Enrico Ruggeri: “La musica in tv? Un abbraccio mortale”
Enrico Ruggeri, ospite del video-podcast "Fuori Corso", ha affrontato alcuni dei temi più caldi del rapporto tra musica, media e società L'articolo Enrico Ruggeri: “La musica in tv? Un abbraccio mortale” proviene da imusicfun.

Enrico Ruggeri, ospite dell’ultima puntata di Fuori Corso, il video-podcast condotto da Matteo Di Palma con la partecipazione del professor Giorgio Simonelli, ha affrontato con la solita lucidità e schiettezza alcuni dei temi più caldi del rapporto tra musica, media e società. Senza peli sulla lingua, Ruggeri ha detto la sua su tutto: dai talent alla tv, dai giovani artisti alla depressione, fino al ruolo (spesso assente) dei genitori.
Il rapporto tra musica e televisione? “È un abbraccio mortale”, sentenzia Ruggeri. Il riferimento è alle dinamiche dei talent show, dove spesso si dà più spazio alla narrazione patetica che al talento reale: “Intendo tutte le volte che la musica è stata usata per costruire storie patetiche. Il meccanismo dei talent, per esempio, ha portato al successo persone meritevoli, ma l’orfano viene chiamato più volentieri di quello con i genitori, quello che ha avuto due o tre disgrazie è avvantaggiato nella selezione”.
Il tema della depressione tra i giovani artisti è sempre più frequente. Ma Ruggeri, da veterano della scena, ci vede qualcosa di diverso: “Intanto quelli che vanno in depressione sono quelli che stanno avendo una flessione. Quelli che fanno i sold out non vanno mai in depressione”. Per lui, il problema sta tutto nella mancanza di preparazione a gestire la carriera nel tempo: “Questo è un mondo nel quale oggi sei famoso e tre giorni dopo sei già in seconda fascia. Ragazzi illusi da una vittoria in un talent, nel momento in cui si accorgono che non stanno più andando così bene, cosa normalissima in una carriera, ma alla quale non sono strutturati, vanno in depressione”.
E il dito Enrico Ruggeri lo punta contro il sistema stesso: “È chiaro che se tu passi da un talent al Forum di Assago senza tutte le parti intermedie, non sei strutturato per reggere quel tipo di pressione”.
A dimostrazione del suo spirito indipendente, Ruggeri rivendica la sua trasmissione su Rai 2, Gli occhi del musicista: “Faccio una cosa che non esiste in nessuna televisione. Porto in tv persone che non ci vanno mai”. E accusa: “Oggi i cantanti in televisione sono quei 20, 25 tutti riconducibili a un’area di potere precisa. Si invitano tra di loro, fanno i feat tra di loro, tutto tra di loro”.
Il suo progetto invece ha dato spazio a nomi fuori dal giro del mainstream: “Ho portato Finardi, Paolo Jannacci, Paolo Fresu, Cristiano De André, un sacco di giovani, ragazzi che fanno cose molto interessanti. Non sono il boomer rancoroso che ce l’ha con i giovani”.
In chiusura, Ruggeri affronta anche un tema delicatissimo: la violenza e l’incapacità di accettare il rifiuto. “Quando si parla delle tragedie, i femminicidi. La maggior parte, soprattutto tra i ragazzi, è legata al non sapere accettare un No”, spiega. Ma per lui il problema non è il patriarcato, bensì qualcosa di più profondo: “Non credo sia un problema di patriarcato, perché implicherebbe l’esistenza di un patriarca che non c’è più. Tutti noi genitori, me compreso, abbiamo detto pochi No ai nostri figli. E loro non sono strutturati alla sconfitta”.
Una voce scomoda e necessaria, quella di Enrico Ruggeri. Che ancora una volta, senza ipocrisie, mette il dito nelle pieghe più scomode del sistema.
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