Ferrovie in assetto di guerra: l’Europa spinge per gli usi militari
Le istituzioni europee premono per sfruttare le ferrovie a scopi militari. E i ferrovieri invocano l'obiezione di coscienza L'articolo Ferrovie in assetto di guerra: l’Europa spinge per gli usi militari proviene da Valori.

Il riarmo dell’Unione europea passa anche dai binari. Carri armati, obici semoventi, veicoli blindati, carichi militari pesanti, esplosivi, una volta arrivati via mare nei porti vengono caricati nei treni merci oppure nei tir. Ma su strada i grandi carichi non sono permessi. La soluzione? Riadattare le ferrovie a scopi militari.
L’Europa vuole rimuovere gli ostacoli al transito di armi e mezzi militari sulle ferrovie
Il 19 marzo scorso la Commissione europea e l’Alta rappresentante per gli affari esteri hanno presentato il “White Paper for European Defence-Readiness 2030”, a corredo del piano operativo ReArm Europe da 800 miliardi di euro. Nel libro bianco ci sono sette aree strategiche di investimento. La quinta riguarda la mobilità militare con l’adeguamento e l’espansione delle reti infrastrutturali multimodali europee (stradali, ferroviarie, aeroportuali e portuali) adottando standard comuni per la logistica militare.
L’obiettivo è quello di rimuovere gli «ostacoli normativi» relativi a permessi, controlli transfrontalieri, dogane e autorizzazioni che, secondo l’Europa, «rallentano» il transito di armi e mezzi armati. Saranno creati nuovi hub logistici strategici per velocizzare la mobilità operativa delle forze militari. Insomma: in ossequio al riarmo europeo, si semplificheranno (o elimineranno) anche i controlli alla dogana e le richieste di autorizzazione all’export di armi. A discapito anche della sicurezza dei convogli civili che si troveranno a incrociarsi con quelli militari.
Per capire la centralità del treno nella logistica militare, basti pensare che la compagnia ferroviaria nazionale francese, la Société Nationale des Chemins de fer Français (Sncf), ha recentemente assunto come consulente per la difesa l’ex militare Jean-Pierre Farandon. La Rete ferroviaria italiana (Rfi) a maggio 2024 ha stretto un accordo con Leonardo sulla Military mobility. L’obiettivo dichiarato è quello di adeguare le ferrovie al transito dei convogli militari, affinché garantiscano «spostamenti anche con breve preavviso e su larga scala» di armi e truppe e la rete sia sicura da ogni attacco informatico. Se pensiamo al disastro in cui versano le linee secondarie, è quindi evidente che i fondi vanno soprattutto ad adeguare o creare ex novo quelle infrastrutture che possono essere utilizzate anche per il trasporto militare.
Dopo la guerra in Ucraina, accelera il piano per militarizzare le ferrovie
L’idea di militarizzare le ferrovie, partita anni fa, ha avuto una pesante accelerazione. L’Action Plan on Military Mobility del 2018 aveva l’obiettivo di «garantire movimenti rapidi e senza ostacoli di personale militare, materiali e asset, anche con breve preavviso e su larga scala, all’interno e oltre i confini dell’Unione europea». In questo contesto l’Europarlamento, nel Progetto di relazione del 22 giugno 2020, riconosceva alla rete TEN-T (Reti transeuropee dei trasporti) una fondamentale strategicità militare – o meglio dual use, usata da treni sia civili sia militari. Da qui la necessità di adeguare la risagomatura delle gallerie secondo il profilo massimo, per il trasporto dei carichi come i carri armati. Nonché la necessità di costruire nuovi tunnel e ponti.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Commissione europea adottò l’Action Plan on Military Mobility 2.0 (novembre 2022), con il Connecting Europe Facility (fondi per sostenere progetti infrastrutturali dual use), e lo European Defence Fund per lo sviluppo dei sistemi di cybersecurity. In tutto 95 progetti di mobilità dual use con una dotazione di 1,7 miliardi di euro. Tra questi, «l’identificazione di eventuali lacune nelle infrastrutture, il miglioramento dei requisiti della catena di approvvigionamento di carburante, a sostegno delle forze militari; la digitalizzazione e semplificazione della logistica doganale per la mobilità militare; misure per proteggere le infrastrutture da attacchi informatici e altre minacce ibride».
A giugno 2024 Parlamento europeo e Consiglio hanno rivisto il regolamento TEN-T con una ancora più marcata impronta militarista. Hanno inserito altri due corridoi, quello Mare del Nord-Baltico e quello Baltico-Mar Nero-Egeo. Fanno parte del progetto Rail Baltica per collegare l’Ucraina al nord Europa. In questi corridoi sarà necessario adeguare lo scartamento delle ferrovie dell’est Europa allo standard occidentale. Nonché creare 150 km di nuovi binari e rinforzare quelli esistenti in vista del passaggio di carichi pesanti.
