F-35, chi in Europa vuole abbattere Lockheed Martin
Ogni anno gli europei spendono 50 miliardi di euro per armamenti e attrezzature americane, in particolare gli aerei da combattimento di quinta generazione di Lockheed Martin. Il Canada e la Germania non escludono di seguire l'esempio del Portogallo che sta rivalutando la sua decisione di sostituire gli F-16 con i nuovi F-35. Estratto dal Mattinale Europeo

Ogni anno gli europei spendono 50 miliardi di euro per armamenti e attrezzature americane, in particolare gli aerei da combattimento di quinta generazione di Lockheed Martin. Il Canada e la Germania non escludono di seguire l’esempio del Portogallo che sta rivalutando la sua decisione di sostituire gli F-16 con i nuovi F-35. Estratto dal Mattinale Europeo
Di fronte a una Russia passata all’economia di guerra per sconfiggere l’Ucraina, abbandonata dagli Stati Uniti a causa di un presidente pronto a “fare patti” con il nemico, l’Europa deve ripensarsi per assicurare da sola la sua difesa e la sua sicurezza. Il Libro Bianco presentato oggi dalla Commissione europea identifica gli sforzi da compiere, le lacune da colmare e i finanziamenti da trovare. Ma l’Unione europea non è più il quadro adeguato. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, parla di una nuova “Comunità europea di difesa”. Il pilastro europeo della Nato sarebbe più adatto. La Norvegia, il Regno Unito, la Turchia, membri dell’Alleanza, sono più coinvolti nel sostegno all’Ucraina e nell’elaborazione della difesa dell’Europa rispetto a molti Stati membri dell’Ue. La Nato sopravvivrà al secondo mandato di Trump? La nuova amministrazione americana sta firmando l’atto di morte con le sue minacce di entrare in conflitto con il Canada e la Danimarca, due degli alleati, per soddisfare i capricci del suo presidente.
Il denaro è il nervo della guerra. L’Unione europea si prepara ad aumentare considerevolmente le sue spese per la difesa e cerca modi per finanziarle. Una delle soluzioni è riportare in Europa una parte degli acquisti di armi effettuati dagli Stati membri negli Stati Uniti. Ogni anno gli europei spendono 50 miliardi di euro per armamenti e attrezzature americane, in particolare gli aerei da combattimento F-35. Un’altra misura consiste nel convogliare verso investimenti in Europa una parte del risparmio europeo collocato negli Stati Uniti. La cifra è considerevole: 300 miliardi di euro sono investiti ogni anno in titoli americani.
Il Libro Bianco preparato da Ursula von der Leyen non menziona queste piste, poiché l’America sono ancora considerati un partner, anche se “l’Europa non può dare per scontata la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti”. Ma gli Stati membri considerano questa opzione. Il Portogallo ha già detto che sta rivalutando la sua decisione di sostituire i suoi aerei da combattimento americani F-16 con i nuovi F-35 “a causa di Donald Trump”. Lisbona pensa di acquistare europeo. “Non possiamo ignorare la geopolitica attuale, e l’affidabilità e la prevedibilità degli alleati è il loro più grande vantaggio”, ha spiegato il ministro della Difesa portoghese, Nuno Melo.
Il Canada e la Germania non escludono di seguire l’esempio del Portogallo. Emmanuel Macron ha percepito il movimento e vuole accompagnarlo. “Ho chiesto agli industriali, su sistemi in cui abbiamo i migliori prodotti, di andare a cercare gli Stati europei che hanno preso l’abitudine di comprare americano”, ha annunciato Macron. “A quelli che comprano Patriot, dobbiamo proporre il SAMP/T franco-italiano di nuova generazione. A quelli che comprano F-35, dobbiamo proporre il Rafale. È così che aumenterà la velocità di produzione”, ha sostenuto il presidente francese. “Gli industriali europei avranno acquirenti, ma dobbiamo essere in grado di produrre”, ci ha spiegato un diplomatico.
