Ecco come l’Europa è sempre più dipendente dalle armi Usa. Report Sipri
Mentre Mosca resta al terzo posto tra i principali esportatori di armi, i paesi europei della Nato sono diventati ancora più dipendenti dalle armi statunitensi. Fatti, numeri e confronti dall'ultimo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri).

Mentre Mosca resta al terzo posto tra i principali esportatori di armi, i paesi europei della Nato sono diventati ancora più dipendenti dalle armi statunitensi. Fatti, numeri e confronti dall’ultimo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri).
Negli ultimi quattro anni in Europa i paesi hanno comprato sempre più armi, principalmente americane.
Le importazioni di armi europee sono aumentate del 155% nel quinquennio 2020-24 con l’Ucraina che è diventata il più grande importatore di armi al mondo dopo l’invasione russa del 2022. È quanto emerge nell’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) pubblicato oggi.
“I nuovi dati sui trasferimenti di armi riflettono chiaramente il riarmo in atto tra gli stati in Europa in risposta alla minaccia della Russia”, ha osservato Mathew George, uno degli autori del nuovo rapporto.
In occasione del Consiglio straordinario riunito a Bruxelles il 6 marzo, i Paesi membri dell’Ue hanno dato l’ok al piano sul riarmo europeo (ReArm Europe) illustrato il 4 marzo da Ursula von der Leyen che vorrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di euro per la difesa, anche dopo l’inversione di rotta delle politiche statunitensi da parte di Trump. Da tempo Bruxelles punta a incentivare gli investimenti e facilitare gli acquisti congiunti tra gli Stati membri allo scopo di rafforzare il settore della difesa europea.
Nel complesso, i trasferimenti globali di armi si sono mantenuti più o meno allo stesso livello dei quattro anni precedenti. “Alcuni importanti importatori di armi, tra cui Arabia Saudita, India e Cina, hanno registrato grandi cali nei volumi di importazione per una serie di ragioni, nonostante le elevate percezioni di minaccia nelle loro regioni”, ha aggiunto George del Sipri.
Tutti i dettagli.
GLI USA PRINCIPALE ESPORTATORE
I dati del Sipri rilevano che gli Stati Uniti hanno continuato a dominare la scena mondiale, con le aziende statunitensi che hanno aumentato la loro quota di esportazioni globali di armi al 43% nel 2020-24, dal 35% nel periodo 2015-2019. Le esportazioni di armi statunitensi ammontavano a circa la stessa quota del mercato globale degli otto paesi successivi messi insieme.
SI CONFERMA TRA I PRINCIPALI ESPORTATORI AL TERZO POSTO LA RUSSIA
Secondo l’ultimo rapporto del think tank svedese, la Russia è uno dei tre principali esportatori mondiali di armi nel periodo 2020-2024, ma ha ceduto il secondo posto alla Francia.
Già nel periodo dal 2019 al 2023, “la Russia è stata per la prima volta il terzo maggiore esportatore di armi, subito dopo la Francia. Le esportazioni di armi russe sono diminuite del 53% tra il 2014-18 e il 2019-23. Il declino risulta rapido nel corso degli ultimi cinque anni, come emerso già dal report dell’anno scorso,
Mosca ha visto una flessione della sua quota globale di esportazioni di armi, scendendo al 7,8% contro il 9,6% della Francia, ma mantenendo un ruolo rilevante sul mercato internazionale. Nel quinquennio 2020-2024, la Russia ha esportato armi in 33 paesi, di cui due terzi diretti verso tre nazioni: India (38%), Cina (17%) e Kazakhstan (11%). Gli Stati Uniti, con una quota del 43%, rimangono il principale esportatore globale, con una quota che supera di quattro volte quella della Francia.
DIPENDENZA DELL’EUROPA DALLE ARMI STATUNITENSI
L’Europa nel suo complesso ha rappresentato il 28% delle importazioni globali di armi dal 2020-24, rispetto all’11% tra il 2015 e il 2019, secondo il Sipri. L’Ucraina da sola ha rappresentato l’8,8% delle importazioni globali di armi dal 2020 al 2024, e poco meno della metà di queste importazioni proveniva dagli Stati Uniti, che sotto il presidente Donald Trump hanno sospeso gli aiuti militari a Kiev.
La guerra ha sottolineato la dipendenza dell’Europa dalle armi statunitensi, sebbene l’alleanza transatlantica, fondamento della strategia di sicurezza europea dalla Seconda guerra mondiale, sia sempre più messa in discussione. Gli Stati Uniti hanno fornito oltre il 50% delle importazioni di armi europee dal 2020 al 2024, con Gran Bretagna, Paesi Bassi e Norvegia tra i principali acquirenti, hanno mostrato i dati del think tank di Stoccolma.
CHE SUCCEDE IN ASIA
Allo stesso tempo, le importazioni di armi dall’Asia e dall’Oceania sono diminuite del 21%, principalmente a causa della Cina che produce più armi per sé.
Nello specifico, l’import militare da parte di Pechino è diminuito di quasi due terzi negli ultimi cinque anni, in conseguenza dell’accresciuto affidamento sull’industria tecnologica nazionale. Stando ai dati diffusi oggi dal Sipri, dal 2020 al 2024, le consegne di armamenti alla Cina hanno registrato un calo del 64% rispetto ai cinque anni precedenti. Il calo delle importazioni deriva dalla crescita dell’industria bellica cinese, con sistemi progettati e prodotti localmente che hanno sostituito le attrezzature precedentemente acquistate principalmente dalla Russia.
IL COMMENTO DEGLI ESPERTI DEL SIPRI
“Con una Russia sempre più belligerante e relazioni transatlantiche sotto stress durante la prima presidenza Trump, gli stati europei della Nato hanno preso misure per ridurre la loro dipendenza dalle importazioni di armi e rafforzare l’industria europea delle armi”, ha affermato Pieter Wezeman, ricercatore senior del Sipri Arms Transfers Programme.
“Ma il rapporto transatlantico – prosegue – di fornitura di armi ha radici profonde. Le importazioni dagli Stati Uniti sono aumentate e gli stati europei della Nato hanno quasi 500 aerei da combattimento e molte altre armi ancora in ordine dagli Stati Uniti”.