Ferrari, il falso problema delle curve lente: i guai derivano dal setup
Ferrari ha diversi problemi in F1. Una vettura rivoluzionata in diversi concetti. Una mossa che, almeno per il momento, va giudicata in maniera negativa purtroppo. Forse era meglio mantenere la base dell’auto 2024 e svilupparla, correggerla. Il discorso “eravamo arrivati al limite del progetto” inizia a fare acqua. Parliamo di supposizioni, intendiamoci. Fatto sta che […]

Ferrari ha diversi problemi in F1. Una vettura rivoluzionata in diversi concetti. Una mossa che, almeno per il momento, va giudicata in maniera negativa purtroppo. Forse era meglio mantenere la base dell’auto 2024 e svilupparla, correggerla. Il discorso “eravamo arrivati al limite del progetto” inizia a fare acqua. Parliamo di supposizioni, intendiamoci. Fatto sta che il lavoro svolto per il mondiale 2025 non è affatto quello atteso.
Per fortuna c’è un certo Charles Leclerc. Il monegasco, a valle delle cinque gare disputate nell’attuale campagna agonistica, è il solo e vero aggiornamento della rossa, capace, con le sue abilità spesso non riconosciute, di mostrare al team il cammino da intraprendere per uscire da questa entropia prestazionale che sta affossando il Cavallino Rampante. L’esperto ferrarista è l’unico leader di questo gruppo di lavoro.
L’impossibilità di sistemare i tratti guidati nel T1 in qualifica
Oltre a quanto detto nell’introduzione delle scritto, c’è una questione interessante sulla quale vale la pena spendere due parole. Ci riferiamo al rendimento della monoposto in un particolare range di velocità. Andava fatta chiarezza su alcuni concetti, dati alla mano, per dimostrare che una grande fetta dei grattacapi che le vetture italiane soffrono nei tratti più guidati della piste, deriva da un fattore preciso.
In questo fine settimana di F1, sul circuito di Jeddah, il team italiano sembrava patire le curve lente. Un dato di fatto se osserviamo la telemetria. La voce che va girando in questi giorni è che la Rossa soffra una carenza endemica di grip meccanico. Questo aspetto non corrisponde affatto alla realtà e il discorso è decisamente più complesso di quanto sembra. Semplificare questo concetto come visto in TV è nettamente sbagliato.
Lo stesso dicasi se affermiamo che la Ferrari non funziona nelle curve lente. Tramite le consuete analisi durante il fine settimana ne abbiamo parlato, evidenziando come la Rossa perdesse tanti decimi tra l’entrata di curva 1 e l’uscita da curva 3. Valutando la media telemetrica delle altre squadre, però, si può constatare come la vettura italiana poteva effettuare uno step in avanti in questa zona.
Mossa che avrebbe consentito di recuperare un grande quantitativo di gap perso in poche centinaia di metri. Abbiamo parlato di circa 2 decimi riferendoci al “distacco ideale”. Purtroppo, nella sessione classificatoria non è arrivato lo step atteso e il distacco finale è salito a 3 decimi e mezzo. La squadra è riuscita a sistemare il rendimento in questo tratto solo non in gara, dove, anche a detta di Vasseur, le performance erano superiori.
Il limite del setup pesa parecchio
Ci sono da fare delle precisazioni del caso, per carpire a fondo il lavoro del team di Maranello. Stiamo parlando della prima chicane del tracciato. Teniamo in considerazione un dato fondamentale: queste sono le uniche pieghe considerate “lente”. In diverse situazioni, come ad esempio in Cina, la SF-25 ha mostrato la sua capacità nelle generare tanta aderenza alle basse velocità.
Parliamo di un grip soprattutto a livello longitudinale, ma pure trasversale. L’aderenza di base esiste ma ancora una volta è difficile da sbloccare. Tutto ciò si ricollega ancora una volta alle parole di D’Ambrosio, che aveva confermato come la SF-25 sia difficile da posizionare nella corretta finestra operativa. Anche se in Arabia, per la seconda volta dopo il Bahrain, l’assetto non era estremo, restano dei chiari limiti di setup.
Ancora una volta la coperta è troppo corta per coprire ogni tipo di curva e la mancanza di performance pura, rispetto alla McLaren, limita ovviamente la tipologia di messa a punto adottabile. Un ritardo che si attesta sui 3 decimi di performance pura, ovvero 0,06s al chilometro. Ferrari, quindi, è pertanto costretta a puntare sull’ottimizzazione di solo tipo di curva, quelle veloci, nella caso di Jeddah, che numericamente erano maggiori.
SF-25, i problemi sono due e sono conosciuti
Il tipo di messa a punto sospensiva è molto diversa e nelle curve rapide si adottano rigidità maggiori per stabilizzare il più possibile il lavoro del fondo. In questo modo, le variazioni degli angoli caratteristici della vettura (rollio, imbardata e beccheggio) sono minori. Le difficoltà patite dalla Ferrari nei tratti più lenti non è intrinseca, ma bensì specifica della pista di F1 e in funzione del tipo di assetto che sono obbligati a costruire.
Lo stesso Vasseur lo ha confermato, riferendo che non esiste un problema nelle curve lente. Al contrario i guaii continuano ad essere altri, dalla nostra redazione evidenziati ogni weekend. Principalmente sono due: mancanza di carico nei confronti di Red Bull e McLaren, e l’atteggiamento troppo sottosterzante, dove il solo Leclerc riesce in parte a gestirlo, sebbene provochi comunque la perdita di svariate frazioni di secondo.
Autori: Zander Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari – F1TV