Le restrizioni imposte dagli americani sull’uso dei loro armamenti e la possibilità di impedirne l’uso stanno scoraggiando gli europei. La Danimarca, uno dei membri più atlantisti dell’Ue, si rende conto che i suoi aerei F-35 potrebbero essere bloccati a terra se gli Stati Uniti volessero impadronirsi della Groenlandia con la forza, come ha ipotizzato Donald Trump. Lo stesso problema si pone per la rete di comunicazioni satellitari Starlink del miliardario Elon Musk, diventato il più stretto consigliere del presidente americano.
“La diffidenza verso gli Stati Uniti ha provocato un movimento di rifiuto degli acquisti di armi dagli Stati Uniti. Dipende dai singoli paesi. Ma i danesi non torneranno indietro e la Germania ha cambiato rotta, il che è enorme”, ci ha confidato un diplomatico europeo. Friedrich Merz sostiene che gli ordini di equipaggiamenti di difesa destinati a riarmare la Germania dovrebbero essere “assegnati, per quanto possibile, a produttori europei”. La Francia chiede che i soldi europei servano a finanziare produzioni europee. “La vendita di armi provenienti dalle industrie europee per gli eserciti europei è la grande battaglia per il 2025”, prevede il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu.
“Falso dibattito”, risponde la Commissione. “Sebbene alcune imprese di difesa dell’Ue siano competitive a livello mondiale, la base industriale di difesa dell’Ue nel suo complesso presenta debolezze strutturali. Attualmente, l’industria della difesa europea non è in grado di produrre i sistemi e le attrezzature di difesa nelle quantità e con la velocità di cui gli Stati membri hanno bisogno. Rimane frammentata con attori nazionali dominanti che servono piccoli mercati nazionali. In alcuni casi, dipende troppo dalle esportazioni, in parte perché non può sfruttare un mercato unico per la difesa”, spiegano gli autori del Libro Bianco.
I rapporti tra la Francia e la Commissione sono tutt’altro che sereni nel settore sovrano della Difesa, per il quale il team guidato da Ursula von der Leyen non ha competenza. Parigi rimprovera alla Commissione di non sostenere la preferenza europea – il cosiddetto “Buy European” – per non urtare gli Stati Uniti. Fino ad ora, i francesi erano isolati su questa questione, ma il vento proveniente dall’altra parte dell’Atlantico è cambiato. Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte, faticano a convincere.
“Gli Stati Uniti chiedono che l’Europa si assuma maggiori responsabilità per la propria difesa e sostengono gli sforzi dell’Ue in questo senso. Questi sforzi dovrebbero continuare a basarsi su una catena di approvvigionamento transatlantica estesa e reciprocamente vantaggiosa. Il dialogo bilaterale sulla sicurezza e la difesa può essere rafforzato per migliorare ulteriormente la cooperazione in settori come il cyber, la sicurezza marittima e lo spazio, e affrontare qualsiasi altra questione di interesse comune”, sostiene la Commissione von der Leyen nel suo Libro Bianco. “Senza ambizione, senza visione, senza misure chiare e forti”, è invece stato il giudizio lapidario dell’eurodeputata francese, Nathalie Loiseau, coordinatrice del gruppo Renew per la commissione sicurezza e difesa, dopo la lettura di una bozza.
Non si tratta di rompere tutti i ponti con gli Stati Uniti. Nessun membro dell’Ue può permetterselo. “La Francia dovrà acquistare catapulte elettromagnetiche dall’americana General Atomics per la sua nuova portaerei, perché nessun industriale francese sa progettare questo elemento essenziale”, sottolinea Jean-Dominique Merchet sull’Opinion. “La ‘preferenza europea’ non permetterà al Vecchio Continente di liberarsi dal dominio aeronautico americano”, sostiene il giornalista specializzato in questioni militari. L’immagine più comunemente usata dai diplomatici europei è “tagliare il cordone ombelicale” con gli Stati Uniti senza rompere la Nato. Prima economia dell’Ue, la Germania è il paese più dipendente, ma anche la Polonia e l’Italia sono molto restii all’idea di litigare con Washington. Il mandato affidato a Mark Rutte è di mantenere a tutti i costi gli Stati Uniti a bordo della Nato.
(Estratto dal Mattinale Europeo)