasciando il concetto superato di stagionalità. Lo spazio Designers For The Planet è, invece, nel contesto del Fashion Hub dedicato ai designer emergenti che si impegnano a implementare tecniche sostenibili per la produzione di abbigliamento e accessori. I marchi selezionati per quest’anno sono Cascinelli, Grossi, Lizzio, Lucia Chain, Marea, Noir Déchiré, Servati, Tolo.
L'articolo Francesco Murano, Domenico Orefice, Dennj e gli altri designer emergenti da tenere d’occhio: ecco i giovani talenti visti alla Fashion Week proviene da Il Fatto Quotidiano.