Ecco a quali Stati (e regioni italiane) si rivolge Trump per le uova

Con l'avvicinarsi della Pasqua, Trump cerca in tutti i modi - anche se finora con scarsi risultati - di risolvere la carenza di uova negli Stati Uniti, chiedendo un po' a tutti un aiuto. L'ultimo ad aver ricevuto una chiamata dall’ambasciata Usa in Italia è stato il presidente nazionale di Assoavi, che credeva di essere su “Scherzi a parte”. Fatti, numeri e commenti

Mar 21, 2025 - 18:05
 0
Ecco a quali Stati (e regioni italiane) si rivolge Trump per le uova

Con l’avvicinarsi della Pasqua, Trump cerca in tutti i modi – anche se finora con scarsi risultati – di risolvere la carenza di uova negli Stati Uniti, chiedendo un po’ a tutti un aiuto. L’ultimo ad aver ricevuto una chiamata dall’ambasciata Usa in Italia è stato il presidente nazionale di Assoavi, che credeva di essere su “Scherzi a parte”. Fatti, numeri e commenti

 

Le uova come strumento politico. Solo nell’ultimo trimestre del 2024, a causa dell’influenza aviaria, negli Stati Uniti, sono morte 20 milioni di galline ovaiole e a inizio 2025 il prezzo medio di una dozzina di uova grandi di categoria A ha raggiunto la cifra record di 4,95 dollari, quasi il doppio rispetto ai 2,52 dollari di un anno fa. E come se non bastasse il dipartimento dell’Agricoltura Usa (Usda) ha previsto che quest’anno aumenteranno del 41,1%.

Gli americani però sono amanti delle uova e, mentre si scopre che vengono contrabbandate più del fentanyl al confine con il Messico e il Canada, il presidente Donald Trump prova a chiedere aiuto in giro per il mondo. Qualcuno però ne approfitta per ricordargli i dazi minacciati…

L’AVIARIA E LA MORIA DI GALLINE NEGLI USA

Se nelle ultime settimane, alcuni consumatori statunitensi sono arrivati a pagare più di 10 dollari (9,22 euro) per una dozzina di uova il motivo principale è la diminuzione della popolazione di galline ovaiole a causa dell’epidemia di influenza aviaria in corso.

Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), dal 2022 oltre 166 milioni di uccelli, compreso il pollame commerciale, sono stati infettati dall’influenza aviaria e l’Usda ha riferito che a gennaio la produzione di uova del Paese è diminuita del 4% e la popolazione di tutto il pollame da uova è scesa del 5% rispetto all’anno scorso. Il dipartimento ha aggiunto che dall’inizio dell’anno sono state abbattute più di 30 milioni di galline.

Le ultime perdite rappresentano il 12,3% dello stock nazionale di uccelli in gabbia e quasi l’8% del gregge senza gabbia. Gli allevamenti biologici non sarebbero invece stati toccati dall’epidemia.

PREZZI, CONSUMI, SUPPLEMENTO EXTRA E MERCATO NERO

Di fronte a un’enorme carenza di uova e a un aumento dei prezzi del 159% in un anno, alcuni negozi di alimentari hanno iniziato a razionare il numero di uova che ogni acquirente può comprare. Un duro colpo per gli americani, che ne consumano 272 pro capite l’anno, ovvero 60 in più della media europea.

In questa situazione alcuni ristoratori hanno introdotto un supplemento per chi ordina uova. Waffle House, per esempio, è stata una delle prime catene nazionali, insieme ad alcuni ristoranti più piccoli e alla catena Denny’s, a far pagare un extra di 50 centesimi o più per uovo. McDonald’s, invece, complice anche la chiusura di un trimestre difficile a causa di un’epidemia di E. coli collegata alle cipolle utilizzate in alcuni suoi panini, ha deciso di andare in controtendenza non introducendo alcun costo aggiuntivo – per il momento.

