Emanuela Orlandi, la rabbia di Pietro: “Un altro Papa morto senza verità”
Le parole dure del fratello dopo la scomparsa di Francesco, tra lutto e speranze spezzate

La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025 alle ore 7:35, ha scosso il mondo cattolico e non solo, lasciando un vuoto immenso. Tra le reazioni, una voce si è distinta per il suo tono accorato e critico: quella di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983. In un momento di lutto globale, Pietro ha scelto di non tacere, esprimendo la sua amarezza per il mancato chiarimento su uno dei più grandi misteri italiani, che da oltre quattro decenni tormenta la sua famiglia e l’opinione pubblica.
Un dolore mai sopito
Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, svanì nel nulla dopo una lezione di musica a Roma. La sua vicenda, intrecciata a ipotesi che spaziano dal terrorismo internazionale a trame vaticane, è tornata alla ribalta durante il pontificato di Francesco con l’apertura di due inchieste – una della Procura di Roma e una del promotore di Giustizia del Vaticano – e l’istituzione di una commissione parlamentare che indaga anche sulla scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta nello stesso periodo. Tuttavia, nonostante gli sforzi, nessuna risposta definitiva è emersa.
Pietro Orlandi, che da 42 anni si batte per scoprire la verità, non ha nascosto la sua delusione. In un post sui social, riportato da diverse testate, ha scelto di non commentare direttamente la morte del Papa, ma ha lasciato trasparire il suo rammarico: "Oggi preferisco non rilasciare commenti”, ha scritto, per poi aggiungere un riferimento al Natale di Roma che sembra una stoccata al Vaticano: “Quando le attuali Parigi e Berlino erano solo sterpaglia, Londra un acquitrino e il Vaticano era solo un’area poco salubre dove sorgeva il circo di Nerone, Roma possedeva già un impero”. Un modo per sottolineare la longevità del potere vaticano, ma anche la sua opacità in questa vicenda.
Le speranze disattese
Durante il pontificato di Francesco, Pietro aveva nutrito speranze di un’apertura. Il Papa, noto per la sua attenzione ai più fragili e per gesti di rottura con la tradizione, aveva espresso vicinanza alla famiglia Orlandi. In un’occasione, rispondendo a una domanda di Pietro, Francesco avrebbe detto che “Emanuela è in cielo”, una frase che, secondo Orlandi, suggeriva che il Vaticano fosse a conoscenza di dettagli sulla sorte della sorella. Tuttavia, nessuna azione concreta è seguita a quelle parole.
Poco prima della morte del Papa, Pietro aveva lanciato un appello accorato: “Io gli auguro di guarire quanto prima, nonostante la gravità del quadro clinico, ma se così non fosse spero possa trovare anche la forza di scrivere una lettera, se non a me a mia madre, con quella verità che tutti aspettiamo. Un gesto che farebbe la storia del suo pontificato, differenziandosi da chi lo ha preceduto”. La morte improvvisa di Francesco, causata da un ictus e un collasso cardiaco, ha spezzato questa speranza. “Oggi ha scritto il testo dell’Angelus”, aveva commentato Pietro in un’occasione precedente, “se ha la forza di scrivere l’Angelus spero ancora trovi la forza di scrivere un altro testo, quello che tutti noi aspettiamo”. Quel testo, però, non è mai arrivato.
Un silenzio che pesa
Le parole di Pietro riflettono una frustrazione profonda, non solo personale ma condivisa da chi vede nel caso Orlandi un simbolo dell’opacità di certe istituzioni. Il fratello di Emanuela ha più volte denunciato l’esistenza di un “fascicolo secretato” contenente telegrammi tra il governo italiano e il Vaticano, un elemento che alimenterebbe i sospetti di un insabbiamento. Inoltre, la recente inchiesta condotta da Antonino Monteleone per “Linea di confine” ha riportato alla luce dettagli inquietanti: Emanuela sarebbe stata attirata nella Basilica di Sant’Apollinare, narcotizzata e portata via da un’uscita sul retro, in una vicenda che coinvolgerebbe figure come monsignor Ugo Poletti e don Pietro Vergari, legato al boss Enrico “Renatino” De Pedis, sepolto con un permesso speciale nella stessa basilica.
Pietro non ha risparmiato critiche nemmeno a chi, in queste ore di lutto, ha espresso cordoglio per la morte di Francesco. "Tanti personaggi illustri del giornalismo, della politica, dello spettacolo, della cultura avrebbero potuto evitare di commentare, visto che nei loro post e dichiarazioni leggo solo tanta ipocrisia, ruffianeria e falsità”, ha scritto, sottolineando la sua insofferenza per i tributi che percepisce come vuoti.
Il contesto della morte di Francesco
La scomparsa di Papa Francesco, avvenuta a Casa Santa Marta dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute, ha segnato la fine di un pontificato caratterizzato da aperture rivoluzionarie e da una Chiesa “in uscita” verso i più fragili. Il Papa, che aveva 88 anni, era stato ricoverato a febbraio 2025 per una bronchite e un’infezione polimicrobica alle vie respiratorie, ma era tornato tra i fedeli per la Pasqua, partecipando alla benedizione Urbi et Orbi e incontrando il vicepresidente statunitense JD Vance. La sua ultima apparizione pubblica, il 20 aprile, lo aveva visto percorrere Piazza San Pietro in papamobile, salutando la folla con un’energia che aveva sorpreso molti.
Dopo la sua morte, il Vaticano ha annunciato che la salma sarà traslata nella Basilica di San Pietro il 23 aprile per l’omaggio dei fedeli, mentre i funerali potrebbero tenersi sabato. Piazza San Pietro, listata a lutto, ha ospitato un Rosario in suffragio del Pontefice la sera del 21 aprile, mentre i cardinali si preparano alla prima Congregazione per organizzare il conclave.
Un mistero che sopravvive ai Papi
La morte di Francesco segna il passaggio di un altro Pontefice senza che il caso Orlandi trovi soluzione. "È il terzo Papa morto senza rivelare la verità, ammesso che ne fosse a conoscenza”, ha commentato amaramente Pietro. Prima di Francesco, né Giovanni Paolo II né Benedetto XVI avevano fatto luce sulla vicenda, nonostante le pressioni della famiglia e dell’opinione pubblica. Wojtyla, in particolare, è stato accusato da Pietro di aver taciuto per proteggere l’immagine del Vaticano.
Mentre il mondo piange Francesco, descritto come un "pastore del mondo” e un “difensore della giustizi” da leader come Nicolas Maduro e Ursula von der Leyen, per Pietro Orlandi il lutto assume una sfumatura diversa. La sua battaglia continua, in un’Italia che non dimentica Emanuela e che si chiede se la verità, nascosta tra le mura vaticane, vedrà mai la luce.
Prospettive future
Con l’apertura del conclave, il Vaticano si prepara a un nuovo capitolo. Per Pietro, il prossimo Papa rappresenterà un’ennesima occasione per ottenere risposte. Nel frattempo, la sua voce rimane un monito: il silenzio del Vaticano non può cancellare il dolore di una famiglia né spegnere la sete di giustizia di un Paese. Come ha scritto sui social, il suo pensiero “resta lo stesso”: nessuna ipocrisia, solo la richiesta di una verità che Emanuela e la sua famiglia meritano.