Elezioni presidenziali in Romania: l’ultradestra batte i pro Ue, ma si andrà al ballottaggio Il candidato nazionalista Simion supera il 40%, sfiderà il liberale Antonescu

Promesso l’incarico da premier a Georgescu, il filorusso estromesso dal voto

Mag 4, 2025 - 23:26
 0
Elezioni presidenziali in Romania: l’ultradestra batte i pro Ue, ma si andrà al ballottaggio Il candidato nazionalista Simion supera il 40%, sfiderà il liberale Antonescu

Bucarest, 4 maggio 2025 – La Romania per sapere chi sarà il suo nuovo presidente della Repubblica dovrà aspettare il 18 maggio. E saranno due settimane lunghe e piene di tensione. Di sicuro, il vincitore di questo primo turno è il leader dell’ultradestra, George Simion, che le prime proiezioni, con il 50% dei seggi esaminati, hanno attestato al 41,6%. Al ballottaggio troverà probabilmente il candidato liberale Crin Antonescu, politico di lungo corso, che però è 20 punti percentuali indietro. Quest’ultimo per spuntarla il 18 maggio dovrà cercare di raccogliere le preferenze degli altri candidati che non ce l’hanno fatta. Non solo il sindaco di Bucharest, l’outsider Nicosan Dan, e l’altra liberale, Elena Lasconi, ma anche quelli del sovranista, Viktor Ponta, ex leader socialdemocratico, passato all’ala conservatrice nel giro di pochi mesi. Una missione quasi impossibile. Tutto sta a vedere se gli elettori di Ponta decideranno di astenersi o di votare un candidato così estremo.

Intanto, il leader ultraconservatore, che ha appena 38 anni e che è noto per il suo linguaggio colorito e violento, ieri ha tenuto un discorso come se si sentisse già capo dello Stato, parlando di ricostruzione «morale, politica ed economica». «È la vittoria di coloro che non hanno perso la speranza e che credono ancora nella Romania». Al seggio si era presentato in compagnia di Calin Georgescu, l’altro nazionalista, filorusso, estromesso dal voto dopo l’annullamento del voto di novembre per le interferenze russe. E a Georgescu Simion pensa di affidare, in caso di vittoria, la guida del governo. Antonescu ha già iniziato ad affilare le armi, dichiarando che il presidente non viene scelto al primo turno, ma è chiaro che la strada è tutta in salita e ripida.

Per Bruxelles non è una buona notizia. Simion è un noto simpatizzante di Trump, tanto che il figlio, Donald Jr, nei giorni scorsi era in visita semiuffuciale proprio qui in Romania. E ieri al quartier generale della formazione di estrema destra, una delegazione di sostenitori di Trump ha accusato la Corte Costituzionale rumena, che aveva cancellato il primo turno delle elezioni per ingerenze russe, di aver «cercato di sovvertire la volontà popolare». Contrario all’invio di aiuti in Ucraina, Simion è stato dichiarato persona non grata sia a Kiev sia in Moldavia, riguardo alla quale ha più volte ipotizzato un referendum per l’annessione della repubblica indipendente un po’ sul modello di quello che Putin ha fatto con l’Ucraina. Un’altra grana per Bruxelles, che adesso, oltre a Ungheria e Repubblica Ceca, rischia di trovarsi di traverso anche la Romania, dove Schengen è entrato in vigore poche settimane fa.

Determinante nel risultato è stato il voto della diaspora. Su nove milioni di votanti, un milione lo ha fatto all’estero e secondo gli analisti rappresenta un bacino di voti per il leader ultraconservatore. Un risultato che lo stesso Simion ha definito «stupefacente». Un rumeno su due non è andato a votare, forse complice anche il ponte del Primo Maggio, a cui il 2 è seguita la celebrazione di Sant’Atanasio, particolarmente venerato dalla Chiesa Ortodossa locale, che è accusata di aver fatto campagna elettorale, e non poco, a favore di Simion. L’appuntamento è fra due settimane, dove una part del Paese crede che il risultato sia già scritto, l’altra lo teme.