Farmaci, tutto sulla mossa trumpiana dell’Ue con il Critical Medicines Act

L'Europa dipende per il 60-80% delle sue forniture farmaceutiche dall’Asia, in particolare da Cina e India. Ecco quindi cosa propone l'Ue con il Critical Medicines Act per ridurre la dipendenza da altri Paesi e incentivare la produzione europea. Tutti i dettagli

Mar 12, 2025 - 16:06
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Farmaci, tutto sulla mossa trumpiana dell’Ue con il Critical Medicines Act

L’Europa dipende per il 60-80% delle sue forniture farmaceutiche dall’Asia, in particolare da Cina e India. Ecco quindi cosa propone l’Ue con il Critical Medicines Act per ridurre la dipendenza da altri Paesi e incentivare la produzione europea. Tutti i dettagli

 

Un tempo l’Europa era leader nella produzione di medicinali ma la crescente pressione sui prezzi dei farmaci generici a basso costo, unita all’aumento dei costi della manodopera e dell’ambiente, l’hanno portata a perdere la sua indipendenza e a fare affidamento su altri Paesi, soprattutto in Asia. Cina e India infatti riforniscono gran parte del mondo, rendendo vulnerabile chi non è più in grado di produrre localmente nemmeno farmaci essenziali come antibiotici, anestetici e trombolitici.

La Commissione ha quindi proposto il Critical Medicines Act (Cma), un regolamento che ha principalmente due obiettivi per garantire i farmaci essenziali: diversificare la catena di approvvigionamento e promuovere la produzione farmaceutica nell’Unione europea.

“Il provvedimento, che introduce flessibilità nell’impiego degli aiuti di Stato e un’inedita clausola di preferenza europea negli appalti pubblici, arriva nel giorno numero 100 del mandato, a conferma dell’inserimento tra le priorità strategiche del secondo quinquennio targato Ursula von der Leyen, seppur in assenza di vere e proprie risorse finanziarie dedicate”, osserva AboutPharma.

RISCHI DA CARENZE DI FARMACI CRITICI NELL’UE

Negli ultimi anni gli Stati membri hanno dovuto affrontare gravi carenze di farmaci e sfide globali come la pandemia di Covid-19, rendendo ancora più inevitabile la dipendenza dai maggiori Paesi produttori di farmaci, specialmente generici, o di principi attivi. Tali carenze, che possono essere causate da problemi di produzione, vulnerabilità della catena di approvvigionamento o concorrenza globale per le risorse, possono però mettere a rischio la vita dei pazienti e rappresentare un onere significativo per i sistemi sanitari.

“Immaginate che la catena di approvvigionamento degli antibiotici si interrompa nel bel mezzo di un’escalation di conflitti. Non è uno scenario inverosimile. […] Senza questi farmaci essenziali, gli interventi chirurgici di routine diventano procedure ad alto rischio e le infezioni facilmente curabili potrebbero diventare fatali. È facile che attori stranieri trasformino questa dipendenza in una vulnerabilità critica, che potrebbe minare gravemente la sicurezza e le capacità di difesa dell’Europa. Senza antibiotici, i nostri sistemi sanitari sarebbero semplicemente al collasso”, scrivevano pochi giorni fa 11 ministri della Salute di Paesi Ue, proponendo di includere il Critical Medicines Act nel piano per la difesa “ReArm Europe” dal valore di 800 miliardi di euro.

Concetto ribadito ieri anche da Olivér Várhelyi, Commissario europeo alla Salute: “La carenza di medicinali e le dipendenze strutturali nelle nostre catene di fornitura farmaceutiche mettono a rischio la salute degli europei. L’attuale Critical Medicines Act è un’iniziativa fondamentale per migliorare l’accesso e la disponibilità di medicinali per tutti nell’Ue e per rafforzare la nostra sicurezza sanitaria. Supportando la produzione e creando incentivi di mercato, questo atto integrerà la nostra riforma farmaceutica e aiuterà a costruire catene di fornitura più resilienti per i medicinali critici in Europa”