Infine, si è scoperto un vero proprio contrabbando di uova al confine con il Messico e il Canada, dove Matthew Holmes della Camera del Commercio ha dichiarato: “Sembra che ci siano più uova di contrabbando che fentanyl tra il Canada e gli Usa”. Secondo i dati dello US Customs and Border Protection’s, da ottobre 2024, al confine con gli Usa ci sono stati 3.768 sequestri di pollame e derivati (incluse uova) contro i 352 di fentanyl. Il San Diego Field Office, inoltre, afferma che rispetto al 2024 i tentativi di contrabbando di uova lungo il confine tra San Diego e Tijuana sono aumentati del 158% e che al confine si utilizzano gli stessi canali sfruttati per il commercio illegale di droga.

LA RICHIESTA D’AIUTO ALL’EUROPA

Nonostante le minacce di dazi da parte di Trump, con l’avvicinarsi della Pasqua, i funzionari statunitensi hanno iniziato a contattare diversi Paesi europei per chiedere aiuto per alleviare la carenza di uova sulle tavole americane. Gli appelli, per capire se possono esportare le loro forniture in eccesso attraverso l’Atlantico, sono stati rivolti a, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Francia e Italia. Un tentativo è stato fatto pure con la Danimarca, recentemente definita dal vicepresidente Usa JD Vance come “non un buon alleato” e al centro delle notizie che hanno riguardato le minacce di Trump di voler annettere la Groenlandia.

Tuttavia, anche l’Europa negli ultimi tre anni è stata alle prese con un’epidemia di influenza aviaria che ha causato una carenza di uova in tutto il continente. Polonia, Ungheria e Francia sono state tra le più colpite e a gennaio il Portogallo ha segnalato un focolaio in un allevamento di pollame vicino alla capitale Lisbona. Nel Regno Unito, quest’anno sono state attuate severe misure di controllo della malattia a seguito di un caso sospetto di influenza aviaria nella contea di Tyrone, nell’Irlanda del Nord.

E, dunque, la maggior parte dei Paesi europei dichiara di avere una capacità limitata di esportare uova negli Stati Uniti. Tra l’altro anche nel Vecchio Continente la scorsa settimana i prezzi all’ingrosso sono saliti al livello più alto in oltre un decennio, toccando i 268,48 euro per 100 chilogrammi.

La Turchia invece invierà agli Usa 420 milioni di uova, la cifra più alta di sempre.

LA CHIAMATA ALL’ITALIA

L’ambasciata statunitense in Italia ha chiamato anche in Veneto, “prima regione d’Italia per produzione (il 26% delle uova made in Italy sono venete, pari a 2 miliardi di pezzi), seguita da Lombardia ed Emilia-Romagna”, con le quali arriva a coprire l’80% del prodotto italiano.

“Quando ho ricevuto la telefonata pensavo di essere su ‘Scherzi a parte’ – ha detto Gian Luca Bagnara, presidente nazionale di Assoavi e del gruppo di lavoro uova e pollame del Copa-Cogeca a Bruxelles -. A fronte di perdite per aviaria che superano di tre volte la produzione italiana, abbiamo risposto che avremmo avviato un monitoraggio, per vedere se è possibile dare una mano, garantendo gli impegni presi con il nostro mercato”.

“Ci sono arrivate molte richieste dagli Usa – ha aggiunto Michele Barbetta, allevatore di Carceri nel Padovano e presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto – ma pure noi siamo al limite con la produzione e non possiamo garantire un approvvigionamento”.

UN’OTTIMA OCCASIONE PER PARLARE DI EXPORT (E NON DI DAZI)

Bagnara, come riporta il Corriere del Veneto, ha poi sfruttato l’occasione per parlare di commercio: “Fornire uova agli Usa tra l’altro potrebbe essere un’occasione per aprire nuove prospettive. Può diventare uno strumento politico”. Gli Stati Uniti, infatti, per esempio, hanno sospeso le esportazioni di oviprodotti perché “non riconoscono il nostro sistema di essiccazione”. “È importante cooperare e finito il monitoraggio ci risentiremo con l’ambasciata”, ha assicurato.

“Mi fa piacere che gli Stati Uniti si rivolgano al Veneto – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner -. Noi in un contesto di economia globale per l’agroalimentare gliele forniamo volentieri, ma la situazione è complessa”. E poi ha sottolineato: “Gli Usa si ricordino che il mercato è mondiale e senza confini e questa ne è l’ennesima dimostrazione: gliene facciamo memoria una volta di più visto che parlano di dazi”.