Fabio Fazio, sanzione da 100mila euro per la sua azienda di cioccolato
Etichette sbagliate e sanzione da 100mila euro: Lavoratti 1938, l’azienda dolciaria di Fabio Fazio, finisce sotto la lente dei Carabinieri e nel mirino del Codacons con un esposto

Il Codacons ha depositato un esposto contro Lavoratti 1938, marchio dolciario fondato (o meglio, rilanciato) da Fabio Fazio nel 2022, insieme all’imprenditore Davide Petrini. A far traboccare la tazza di cioccolata, una multa da quasi 100mila euro inflitta lo scorso febbraio per discrepanze rilevate nell’etichettatura di alcuni prodotti. Una vicenda che rischia di sciogliersi come una pralina sotto il sole, ma che nel frattempo ha attirato l’attenzione di chi vigila su trasparenza e correttezza nel comparto alimentare.
Cioccolatini con ingredienti sbagliati: cosa hanno scoperto i Carabinieri
Stando a quanto ricostruito da La Verità, i Carabinieri del Comando per la Tutela Agroalimentare hanno rilevato discrepanze piuttosto evidenti tra le promesse scritte sulle confezioni e la realtà contenuta all’interno. Alcuni cioccolatini vantavano l’impiego di ingredienti con indicazione geografica o denominazione protetta, ma le analisi avrebbero rivelato tutt’altro.
In particolare, il cosiddetto “Pistacchio verde di Bronte” sarebbe stato sostituito da una varietà siciliana generica, priva del riconoscimento Dop. Le nocciole, invece, sarebbero arrivate dal Piemonte, e non dalla zona di Giffoni come dichiarato in etichetta. Oltre 1200 confezioni poste sotto sequestro, pari a quasi 140 chili di prodotto, insieme a più di 5000 etichette destinate a praline, tavolette e uova pasquali. Una partita dal valore commerciale di circa 18.600 euro.
In tutto, sono arrivate tredici sanzioni amministrative. L’importo complessivo sfiorava i 100mila euro, ma grazie al pagamento rapido, l’azienda ha potuto chiudere la faccenda con un bonifico da 62.400 euro. Il Codacons ha colto l’occasione per aprire un fronte legale a favore dei clienti, inserendo il caso in un’azione risarcitoria più ampia.
La versione dell’azienda dopo la sanzione
L’amministratore delegato Alessia Parodi ha rotto il silenzio con una nota dai toni asciutti:
“La sanzione è stata sanata e il packaging regolarizzato immediatamente”.
Una versione dei fatti che punta a ricollocare la vicenda nel passato, visto che la sanzione risale a oltre un anno fa e riguarda, secondo la stessa Parodi, la dicitura “Nocciola Tonda di Giffoni”. Un’etichetta contestata dai Carabinieri, ma che aveva ottenuto il placet della Camera di Commercio di Torino.
Quanto al pistacchio, l’azienda parla di lotti marginali utilizzati per test di laboratorio: 44 tavolette e 62 vasetti, niente che abbia sfiorato la grande distribuzione. “Errore isolato”, si legge nella nota, dove si ribadisce che per la produzione destinata alla vendita vengono utilizzate solo materie prime certificate. Anche il Sale Marino di Trapani, finito sotto osservazione, risulterebbe regolarmente a denominazione protetta.
Dopo il sequestro e le multe, la società ha ripreso in mano la comunicazione dei propri prodotti. Sul sito sono comparse nuove descrizioni, aggiornate e meno enfatiche. Alcuni ingredienti sono stati sostituiti con equivalenti più conformi, come la nocciola Piemonte Igp, che ora fa bella mostra di sé tra le materie prime.
Fazio nella bufera, ma la produzione continua
Dal quartier generale di Dolcezze di Riviera provano a rimettere insieme i pezzi, ribadendo la centralità della qualità.
“Tutte le nostre materie prime, a cominciare dal cioccolato, sono di altissima qualità e attentamente selezionate”, si legge nella nota.
L’intervento prosegue con toni formali, quasi notarili: l’azienda definisce l’attacco subito come un colpo basso alla reputazione costruita nel tempo e annuncia, senza giri di parole, che si riserva di procedere legalmente.
Nel frattempo, il motore non si è mai spento. La produzione è andata avanti, il marketing ha ingranato la marcia giusta e le collaborazioni di prestigio hanno continuato a fare da vetrina, con una linea di uova pasquali firmata in tandem con Gucci Osteria e lo chef Massimo Bottura. Il cioccolato si è rimesso l’abito buono.