FARMACI CARENTI E FARMACI CRITICI

Il Critical Medicines Act, oltre a riguardare i 270 principi attivi carenti individuati dall’Ema a fine 2023, introduce una nuova categoria, quella dei “medicinali di interesse comune”, ovvero farmaci che, anche se non sono attualmente carenti in tutta l’Ue, potrebbero non essere disponibili o esserlo scarsamente in almeno tre Stati membri, magari a causa della ridotta dimensione del mercato di riferimento. Per questi prodotti, la Commissione propone meccanismi di acquisto congiunto tra più Paesi per acquisire massa critica, e ovviare ai limiti spesso denunciati dagli Stati medio-piccoli dell’Europa orientale.

“Il Critical Medicines Act riguarda il miglioramento della fornitura sicura di medicinali essenziali in Europa. Consentirà alla Commissione e agli Stati membri di lavorare insieme per ridurre il rischio di interruzioni della fornitura di tali medicinali e la nostra dipendenza da paesi terzi, rafforzando la nostra resilienza nell’assistenza sanitaria e supportando le nostre capacità produttive”, ha detto Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione Ue con delega alla transizione ecologica e alla concorrenza.

L’Europa dipende infatti per il 60-80% delle sue forniture farmaceutiche dall’Asia e se si considerano, per esempio, gli antibiotici, questi sono prodotti per l’80-90% soprattutto in Cina e India. Per quanto riguarda, invece, la minaccia di dazi ventilata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Várhelyi ha ricordato che “se la quota di export farmaceutico Ue negli Usa rappresenta il 32%, quello americano verso il mercato europeo è pari al 39%”. E dunque, “è evidente che dipendiamo l’uno dall’altro, e che le nostre reciproche aziende hanno siti produttivi tanto negli Usa quanto nell’Ue”.

CHI FINANZIA

Circa il potenziamento dell’industria farmaceutica europea, il regolamento parla di partenariati con Paesi non-Ue, sovvenzioni pubbliche e regole sugli appalti, tra cui l’introduzione di una sorta di principio di ispirazione trumpiana “Buy European” (già adottato anche per la spesa militare), che tra i criteri di aggiudicazione dovrebbe spingere a preferire un fornitore che produce una parte significativa dei medicinali critici all’interno dell’Ue, a prescindere dal prezzo.

Inoltre, l’intenzione è quella di esplorare accordi con “Paesi e regioni affini per ampliare la catena di approvvigionamento e ridurre le dipendenze da forniture uniche o limitate”.

“Quanto alle risorse – scrive AboutPharma -, in assenza di un dedicato schema di finanziamento europeo (a parte 83 milioni di euro tra 2026 e 2027), i sostegni saranno, essenzialmente, nazionali, quindi ad appannaggio di quegli Stati che hanno un sufficiente margine di manovra di bilancio per gli stanziamenti. Ciò passa da una interpretazione della normativa sugli aiuti di Stato – come suggerito dalle raccomandazioni degli esperti della Critical Medicines Alliance – con l’intento di supportare ‘progetti strategici che abbiano l’obiettivo di creare, aumentare o modernizzare la capacità produttiva dell’Ue'”.

“Ai progetti strategici – spiega la Commissione – saranno offerti incentivi per rafforzare la catena di approvvigionamento Ue, inclusi processi di autorizzazione accelerati, valutazioni ambientali semplificate e supporto amministrativo e scientifico”.

DUBBI E CRITICHE

Alcuni dei commenti si sono proprio concentrati su quest’ultimo punto. L’europarlamentare dei Verdi Tilly Metz, per esempio, ha chiesto iniziative più coraggiose per trasferire la produzione di farmaci in Europa: “Gli appalti congiunti e la semplice accelerazione dei processi non sono sufficienti”. E secondo Euronews, anche altri infatti temono che il budget indicativo della proposta di 83 milioni di euro per il 2026-2027, principalmente attraverso il programma EU4Health, sia insufficiente.

“È un inizio. Speriamo di vederla sostenuta da finanziamenti, bilanci e leggi nazionali il prima possibile”, è quanto dichiarato dall’eurodeputato liberale romeno Vlad Voiculescu.