I quattro corridoi della rete Ten-T che attraversano l’Italia
L’Italia è solcata da quattro corridoi dalla rete Ten-T. Il Corridoio Mediterraneo, che dalla Spagna va all’Ucraina, passa attraverso la Tav Torino Lione e la Tav di Vicenza. Entrambe in costruzione, con notevoli impatti ambientali e e proteste dal basso. Poi c’è il Corridoio Reno Alpi, tra Genova e Rotterdam. Anche qui è già in corso la risagomatura delle gallerie secondo il profilo PC80 e in costruzione il Terzo Valico dei Giovi a nord di Genova, opera contestatissima per l’estrazione di amianto e per l’inquinamento delle falde acquifere.
Poi il Corridoio Scandinavo Mediterraneo che dalla Scandinavia arriva alla Sicilia, che comporta la costruzione di un tunnel sottomarino tra Danimarca e Germania e, in territorio italiano, la risagomatura di tutte le gallerie nella tratta Bologna Prato (con notevoli disagi e la chiusura della linea per anni), fino al ponte sullo Stretto di Messina, opera di rilevante valenza militare. Infine il Corridoio Baltico Adriatico che collega la Polonia ai porti “dual use” di Trieste, Venezia, Ravenna, Ancona. Qui c’è la linea Pontebbana, tra Udine e Tarvisio, dove sono stati “avvistati” svariati treni con obici semoventi diretti Oltralpe (probabilmente in Ucraina).
In Francia, il tunnel del Moussouquet tra Marsiglia e Tolone, che fa parte del Corridoio Mare del Nord-Mediterraneo della rete Ten-T, è stato riadattato per poter accogliere i carri armati Leclerc. Cantieri in tutta Europa, dai costi enormi e dal pesante impatto ambientale, ma al contempo scarsa utilità al trasporto dei passeggeri. Anche i traporti merci si stanno adeguando al militare. La compagnia ferroviaria tedesca DB Cargo si è impegnata a riservare una capacità di 343 carri pianali e due fasce orarie giornaliere per il trasporto militare. In Italia dal 2022 il Servizio di trasporto di materiali e mezzi delle forze armate è stato affidato a Mercitalia, del gruppo FS.
Anche la Corte dei conti europea chiede di fare di più per gli usi militari delle ferrovie
Anticipando il piano di riarmo e spinta dalla logica emergenziale e bellicista, la Corte dei conti europea (Eca) con la Relazione speciale del febbraio 2025 aveva strigliato gli Stati membri, accusandoli di non fare abbastanza per il riarmo delle ferrovie. «L’obiettivo di spostare personale, equipaggiamento e attrezzature militari in modo rapido e scorrevole nell’Ue e al di fuori dell’Ue, anche con breve preavviso e su larga scala, non è stato ancora raggiunto, a causa di strozzature sul percorso e meccanismi di governance per la mobilità militare complessi». Li aveva invitati quindi a coordinarsi meglio, velocizzare la «burocrazia» ed eliminare le «strozzature».
Secondo la Corte la dotazione totale di 1,7 miliardi di euro è già esaurita e, in attesa di un nuovo finanziamento diretto per la mobilità militare, i membri possono sfruttare i fondi Meccanismo per collegare l’Europa (MCceE) attualmente destinati al trasporto civile (circa 6 miliardi, stanziati nel 2023). La Corte consiglia inoltre di affidare i lavori di adeguamento della rete Ten-T ad aziende che siano anche capaci di soddisfare l’esigenza della mobilità militare.
I ferrovieri rivendicano il diritto all’obiezione di coscienza
Da parte dei ferrovieri europei, una delle più grande opposizioni si è verificata in Grecia. Era aprile 2022 quando i lavoratori della compagnia ferroviaria privata greca Trainose si rifiutarono per mesi di trasportare armi della Nato verso l’Ucraina e, insieme ai portuali di Salonicco, bloccarono un treno di carri armati.
In Italia lo scorso anno è nato il collettivo dei Ferrovieri contro la guerra di Cub Rail. «I macchinisti della Cargo, anche se antimilitaristi e pacifisti, sono “costretti” dal Ccnl trasportare militari e strumenti di morte. Questo perché non esiste in Italia una normativa che consenta l’obiezione di coscienza sui posti di lavoro. I macchinisti Cargo non vengono informati del tipo di carico e si trovano di fronte ai mezzi militari solo all’inizio del turno. Questo rende impossibile coprire la azione di protesta con una proclamazione di sciopero, anche perché siamo vincolati da una legge antisciopero rigidissima che obbliga a proclamare almeno 10 giorni prima (o 20 a secondo della procedura). Rivendichiamo il diritto all’obiezione di coscienza in ogni luogo di lavoro».
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