“Emanuela Orlandi fu portata in Liechtenstein, ora vive in un convento di clausura”: la rivelazione di Alì Agca

Parla l’ex terrorista turco che tutti ricordano come colui che il 13 maggio del 1981 provò ad assassinare Papa Giovanni Paolo II L'articolo “Emanuela Orlandi fu portata in Liechtenstein, ora vive in un convento di clausura”: la rivelazione di Alì Agca proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 8, 2025 - 13:39
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“Emanuela Orlandi fu portata in Liechtenstein, ora vive in un convento di clausura”: la rivelazione di Alì Agca

Da anni lo dichiara e ieri lo ha ribadito in un video diffuso su Facebook: “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un convento di clausura come suora in qualche parte di Europa”. A parlare è Alì Agca, l’ex terrorista turco che tutti ricordano come colui che il 13 maggio del 1981 provò ad assassinare Papa Giovanni Paolo II. Agca, che da anni sostiene che la cittadina vaticana misteriosamente scomparsa il 22 giugno del 1983 si trovi in un convento austriaco, ieri ha voluto “rispondere all’appello di Pietro Orlandi a Francesco in cui chiede la rivelazione della verità su Emanuela”.

Una richiesta che secondo l’ex lupo grigio “probabilmente non sarà accolta”. “Io posso rivelare parzialmente la verità”, ha aggiunto Agca. “Il governo vaticano (all’epoca dei fatti, ndr) ha trasferito Emanuela Orlandi in una casa famiglia reale in Liechtenstein. La decisione, secondo il turco, sarebbe stata presa il 15 giugno 1983 durante un incontro privato tra il principe Hans-Adam e il cardinale Agostino Casaroli. “I due decisero di ospitare Emanuela nel palazzo reale di quello che è un regno cattolicissimo”. Casaroli, lo ricordiamo, all’epoca era segretario di Stato del Vaticano e braccio destro di Wojtyla che lo scelse personalmente per quel ruolo. “Emanuela – sempre le parole di Agca – fu portata la sera del 22 giugno dal Vaticano con una grossa macchina nera diplomatica come ha confessato anche il cardinale (senza specificare quale, ndr).

Difficile che si possa rivelare la verità: il Papa polacco ha messo un sigillo su questa storia, il segreto di stato pontificale”. Un altro fatto importantissimo per Agca è che il “Papa ha visitato il Liechtenstein l’8 settembre del 1985, nell’anniversario della nascita della Madonna per mandare un segnale e ringraziare LA famiglia reale”. Infine l’appello: “Spero che qualcuno in Vaticano come il cardinale Giovanni Battista Re confermi questo fatto alla madre di Emanuela. Lei oggi vive in un convento di clausura come suora, in qualche parte di Europa. La famiglia reale gli diede la cittadinanza, il passaporto con un nome diverso. Questa è la verità storica”.

Queste dichiarazioni di Agca corrispondono a quanto l’uomo aveva già dichiarato in un’intervista del 2011 in cui disse: “Il principe di Liechtenstein, Hans-Adam, è venuto in Vaticano. Questo principe è uomo dell’Opus Dei, ed è venuto con alcuni importanti personaggi. Hanno deciso in quell’incontro di portare Emanuela in un Paese sovrano e impenetrabile, di tenere per un periodo Emanuela nel palazzo imperiale, quindi uomini dell’Opus Dei l’hanno portata là. Dopodiché non so dove hanno portato Emanuela, non so se è rimasta là o l’hanno portata in qualche altro principato, qualche altro Paese dove regna il potere vaticano, o il potere dell’Opus Dei, o dei domenicani, non so. Però ho la certezza che Emanuela sta bene”.

E di un altro incontro segreto ha parlato ieri il fratello di Emanuela Pietro Orlandi che ha scritto sul suo profilo social: “Nei giorni scorsi ho avuto un incontro con una persona e sono venuto a conoscenza di un fatto, rilevante ai fini della ricerca della verità, avvenuto circa tre anni fa nel periodo in cui Giuseppe Pignatone (ex procuratore di Roma, ndr) era già Presidente del Tribunale vaticano.

Il fratello della 15enne scomparsa parla di un incontro in un locale di Roma tra quattro persone: una giornalista, un collaboratore dell’Aise (ex Sismi) esperto di sicurezza nelle telecomunicazioni e due personaggi noti, Luca Palamara (ex magistrato ed ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura) e Antonio Ingroia (ex magistrato sostituto procuratore presso la Procura di Palermo).

“Ad un certo punto la conversazione tra Palamara e Ingroia tocca Pignatone e Emanuela Orlandi. I due parlano e ricordano le motivazioni del trasferimento di Pignatone da Reggio Calabria alla Procura di Roma, con frasi del tipo: ti ricordi perché l’hanno voluto insistentemente alla Procura di Roma no? I due fanno riferimento alla volontà di qualcuno di portare assolutamente Pignatone a Roma affinché risolvesse due situazioni, il caso di Emanuela Orlandi da archiviare e il caso di mafia capitale che ha portato poi all’arresto di Carminati. Tutto ciò sempre secondo la conversazione tra Palamara e Ingroia, avrebbe portato poi Pignatone, risolte queste due situazioni, a ricoprire il ruolo di Presidente del Tribunale Vaticano al termine del suo mandato a Capo della Procura di Roma (cosa che avvenne nel 2019). Palamara e Ingroia non parlavano di supposizioni ma fatti dei quali erano a conoscenza, infatti appena insediato alla Procura di Roma Pignatone ha preso in carico il caso di Emanuela e l’altro caso a seguire è stato mafia capitale”.

Pietro Orlandi ha poi invitato le due procure, quella vaticana e quella italiana, ad approfondire questo evento e si dichiara disponibile a indicare agli inquirenti i nomi delle altre due persone presenti all’incontro. Conclude: “Sono passati troppi anni da quel 22 Giugno e mi domando quanto tempo debba passare ancora affinché tutte le persone che sanno qualcosa si decidano a parlare”.

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